La Gazzetta dello Sport

«Tifavo Milan e Sheva, ora Romelu è un modello: voglio essere come loro»

Marcus, figlio di Lilian e attaccante del Borussia: «Per mio padre conta avere valori, non sfondare»

- Di Elmar Bergonzini

Qualcosa di diverso. Marcus Thuram ha una marcia in più. Perché per lui il calcio è fondamenta­le, ma non è tutto. Suo papà Lilian glielo ripete ogni volta: «Non gli interessa che io riesca a sfondare nel calcio – racconta Marcus –, lui sarà fiero di me se sarò un uomo rispettabi­le. Per lui l’importante è che io abbia dei valori». In realtà Marcus, che in Italia è nato il 6 agosto del 1997, ha tutto: valori, certo, ma anche talento. «Nel settore giovanile giocavo ala, ma so giocare anche punta. Per me l’importante è giocare. E ovviamente segnare». E di gol, al primo anno in Bundesliga, ne ha segnati 10. Essendo sempre stato molto possente, Marcus, su consiglio del papà, da giovane non si limitava a giocare sfruttando il fisico (oggi è alto 1,92 m), e ha così imparato a calciare di destro e di sinistro, a sfruttare gli spazi, a giocare in velocità. Oggi per l’Inter il pericolo numero uno è lui. «Affrontere­mo il girone per vincere ogni partita, anche se sarà dura».

Avere Ibra in squadra è un vero vantaggio per tutti: ti motiva a vincere e a dare il massimo

3L’anno

Giocare al Bernabeu o a San Siro è sempre stato un sogno: vogliamo fare punti con tutti

scorso però in Europa League, nel girone con Roma, Basaksehir e Wolfsberge­r siete arrivati terzi, non una grande figura...

«È la dimostrazi­one che nel calcio, specie in campo internazio­nale, non c’è nulla di scontato. Abbiamo conquistat­o 4 punti contro la Roma e non siamo passati. Ma quell’esperienza ci aiuterà a far bene ora: sappiamo che non si può sbagliare nulla, che ogni punto è importante. Siamo cresciuti, siamo maturati. Io stesso mi sento più maturo di un anno fa».

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Sul Meazza
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Su Ibra

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