«Se il mio allenatore me lo chiedesse potrei ritornare»
Usain: «Ho tanta fiducia in Mills, non potrei dirgli di no. Ma per ora gli sto alla larga...»
Sarà la nostalgia. O le difficoltà del momento dei presunti eredi. Oppure ancora che, a 33 anni, nel serbatoio potrebbe avere ancora benzina. Fatto sta che ci risiamo. Appena Usain Bolt fa balenare la benché minima possibilità di un ritorno, apriti cielo. Poco più di un anno fa, postando sui propri account un paio di brevi video di sedute di allenamento, era stato egli stesso a far intendere che stesse meditando una clamorosa rentrée. Salvo poi smentire in fretta. Adesso, invece, ci sono frasi e parole.
L’intervista
«Non ho intenzione di rimettermi a gareggiare — ha dichiarato in un’intervista video al periodico statunitense Variety — ma se il mio coach me lo proponesse non potrei dirgli di no. E lo farei perché ho troppa fiducia in lui. Se ci credesse davvero, gli darei credito e comincerei a pensarci». Glen Mills, guru 71enne, ha guidato Usain a otto titoli olimpici e undici iridati e agli imbattuti record del mondo di 100 e 200, è stato c.t. della Nazionale giamaicana tra il 1987 e il 2009 ed è il responsabile del Racers Track Club, sodalizio nell’ambito del quale, tra i tanti, ha guidato anche Yohan Blake. «Si gasa da morire quando mi rivede nei pressi di una pista - ha ammesso Usain parlando di Mills - per questo cerco di starne alla larga il più possibile». L’ultima sua gara, gli appassionati ben ricordano, risale ai Mondiali di Londra nell’agosto 2017. Dopo, dalla Norvegia all’Australia e proponendosi addirittura ad Alex Ferguson e a José Mourinho, ha provato (in verità con scarso successo) l’avventura nel calcio professionistico. In diversi, nella velocità, hanno tentato - ma invano - di colmare l’enorme vuoto da lui lasciato. Compreso lo statunitense Christian Coleman, il campione del mondo dei 100 che, attualmente sospeso, presto potrebbe essere squalificato per aver commesso tre violazioni antidoping in un anno.
La bici e la figlia
Usain in questo periodo si tiene in forma con la bici da corsa o in mountain bike con lunghi giri sulle colline di Kingston in compagnia degli amici. Con i chilometri che aumentano di volta in volta: è la sua nuova passione. «Ho molto rispetto per i ciclisti - ha affermato - seguo spesso il Tour de France e per loro sembra tutto così facile. Non lo è affatto». Naturalmente, poi, le sue giornate sono ora impegnate da Olympia Lightning, la primogenita nata il 17 maggio e che martedì, per la prima volta, ha mostrato pubblicamente. «Essere genitore sostiene - è ben più difficile che centrare un primato del mondo. Nella sua prima settimana di vita mi sono ammalato, perché avevo paura di addormentarmi e così non ho chiuso occhio. Adesso, per fortuna, ho imparato a modificare le abitudini legate al sonno, sempre pesante. E se c’è da alzarsi anche in piena notte, sono pronto. Il nome della piccola? Lo ha scelto mamma Kasi, non sapevo che anche la figlia di Serena Williams si chiamasse così. Forse le abbiamo messo pressione, ma state certi che non la forzeremo in alcun modo a fare sport di vertice, tanto meno l’atletica. Intanto, però, non vedo l’ora di portarla con me al campo: è un momento a cui ho spesso pensato». E se la piccola, presto, lo accompagnasse a qualche nuova gara?