JUVE, UN PAREGGIO DA SCUDETTO MA È LA DEA CHE MERITA APPLAUSI
Dura lex sed lex. Una splendida Atalanta vede spegnersi, al tramonto della partita, il meraviglioso sogno scudetto che una vittoria meritata le avrebbe consentito di accarezzare. Il Dio del calcio ha voltato le spalle alla bella Dea e baciato ancora una volta la Vecchia Signora che, tenuta lontano la rivale più in forma, si appresta a tagliare il traguardo del nono scudetto di
fila. Ci sono voluti due rigori, indigesti a Gasperini, ma giusti in base al regolamento per fermare la banda bergamasca. E c'è voluto tutto il carattere e la classe di Ronaldo per segnarli entrambi, l’ultimo al 90’. Nei momenti in cui ad altri tremano le gambe, quelle di CR7 sembrano di cemento armato. La Juve festeggia il pari come fosse una vittoria e già questo fa capire quanto temesse l'Atalanta e cosa sia oggi diventata la squadra di Percassi. Nessuno gioca bene al calcio in A come lei. Nessuna corre, diverte e si diverte altrettanto. Non sempre chi taglia il traguardo per primo merita gli applausi più convinti. Che arrivi secondo o quarto è il gruppo nerazzurro quello che ha meravigliato tutti. La delusione dei bergamaschi è comprensibile, ma deve durare il tempo giusto. Gasperini ha costruito un giocattolo quasi perfetto che non solo può migliorare la posizione dello scorso anno, ma anche essere protagonista fino alla fine in Champions League. Bonucci a fine gara ha detto: «È così che si vincono i campionati». La sana concretezza juventina. Ad altri lo spettacolo, a noi i titoli. Fu così anche quando Sarri, da avversario, guidava il Napoli. Deve essersi adeguato anche lui.
La classifica dice +8 sulla Lazio, + 9 sull'Atalanta e +11 sull'Inter che oggi, nonostante i tanti problemi dell'ultimo periodo, potrebbe ritrovarsi seconda. Ma nè la squadra di Conte nè ormai quella sfiatata di Inzaghi spaventavano la Juve come i satanassi di Gasperini. Anche a -6 sarebbe stato difficilissimo per i nerazzurri realizzare un sorpasso in sei giornate, ma un secondo k.o consecutivo avrebbe fatto precipitare la Juve in un mare di dubbi e polemiche. Sbaglierebbe però Sarri, che pure deve essere strafelice per il punto ripreso per i capelli, se si nascondesse i difetti che anche ieri la squadra ha mostrato. I distacchi sulle inseguitrici sono adesso molto ampi, ma più che un dominio juventino che non c'è finora mai stato, indicano le frenate clamorose delle avversarie. Su
tutte la Lazio, che tra due partite, alla 34a giornata, andrà
all'Allianz. Prima della ripresa, il club di Lotito a un solo punto dalla Juve aspettava questa data, immaginando il sorpasso ai bianconeri e lo scatto verso lo scudetto. Nelle sei partite giocate finora ha invece accumulato altri 7 punti di distanza. Tre sconfitte consecutive (di cui due in casa) con 7 gol subiti e solo 2 fatti dimostrano che quella di Inzaghi è una squadra evaporata e totalmente diversa da quella che pre Covid pareva inarrestabile. Che la rosa fosse corta e potesse soffrire impegni ogni tre giorni lo si sapeva. Che non fosse più in grado di giocare neanche una partita ai livelli precedenti, nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Cosa è stato sbagliato nel periodo di pausa e nelle settimane di preparazione alla ripresa? In chiave Europa League il Sassuolo, sempre più convincente e spettacolare, alla quarta vittoria di fila insidia il Milan nella corsa al settimo posto. Mentre la Roma del ritrovato Zaniolo, autore di un gol dei suoi e di scatti muscolari come ai tempi belli, vincendo a Brescia allunga in classifica e può godersi oggi in poltrona la sfida tra Napoli e Milan.