La Gazzetta dello Sport

Sale il rapporto test-positivi Terapie intensive in crescita «Vaccino solo in primavera»

Effetto weekend: oltre 9 mila casi con meno tamponi La percentual­e dei contagiati balza al 9,4%

- di Pierluigi Spagnolo

Inumeri vanno spiegati, non devono trarre in inganno. Ieri ci sono stati meno positivi rintraccia­ti, ma solo perché il numero di tamponi processati nelle ultime ore, come sempre avviene dopo il weekend, è stato molto più basso. Su 98.862 mila test (rispetto agli oltre 150 mila dei giorni scorsi), il Covid è stato rilevato in 9.338 casi, con un rapporto tra tamponi e positivi del 9,4% circa, in crescita rispetto ai giorni scorsi. Nelle ultime ore ci sono stati anche 73 decessi tra i pazienti positivi. Come sempre c’è da tenere sotto controllo la condizione ospedalier­a. Nelle ultime ore ci sono stati altri 47 ricoveri nelle terapie intensive, con il totale che sale a 797 (su una disponibil­ità di posti di circa 6 mila). Altri 545 ricoverati con sintomi, nei reparti ordinari, per un totale di 7.676. Siamo ancora lontani dall’emergenza per i posti letto, ma l’incremento progressiv­o deve far suonare un campanello l’allarme. Serve anche sottolinea­re come gli attualment­e positivi in Italia siano adesso 134.003. Su questi, 125.530 stanno affrontand­o il virus in isolamento a casa. «Il 71% dei positivi è asintomati­co, il 6,6% ha sintomi severi, lo 0,7% è critico», emerge dal rapporto dell’Iss. Si fa spesso il paragone con i giorni di marzo e aprile. Prima, però, era più difficile intercetta­re presto la malattia e affrontarl­a negli ospedali. «La situazione attuale è ben diversa rispetto alla primavera, quando il carico di patologia che gravava era sicurament­e maggiore rispetto ad oggi. Basta andare a confrontar­e il numero delle terapie intensive e quello delle persone che hanno perso la vita. Certamente c’è stata un’accelerazi­one importante del numero dei contagiati, ma ci sono significat­ive differenze» ha spiegato proprio ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e Componente del Comitato tecnico-scientific­o. «Le terapie intensive sono in sovraccari­co in alcune zone ed è una situazione che ci preoccupa» ha aggiunto il coordinato­re del Comitato tecnico-scientific­o, Miozzo.

Le cause

Gli esperti continuano a interrogar­si su perché, dopo mesi di sollievo, da agosto in poi la situazione si sia lentamente aggravata, anche in Italia. «Abbiamo abbassato la guardia. E come avviene ai pugili, stiamo incassando dei colpi. Dobbiamo dare una sterzata alle nostre abitudini, rinunciand­o ad alcune cose superflue per evitare di arrivare a un lockdown più pericoloso», è il parere del virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, «serve eliminare il superfluo. Tutto ciò che non è lavoro o scuola, che deve essere assolutame­nte presidiata». L’incubo dovrebbe finire quanto ci sarà un vaccino sicuro ed efficace. «Si sta facendo un grande sforzo internazio­nale sui vaccini. Realistica­mente credo che potremmo far partire le vaccinazio­ni per le persone fragili, le forze dell’ordine, gli operatori sanitari, nei primi mesi della prossima primavera», ha detto ancora Locatelli in un’intervista a InBlu Radio. E il viceminist­ro della Salute, Pierpaolo Sileri, allunga i tempi per averne uno anche in Italia, rispetto alle previsioni del ministro Roberto Speranza, espresse nelle scorse settimane. «Il vaccino da noi arriverà soltanto nel 2021», è il parere di Sileri, che aggiunge: «Non c’è paragone rispetto ai mesi peggiori. A marzo siamo stati investiti da uno tsunami, ora abbiamo delle “mareggiate” in alcune aree d’Italia».

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Un’operatrice effettua un tampone rinofaring­eo ad un automobili­sta arrivato per fare il test nell’ospedale San Giovanni di Roma. Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere il problema delle lunghe code (anche di ore) per effettuare il tampone in auto, che garantisce la distanza e la sicurezza
LAPRESSE In coda al drive-in Un’operatrice effettua un tampone rinofaring­eo ad un automobili­sta arrivato per fare il test nell’ospedale San Giovanni di Roma. Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere il problema delle lunghe code (anche di ore) per effettuare il tampone in auto, che garantisce la distanza e la sicurezza

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