PAZZESCO MILAN
Leao entra ed è ribaltone: in 5 minuti 3 gol rossoneri Ma i bianconeri restano a +7 Che rimpianti per la Lazio: Caicedo illude, ma il Lecce vince 2-1 e ora è quart’ultimo
Rabiot e Ronaldo a segno su errori della difesa rossonera, poi cambia tutto in 300 secondi: Ibra su rigore, Kessie e il giovane portoghese. Chiude Rebic
Al 2’ minuto della ripresa Rabiot salta, uno dopo l’altro, Kessie, Hernandez, Romagnoli e tuona all’incrocio il suo primo gol in campionato. Sei minuti più tardi Cristiano Ronaldo, la pistola più calda del West, raddoppia con la 26a pallottola del suo torneo. A quel punto, ancora emozionati per la scomparsa dell’immenso Ennio Morricone, ricordato anche a San Siro, ci è scappato un «C’era una volta la corsa scudetto». Perché la Juve si trovava 10 punti oltre la Lazio, caduta inaspettatamente a Lecce. E invece lì è cominciato un film che neppure il più visionario sceneggiatore di Hollywood avrebbe potuto concepire. Il Milan ne ha segnati tre in 5’: Ibra su rigore, Kessie, Leao. E nel finale Rebic ha fatto poker. Quattro gol alla miglior difesa del campionato, alla Juve che è sinonimo di solidità più di un elettrodomestico tedesco. Un film da non credere. Una pellicola dell’orrore per Sarri che assisteva con volto spettrale al suo Titanic che s’inabissava mostruosamente. possibile immaginare che possa perdere 7 punti in 7 partite. Ma il fatto è che questa, che subisce 4 gol in una ventina di minuti, non è la vera Juve e a questo punto può succedere di tutto. Simone Inzaghi e Antonio Conte hanno tutto il diritto di prendere a capocciate qualche muro. Se Lazio e Inter non avessero sperperato tanto, anche contro umili squadre, oggi vedrebbero lo scudetto a portata di sogno. Più ancora della classifica, Sarri e tutto il mondo Juve dovranno interrogarsi su questa implosione clamorosa. Più volte, durante la stagione, la Juve ha lanciato segnali di anima molle, profondamente diversa da quella d’acciaio delle versioni precedenti. Ma un crollo del genere era inimmaginabile. Nessuno dei tanti campioni in campo è stato in grado di intercettarlo. Deve recuperare in fretta un’anima da Champions.
Impresa Milan
E ora celebriamo il Milan e non solo per i tre punti che lo portano oltre il Napoli e, per una notte almeno, in zona Europa. E neppure per i 4 gol. Lo celebriamo per il contesto in cui ha concepito l’impresa. In mesi pieni di Rangnick, che ha ingombrato anche questa vigilia, Pioli è riuscito a tenere compatta la squadra e a motivarla. Il rischio di rimpiangerlo cresce vertiginosamente. E bravissimi sono stati i giocatori a seguire un tecnico che appariva delegittimato. Nelle 5 gare dopo la sosta: 4 vittorie e il pari folle di Ferrara. Nessuno come il Milan. Raccontava l’immenso Ennio Morricone, ricordato anche a San Siro: «Nell’amore come nell’arte, la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata». Tenuta, coerenza, serietà, durata: questo è il Milan di Pioli che ha travolto la Juventus.
Equilbrio sommo
Milan più coperto in ampiezza con il 4-4-2: Rebic e Ibra di punta, Saelemaekers e Paquetà sulle fasce. Juve con il centravanti vero (Higuain) al posto dello squalificato Dybala. Assenza che spiega molta della difficoltà dei bianconeri in costruzione. Manca la Joya che si fa trovare tra le linee, crea spazi e imbuca l’ago nel pagliaio, oltre che a inventarsi il gol, come nelle 5 gare precedenti. Il Pipita è un’altra cosa, vive d’attesa, e le due trincee di Pioli, ben compatte in fase di non possesso, riescono a schermare bene il pericolo. Il Milan paga dazio quando attacca, perché l’assetto più prudente non permette la verticalizzazione rapida del 4-2-3-1. Inoltre, con Paquetà decentrato e Calhanoglu in panca, al Milan manca il solito play offensivo che ispira dal centro. Il primo tempo equilibrato e senza emozioni forti sgorga logico da questo scenario. La Juve non ha bisogno di rischiare troppo per ricacciare indietro la Lazio. Il Milan ha pur sempre davanti la capolista. Nessuna delle due esaspera il pressing per recuperare palla. Due tiri deboli di Ibra compensano un diagonale al lato di CR7 e una girata moscia di Higuain. Più intraprendente il Milan in avvio, finale di tempo bianconero. Pari in tutto, all’ora del tè. Poi il film più folle dell’anno: Rabiot, CR7, Ibra, Kessie, Leao, Rebic... C’era una volta la corsa scudetto. E forse c’è ancora. Scion, scion.