Premiata ditta Marquez Alex ha spiccato il volo con la “spinta” di Marc
I suggerimenti del campione e del suo tecnico, l’aiuto del d.t. Honda: così è nato il doppio 2° posto
«Marc è benzina, Alex un diesel». Nel descrivere la differenza tra i fratelli Marquez, Alberto Puig, team manager della Honda Hrc, ricorre a questo paragone. Perché se quella di Marc è una storia da cannibale, di un pilota esplosivo che corre sempre all’attacco, Alex al contrario è uno che anche se con molta più calma, alla fine comunque centra il traguardo: c’erano volute 20 gare in Moto3 per salire sul primo podio, addirittura 32 in Moto2, ma alla fine il titolo è arrivato sempre. Ne sono bastate 9, invece, in MotoGP: 2° sotto l’acqua di Le Mans con replica immediata, ma sull’asciutto, ad Aragon. E tutto questo in una stagione complicatissima per lui e la Honda, con l’infortunio di Marc a Jerez che ha riversato su Alex tutta l’attenzione e fatto sbandare pericolosamente la corazzata Hrc: dopo Barcellona il team campione del mondo era ultimo in classifica, poi il diesel Alex ha iniziato a carburare, ed ecco i due secondi posti che nessuno si sarebbe aspettato. «Nelle corse serve un processo di adattamento, c’è chi è più veloce e chi meno, Alex appartiene al secondo gruppo, ma in questi mesi i passi avanti sono stati costanti» spiega Ramon Aurin, il capotecnico che in carriera ha lavorato tra gli altri con Dovizioso, Hayden, Miller, Pedrosa e Lorenzo. «Anche se non ho mai lavorato con Marc, guardando Alex si vede come la scuola sia la stessa: entrambi sono molto organizzati e come il fratello Alex è molto chiaro nel dirti se quel che prova va bene o no, aspetto che per un tecnico è un grandissimo aiuto. Lavorare con lui è facile».
La scuola
Quanto Marc abbia aiutato da remoto Alex in questi mesi di latitanza forzata, è la domanda che non ha ancora avuto risposta: perché se Junior racconta delle telefonate tra i due, per parlare in generale di quel che succede e discutere delle gomme, la fantasia porta inevitabilmente a immaginare Marc che sul divano di casa studia febbrilmente la telemetria per dare qualche suggerimento. Come sarebbe logico pensare che pure Santi Hernandez, capotecnico di Marc, abbia consigliato Alex su come domare la RC213V. L’avere poi più presente nel suo lato del box Takeo Yokohama, il d.t. della Hrc, ha permesso a Marquez (come a Takaaki Nakagami) di fare quel grosso passo in avanti che gli è valso il podio. «La Honda è una moto da podio che però va guidata con forza — ha spiegato Alex — Il podio di Le Mans mi ha liberato, e domenica ho provato fino alla fine a vincere. Però ho capito che a mancarmi maggiormente rispetto a Marc è la capacità di essere veloce negli ultimi giri, quando le gomme calano. Per tanti diventa un momento complicato, per Marc è quello della differenza, a lui piace quella instabilità». Abituato ai paragoni con il fratello, in questi mesi Alex non si è mai fatto prendere dal nervosismo, continuando a lavorare con calma. «Avere altri due anni di contratto gli ha dato una grande sicurezza di base» spiega Hector Martin, portavoce della Hrc. Tra i più felici, ovviamente, Lucio Cecchinello, che il prossimo anno lo avrà nel suo box: «Dubbi sul pilota non ne ho mai avuti, uno che vince il Cev e due Mondiali non è uno che non sa andare. La mia valutazione, semmai, era che ci ha sempre messo un po’ di tempo a essere competitivo. Invece mi ha stupito come in così poco tempo sia già a livello da podio. Ha bruciato le tappe».