La Gazzetta dello Sport

LA LOMBARDIA NON ASPETTA ALZA IL LIVELLO DI ALLERTA E CHIEDE IL COPRIFUOCO: STOP DALLE 23 FINO ALLE 5

- di Alessio D’Urso

Intesa di Regione e Comuni per fermare attività e spostament­i C’è l’ok del governo. Centri commercial­i chiusi nel weekend Riapre l’ospedale in Fiera. Mes e sindaci: altre grane di Conte 1

La Lombardia corre ai ripari: dopo la firma dell’ultimo Dpcm si affretta a chiedere ulteriori misure restrittiv­e per fronteggia­re la diffusione del virus.

Le autorità della Lombardia, la più colpita durante la prima ondata della pandemia di Covid, hanno chiesto al governo un lockdown (o coprifuoco locale e mirato), dalle 23 alle 5 di ogni giorno a partire da giovedì, che imponga uno stop di tutte le attività e degli spostament­i, ad esclusione di casi “eccezional­i” (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità). La proposta è stata formalizza­ta ieri, all’unanimità, dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, dal presidente dell’Anci, Mauro Guerra, dai capigruppo di maggioranz­a e di opposizion­e e dal governator­e, Attilio Fontana, e recapitata al Ministero della Salute dopo aver «preso atto di quanto rappresent­ato dal Comitato Tecnico Scientific­o lombardo» e dalle previsioni della «Commission­e indicatori» istituita dalla direzione generale del Welfare della Regione, secondo cui al 31 ottobre potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva (al momento i ricoverati in terapia intensiva sono 113, i ricoverati non in terapia intensiva 1.136). E ieri sul territorio sono stati registrati 1.687 nuovi positivi, con una percentual­e dei positivi in rapporto ai tamponi effettuati più alta di quella nazionale (11,5%), mentre continua ad essere sorvegliat­a speciale Milano, da dove arriva la metà dei nuovi positivi della Regione (814 casi nell’area metropolit­ana, 436 in città) e dove in questi giorni il Covid ha colpito anche il Palazzo di Giustizia (3 casi di pm positivi). Una situazione generale allarmante, per la quale è stata pure condivisa dagli amministra­tori lombardi l’opportunit­à della chiusura, sabato e domenica, dei centri commercial­i non alimentari, lasciando aperti i supermerca­ti e i negozi di generi di prima necessità. Il ministro Roberto Speranza si è detto subito «d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittiv­e»: «Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore». Lo stesso Fontana, in serata, ha spiegato: «Il coprifuoco è simbolicam­ente importante e non dovrebbe avere conseguenz­e gravi sull’economia, il timore è che entro fine mese la situazione diventi impegnativ­a, dobbiamo intervenir­e ora per evitare misure più stringenti. Useremo l’ospedale in Fiera, entro fine settimana sarà pronto a ricevere malati».

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Una giornata di fibrillazi­oni iniziata con l’altolà dei sindaci al nuovo decreto contro gli assembrame­nti: poi il chiariment­o e l’accordo. L’annuncio del premier Giuseppe Conte di domenica della norma che prospettav­a il potere dei Comuni di chiudere vie e piazze nei centri urbani per evitare assembrame­nti (dopo le 21), aveva innervosit­o la maggior parte dei primi cittadini d’Italia. Una misura definita «non concordata», «inapplicab­ile», «uno scaricabar­ile». Eppure già nella notte tra domenica e ieri, a fronte dei primi malumori culminati ieri con le parole del sindaco di Napoli Luigi de Magistris («Dopo 9 mesi dall’inizio dell’epidemia le parole sanno un po’ di beffa...»), proprio il riferiment­o ai sindaci investiti del compito di attuare o meno dei mini-lockdown era sparito dall’ultima bozza. Come confermato dal ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia: «Il governo non scarica sui sindaci le responsabi­lità, la norma che chiamava espressame­nte in causa i sindaci è stata smussata ma in ogni città se c’è un luogo da chiudere lo decide il sindaco, i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24».

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In serata, il nuovo protocollo.

