«CALDO E AFA: SI PERDONO 3 LITRI IN 90’ SONO DECISIVI MINERALI E MALTODESTRINE»
Fabbri (Lazio): «Il colore della pipì svela la disidratazione». Pecci (Sassuolo): «Proteine dopo la doccia»
Temperatura sempre oltre i 30 gradi, umidità alle stelle e la necessità di fare una prestazione con tre punti in palio. Due volte la settimana. A influire in modo determinante sulla prestazione, l’idratazione dei giocatori, l’acqua che i calciatori bevono: prima, durante e dopo la partita. Certo, anche prima perché non è raro il caso di giocatori che si presentano in campo ipoidratati. Il motivo? Lo stress che tra le altre cose modifica il normale consumo di liquidi e riduce la sensazione di sete. «La corretta idratazione è fondamentale in questo campionato che somiglia più a un Tour de France che un campionato normale», afferma Iader Fabbri, nutrizionista che dopo una lunga esperienza con la Nazionale di ciclismo è entrato a far parte dello staff della Lazio. «Ogni giocatore – prosegue Fabbri - comincia a bere acqua due ore prima della partita. In volume si parla di un circa 10 millilitri di acqua per ogni chilo di peso corporeo. Una buona indicazione da campo, è quella di controllare il colore dell’urina, più è vicino al trasparente, migliore è l’idratazione. Quando inizia il riscaldamento all’acqua vengono aggiunti sali. Poi è importante reidratarsi durante la partita perché una perdita del 2% del peso corporeo danneggia in modo significativo la prestazione. Nell’immediato post partita, invece, si pensa al recupero non solo di acqua ma anche delle energie spese».
Non solo acqua
Con Claudio Pecci, direttore di MapeiSport e coordinatore sanitario del Sassuolo, ci addentriamo nel tema: «Dall’arrivo allo stadio all’entrata in campo i giocatori bevono una borraccia preparata con maltodestrine. Durante le pause acqua e all’intervallo una borraccia con sali e malto. Molto importante anche il post partita. Appena rientrati negli spogliatoi un succo di frutta, a gusto del giocatore, con aggiunta di aminoacidi essenziali (molecole organiche che unite fra loro vanno a formare le proteine, ndr), maltodestrine e carboidrati sotto forma di torte, pasta o riso, per reintegrare le scorte di glicogeno, ovvero la riserva energetica. E’ importante che questi alimenti vengano consumati entro 30 minuti dal termine dello sforzo per sfruttare la finestra metabolica. Si tratta di quel lasso di tempo in cui il muscolo scheletrico è massimamente predisposto a incorporare e utilizzare i nutrienti, per la sintesi di nuovo tessuto contrattile e per la riparazione di quello lesionato dall’attività fisica. Dopo la doccia, proteine naturali sotto forma di bresaola o prosciutto crudo». Luca Mondazzi, responsabile del servizio di nutrizione MapeiSport e consulente nutrizionale di Sassuolo e Sampdoria, spiega: «Con le maltodestrine bisogna fare attenzione. Il loro apporto calorico è di 4 calorie/ grammo. Si può arrivare a un consumo massimo, meglio a sorsi, di 60 grammi/ora, oltre potrebbero creare disagio e problemi intestinali. Il problema vero della reidratazione nel calcio è che è molto complessa da gestire. Nel ciclismo ognuno ha la sua borraccia, nel tennis c’è il cambio di campo, nella pallavolo e nella pallacanestro ci sono cambi e time-out. Durante la partita di calcio, invece, bere è molto difficile». Ma quanto sudore disperde ogni calciatore? «La genetica è una determinante fondamentale, però possiamo stimare circa 3 litri come valore medio, in alcuni casi anche di più». Quindi un’osservazione: «Nell’intervallo ogni calciatore beve circa 500-1000 ml di liquido. Ne servirebbero di più ma non è possibile perché non ben tollerato nella maggior parte dei calciatori». La reidratazione prosegue anche fuori dallo stadio. Nelle 4 ore successive al fischio finale ogni calciatore reintegra, in totale, il 150-200% delle perdite stimate.