Van der Poel
Sentite papà Adri «Italiani, Mathieu vi farà divertire E alla Sanremo...» L’ex pro’ olandese presenta il figlio: «Ama attaccare, Classicissima e Strade Bianche sono le più adatte a lui. Sicuro, è più forte di me»
«Ricordo benissimo i tifosi italiani. Sono degli intenditori, amano il ciclismo e i ciclisti. E allora dico loro che Mathieu li farà divertire. Anche perché è sicuramente più forte di me…». Attenzione: Adri Van der Poel non è un semplice genitore che, con orgoglio, esalta le doti del figlio. Classe 1959, l’olandese negli anni 80 e 90 ha vinto tanto e bene: vicecampione del mondo nell’83, vinse il Fiandre ‘86, la Liegi ‘88, due tappe al Tour de France, un Mondiale di cross. Adesso la maglia arcobaleno della specialità ce l’ha proprio il figlio Mathieu, fulgido esempio di poliedricità in bici e pronto – dalle Strade Bianche del 1° agosto - a debuttare su strada in Italia coltivando già legittime ambizioni. Per questo abbiamo chiamato il padre. Che chiede di parlare in francese, anche se non ha affatto dimenticato l’italiano, e si muove con abilità tra passato, presente e futuro. 3Partiamo dal passato, Adri: se le dico Italia cosa pensa? «A un Paese stupendo, a tante grandi gare di ciclismo. Io amavo soprattutto Lombardia, Tirreno-Adriatico e Sanremo, in quest’ordine». 3Perché non è mai riuscito a conquistare uno dei nostri Monumenti?
«Ci sono andato vicino con il Lombardia, ma due volte sono stato sfortunato. Una volta arrivai allo sprint a Como e chiusi terzo (1983, ndr), anche se ero messo bene ma non fui troppo aiutato (il compagno Kuiper si piazzò al quarto posto, ndr). Un’altra volta, nel 1985, arrivai secondo a Milano. Una storia simile, persi da Kelly lo sprint in pista, al Vigorelli». 3E la Sanremo?
«Il 1988 è l’anno in cui andai più forte. Avevo ottime chance di vincere, ma non corsero tutti per me. Il mio compagno Rooks chiuse terzo, e io settimo».
3Ha conservato contatti con l’Italia?
«Sì. Mi sento con Michele Bartoli, del quale fui compagno alla Mercatone nel 1993. Era giovane e promettentissimo. Poi Stefano Allocchio, Andrea Tafi. Nella mia epoca, mi impressionavano Bontempi, Bugno. E Argentin, che amava le mie stesse corse. Ricordi splendidi. Ho vinto anche nel cross, a Milano. Ogni volta che torno in Italia è un piacere immenso». 3 Veniamo a suo figlio Mathieu, che nel 2013 diventò campione del mondo junior a Firenze. Lei c’era?
«Certo che sì. Poi andammo qualche giorno nell’agriturismo in Toscana di Tafi». 3Da pro’ invece è al debutto, in maglia Alpecin-Fenix, nel nostro Paese.
«Sì. Verrò pure io a Strade Bianche, Milano-Torino, Sanremo. Per aiutare la squadra, seguire le gare e un po’ di vacanza». 3Mathieu può avere chance?
«Penso di sì. Siamo tutti curiosi di vedere dove può arrivare. La curiosità è anche per gare come la Sanremo collocate in un periodo così strano. Credo che Mathieu piacerà molto agli Italiani per il suo stile. Ama attaccare, fare la corsa. Ha la volontà di vincere, gli piace partire da lontano, è veloce in volata. Non finisce mai di stupirci». 3Quali sono le corse più adatte a lui?
«Strade Bianche e Sanremo». 3Ma voi parlate molto di ciclismo in famiglia?
«No. Praticamente, mai».
3Chi è più forte tra i due? «Io ero obbligato a calcolare, a conoscere bene i miei avversari. A studiare. Una delle mie qualità era saper leggere bene le situazioni di corsa. Ho vinto molto, in questo modo. Ma Mathieu… riflettiamo su questo. La prima volta che ha fatto l’Amstel, ha vinto. La prima volta alla Freccia del Brabante, ha vinto. Per questo dico che è meglio di me. Molto meglio. Ne sono orgoglioso, come è naturale che sia». 3Per il futuro, crede che si dividerà sempre tra mountain bike, cross e strada?
«Punta molto ai Giochi olimpici nella mountain bike, a Tokyo e forse pure a Parigi 2024. Col tempo penso che si dedicherà soprattutto a cross e strada».
3 Come considera invece le sue possibilità nei grandi giri? «Al momento non lo vedo vincere il Tour. Dovrebbe pesare molto meno. E per essere un grande corridore… non è così necessario vincere il Tour. Devi essere poi ‘mentalizzato’ a farlo e non mi sembra il suo caso. Potrà puntare sicuramente a dei successi di giornata. Magari alla maglia verde. Se ci pensa, già vincere una sola tappa non sarebbe niente male».
Non finisce mai di stupirci, siamo curiosi di vedere dove può arrivare