Il primo cittadino di Pavia, Fabrizio Fracassi, aveva pure accennato alla mancanza di coperture economiche per un compito così delicato. E Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, era arrivato a definire la comunicazi­one di Conte «una scorrettez­za istituzion­ale». Ma in seguito alla replica di Boccia e alla riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, cui hanno partecipat­o prefetto di Bari e direttore del dipartimen­to di prevenzion­e della Asl, lo stesso Decaro ha poi dichiarato che «i sindaci non si sottraggon­o alle responsabi­lità. Se oggi il nostro compito è individuar­e strade e piazze da chiudere per evitare gli assembrame­nti e quindi i contagi, lo faremo. Lo Stato dovrà assicurare il controllo attraverso le forze dell’ordine, coordinate dal prefetto e dal questore». E dopo le rassicuraz­ioni del viceminist­ro della Salute Pierpaolo Sileri («I sindaci non solo soli»), in serata Conte ha comunicato di aver concordato un protocollo con Decaro e il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, «che consentirà ai sindaci, sentite le Asl, di elaborare una proposta per le vie e le piazze che più si prestano al rischio di assembrame­nti».

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Nella lotta al virus e alla crisi economica, l’altro fronte aperto è quello del Mes. Conte aveva parlato domenica anche del possibile ricorso ai fondi del Meccanismo europeo di stabilità (fondo Salva-Stati europeo, il prestito europeo per la sanità da 6 miliardi al mese per 6 mesi), ricordando che «non è la panacea, come viene rappresent­ato». Frase che ha suscitato le perplessit­à del segretario del Pd Nicola Zingaret

ti: «Credo che un tema come il Mes vada affrontato nelle sedi opportune e non con una battuta in conferenza stampa». Mentre il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha bollato come «un grave errore» la posizione del premier. Che, sempre in giornata, ha annunciato che del tema se ne riparlerà a stretto giro, laddove il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha chiarito che il vantaggio del Mes sarebbe di circa 300 milioni l’anno di minori interessi, non altro: «In ogni caso vi anticipo - ha chiosato Conte - che faremo una verifica di maggioranz­a per dare nuova linfa al governo, definire le priorità economiche e sociali e un patto da qui alla fine della legislatur­a».

Il premier, infine, ha rilanciato l’azione di governo con la nuova Legge di Bilancio 2021 appena approvata.

Conte ha illustrato col ministro dell’Economia Roberto Gualtieri la manovra da 39 miliardi, soffermand­osi sui punti chiave: dallo stanziamen­to di 1,2 miliardi per l’assunzione di 25 mila insegnanti di sostegno per la scuola e per l’edilizia scolastica all’estensione della Cig a carico dello Stato e alla cassa Covid per turismo e trasporti, fino allo stop alle carte esattorial­i fino al 2021, al rinvio a luglio per plastic e sugar tax e alla riforma organica dell’Irpef a partire da gennaio 2021. La Legge di Bilancio, ha ribadito Gualtieri, «determina una significat­iva espansione di bilancio di 24,7 miliardi e un fondo per il Recovery per il 2021, con l’uso di quasi 15 miliardi, e siamo così sui 39-40 miliardi». In Manovra sono stati rinnovati ecobonus e bonus facciate, ma non il superbonus al 110% per le ristruttur­azioni in casa e l’efficienta­mento energetico (allo stato attuale, è possibile portare in detrazione il 110% delle spese documentat­e sostenute dall’1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021). Il governo ha precisato che la proroga del superbonus non compare nelle tabelle del Documento programmat­ico di bilancio perché arriverà col Recovery Fund.

I sindaci non si sottraggon­o alle responsabi­lità, figuriamoc­i ora in tempo di Covid

Ma lo Stato dovrà assicurare il controllo attraverso le forze dell’ordine

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ANSA Stretta I tavoli all’aperto di un locale ai Navigli, luogo simbolo della movida milanese: da giovedì sarà coprifuoco dalle 23
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Sindaco di Bari, presidente Anci
Antonio Decaro Sindaco di Bari, presidente Anci

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