Ancora Musetti! Batte Nishikori Agli ottavi a 18 anni
Dopo Wawrinka il 18enne fa un’altra vittima illustre e oggi trova il tedesco Koepfer. Derby Berrettini-Travaglia e Sinner: 4 azzurri agli ottavi mancavano dal ‘79. Fognini e Sonego k.o.
Banzai. Diecimila di questi giorni. Musetti schianta anche Nishikori e a 18 anni e sei mesi diventa il giocatore più giovane ad approdare agli ottavi di un Masters 1000 sulla terra dai tempi di Rafa Nadal ad Amburgo nel 2003: chiamarla favola, adesso, non gli rende più merito. Perché Lorenzo, nella notte spettrale del Foro vuoto e muto, conferma le sensazioni che ha disseminato nella settimana della sua clamorosa epifania: il braccio e la testa sono quelli di un campione in velocissimo divenire, non di un fuocherello destinato a estinguersi presto. Certo, Kei il giapponese triste ha fronteggiato le paure del virus, da cui è stato contagiato a metà agosto, e dunque non possedeva la condizione e lo spirito dei giorni in cui veleggiava solido nella top ten, ma di fronte a un altro finalista Slam (Us Open 2014) Lollo non trema una volta di più, sottraendosi alla ragnatela da fondo cui vuole costringerlo il samurai con la pressione del servizio (annullerà tutte le cinque palle break concesse), l’uso sapiente della smorzata e l’aggressività da fondo, anche a costo di regalare qualche gratuito di troppo. Un passante di rovescio in corsa sulla riga dopo lo scambio più bello del torneo, poi, che avrebbe fatto crollare il Centrale ci fosse stato il pubblico, completa la serata magica del numero 249 del mondo, che ha già guadagnato 70 posizioni virtuali e negli ottavi se la vedrà con il qualificato mancino tedesco Koepfer, 97 Atp. Già: il sogno potrebbe prolungarsi.
La luce è lui
Era dal 1979, quando il risultato riuscì a Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Ocleppo, che a Roma non c’erano quattro italiani agli ottavi. Musetti si unisce perciò a Berrettini, Travaglia e Sinner in un festival tricolore assistito pure da un tocco di sorte benevola: alle 21.58, con Nishikori al servizio sul 4-4 3015 del secondo set, sul Foro si spengono tutte le luci. Un miniblackout che dura otto minuti e che al rientro spegne incredibilmente le ultime velleità del più esperto Nishikori, capace di perdere quattro punti consecutivi e di consegnare definitivamente la sfida al giovin signore, che non proverà brividi nel chiuderla: «Ringrazio chi non ha pagato le bollette. Scherzi a parte, Kei non mi ha regalato nulla, è partito subito aggressivo ma quando ho annullato quelle palle break all’inizio ho capito che potevo giocarmela. In questo match la chiave è stata la mia capacità di giocare bene i punti importanti, sono davvero soddisfatto della mia prestazione, credo sia stata davvero di alto livello». Come si dice in Toscana (Lollo è di Carrara) e come lui stesso scriverà scherzosamente sulla telecamera a partita finita, ha trovato un’altra volta la buca dell’orata, cioè il punto debole dell’avversario. Che la pesca continui.
Dura ripresa
Negli ottavi non ci saranno invece Sonego, che si inchina alla solidità di Ruud, e soprattutto Fognini, che deve ancora masticare il pane duro di una tortuosa riabilitazione dal doppio intervento alla caviglia di fine maggio. Fabio sbuffa, sbraita, pizzica verbalmente il giudice di sedia, manda occhiatacce ai giudici di linea che gli chiamano troppi falli di piede («Ma non voglio parlarne») e alterna le solite, deliziose prodezze a errori marchiani (alla fine 58 gratuiti) contro il francesino di mano mancina Herbert. In un match in cui l’incidenza dei turni di servizio è quasi nulla, Fogna meriterebbe almeno l’onore del terzo set, ma nel tiebreak del secondo dopo una buona partenza si incaglia con tre erroracci sul 4-4 che segnalano un equilibrio tecnico ancora precario: «La parola fondamentale di questo 2020 è automatismi: che non ho ancora e ovviamente devo ritrovare. Però sono contento al 99% di questa partita, ho fatto un grande passo avanti rispetto a Kitzbuehel (perse subito col 303 del mondo, ndr), anche se mi è dispiaciuto perdere. Non lo nego, in campo sto ancora soffrendo, non sono rapido e reattivo». In un periodo della carriera obiettivamente in chiaroscuro, Fognini può comunque sentirsi orgoglioso degli attestati di stima che gli arrivano dai giovani leoni, da Berrettini a Musetti passando per Sinner, concordi nel testimoniare l’importanza dei suoi risultati e del suo approdo in top ten come stimolo per una consapevolezza tecnica più compiuta: «Mi fa piacere, io lo sostenevo che avevamo il materiale umano per tornare a costruire qualcosa di importante. Ma questo vecchietto di 33 anni è ancora qui, sempre a un passo dai primi 10: io non mollo». Fabio è l’ultimo italiano ad aver raggiunto i quarti agli Internazionali, nel 2018, quando spaventò Nadal. Oggi sarà eguagliato o da Berrettini o da Travaglia, che si affrontano in un derby molto intrigante. Per rendere il cielo sempre più blu. Anzi, più azzurro.