HAMILTON CHE POLE MAGO DELLA PIOGGIA! FERRARI CHE FLOP
Per Hamilton traiettorie speciali nel diluvio: «Ero in una nuvola». Wolff: «Lui e l’auto sono una cosa sola»
i è ricordato di Silverstone 2008, di quella prima vittoria davanti al pubblico inglese rimasta indimenticabile, e gli è venuto da sorridere sotto alla mascherina. Quella di Lewis Hamilton è stata un’altra perla di una carriera da “Rain Man”. La pioggia ha esaltato il suo incredibile talento e i giri finali delle qualifiche hanno riportato alla memoria le imprese di altri maghi del bagnato: Gilles Villeneuve, Ayrton Senna, Michael Schumacher e Fernando Alonso. «È stata una sfida al limite per tutti. Eravamo in una nuvola d’acqua — racconta Lewis ancora emozionato — non si vedeva nulla né avanti né dietro. Bisognava mantenere la distanza dalle altre macchine, spingere al massimo e centrare il giro perfetto al momento giusto. La chiave era tutta qui. Il team è stato straordinario nel darmi sempre la posizione giusta. Io mi sono preso un bello spavento nel penultimo giro, dove il cuore mi è andato in gola, ma quello finale è stato davvero fantastico, se si considera che aveva anche ricominciato a piovere di più».
Tiro da 3 punti
È in quegli attimi che si vede la differenza fra un buon pilota e un grande campione. Hamilton, che ha sempre ammirato il cestista Kobe Bryant, fa il paragone «con la pressione da gestire negli ultimi secondi di una partita di Nba, quando ti danno la palla per un tiro da tre punti e tu fai centro. Chi ci riesce ha qualcosa di speciale. Guidare forte sotto la pioggia, senza sbagliare, è lo stesso». Basta ascoltare le parole degli avversari per avere un’idea. Max Verstappen e Carlos Sainz, gli altri due vincitori della giornata, sembrano reduci da un’odissea come Tom Hanks in Cast Away. «Con gli spruzzi delle altre macchine non si vedeva nulla. Io mi sono ritrovato dietro alla Ferrari di Vettel che rientrava ai box — spiega Max — e questo mi ha portato al testacoda nell’ultimo giro. Ma non sarei riuscito a battere Hamilton». La conferma da Sainz: «È stato stressante. Una delle giornate più difficili da quando corro in Formula 1. La macchina partiva in aquaplaning anche sui rettilinei, c’erano bloccaggi delle ruote in frenata e tanto sottosterzo, bisognava seguire una linea sottile dove mettere le ruote per non perdere aderenza. C’era da rischiare e da improvvisare: le condizioni in cui vengono fuori l’istinto naturale e il talento dei piloti».
Alla radio con Bono
Hamilton, primatista assoluto delle pole, è stato ancora una volta il migliore. Dimostrando una sensibilità di guida straordinaria. Come Senna, che aveva imparato a domare la pioggia girando in tondo da solo sul kartodromo di San Paolo, e in
Formula 1 continuava ad applicare lo stesso stile. O come Villeneuve, che era sempre di traverso, ma sull’acqua e con la pista appena umida risultava insuperabile. «Vedere le immagini on-board dalla vettura di Lewis è stato uno spettacolo. Era sempre al limite — spiega Toto Wolff della Mercedes — con un controllo dell’acceleratore incredibile. Non mi ricordo un distacco di 1”2 sul secondo (Verstappen; n.d.r.). Lui e la macchina sono stati una sola cosa. La bravura del pilota e un’auto perfetta, con le gomme alla temperatura ideale, hanno fatto la differenza. E la sincronia con la squadra, che lo guidava dai box in modo da avere strada libera e la batteria del motore carica, sono stati la riprova dell’esperienza di questo team». A un certo punto Hamilton si è rivolto via radio al suo ingegnere di pista Peter Bonnington, supplicandolo: «Lasciami stare». Poi spiegherà: «Avevo appena fatto un giro veloce e ho chiesto un attimo di respiro, prima di riprovarci». Il “timing” era fondamentale. Charles Leclerc l’ha pagato in Q1: la scelta Ferrari di richiamarlo ai box, per montare gomme nuove, si è rivelata un buco nell’acqua, perché subito dopo la pioggia ha ripreso più forte impedendogli di migliorare il tempo.
Traiettorie da asciutto
La decisione di disputare le qualifiche in condizioni proibitive è stata apprezzata dai piloti. «Sono grato ai commissari che ce lo hanno permesso, senza fermarci quando la situazione è peggiorata. Eravamo al limite — spiega Hamilton — ma è questo il bello delle corse. Bastava un attimo di distrazione per sbagliare e finire fuori pista». Il fuoriclasse britannico ha danzato sul filo del pericolo come il funambolo Philippe Petit fra le Torri Gemelle. Ha gettato in pista cuore e classe, disegnando traiettorie da asciutto sulla pista bagnata, con l’aiuto di una Mercedes letteralmente incollata a terra. La batosta rifilata a Verstappen, un altro specialista della pioggia, dice tutto. L’anno scorso Max aveva trionfato sotto il diluvio a Hockenheim, dando una lezione a Hamilton, finito contro il muro. Ma ieri, sul tracciato amico del Red Bull Ring di Zeltweg dove contava di poter fare la differenza, il talento olandese ha dovuto incassare il colpo.
Pronto per la gara
Non è la prima volta che Hamilton aggiunge un pizzico di magia alle sue pole. Lo aveva fatto anche nel 2018, ancora a Silverstone, quando la Ferrari di Vettel era una spina nel fianco. Ma è stato di certo uno dei suoi sabati più belli. Oggi Lewis rincorre la vittoria numero 85, per pareggiare i conti in campionato con il compagno-rivale Valtteri Bottas, trionfatore domenica scorsa a Zeltweg e ieri demolito a parità di macchine. «Nella notte di venerdì i meccanici hanno controllato tutto — assicura Hamilton — e siamo venuti a capo dei nostri problemi. Perciò mi aspetto che andremo forte anche in gara sull’asciutto. Ma devo essere perfetto per completare il lavoro. Gli altri non mi renderanno la vita facile». Max Verstappen al suo fianco annuisce: «Penso che la mia Red Bull-Honda sia cresciuta rispetto a una settimana fa». Fare uno sgambetto a Mister pole adesso sarebbe bellissimo.