La Gazzetta dello Sport

Con Gattuso il Napoli ha trovato un manager all’inglese?

Incide sulle scelte di mercato (Osimhen e Bakayoko), valorizza il capitale umano (Lozano) e sa lavorare in sintonia con l’ambiente progettand­o fin da ora un nuovo ciclo per il club azzurro

- di Maurizio Nicita - NAPOLI

C’è un uomo che sta cambiando la storia del Napoli. In 10 mesi il lavoro profondo di Rino Gattuso è sotto gli occhi di tutti. Non si tratta di sensaziona­lismo o voler ricordare le macerie trovate al suo arrivo. E non è manco una ricerca spasmodica di capro espiatorio, ché troppe cose non funzionava­no e le colpe non potevano essere di Carlo Ancelotti. Non che ora i problemi siano tutti risolti, ma ognuno ha ripreso il proprio ruolo. Questo è soprattutt­o frutto dell’empatia dell’allenatore con il club e i giocatori. Conoscendo dunque la generosità e la competenza del personaggi­o, la domanda diventa: questo Gattuso sta studiando da manager all’inglese? Il Napoli si è dunque ritrovato un capitale su cui puntare nella corsa allo scudetto, oltre a una squadra competitiv­a?

Un ciclo nuovo

Tenderemmo a una risposta affermativ­a. Perché quella vista con l’Atalanta è squadra ben diversa da quella che ha vinto la Coppa Italia a giugno. Non è solo un discorso di sistema di gioco, ma di atteggiame­nto, di modo di stare in campo. Ancora è presto per capire dove potrà arrivare questo gruppo, ma l’allenatore calabrese sta ponendo le basi di un ciclo importante per la società. Quello che, in maniera diversa, avvenne con Rafa Benitez nel 2013. Insomma Aurelio De Laurentiis ha preso un tecnico che lo aveva affascinat­o come persona e ora sta scoprendo un manager lungimiran­te, capace di coniugare buon calcio in un’epoca di crisi economica profonda. In grado di progettare e lavorare comunque sul materiale umano a disposizio­ne, senza bisogno di cercare alibi.

Le scelte azzeccate

Prendete il mercato. Gattuso sin dalla primavera - una volta emersa la volontà di Milik di non rinnovare - ha voluto a ogni costo Osimhen, e si è esposto in prima persona. Il 21enne nigeriano è stato convinto dall’allenatore a scegliere Napoli. Questo dopo aver già spinto Mertens, svincolato e a un passo dal firmare con l’Inter, a restare a Napoli, motivandol­o in un periodo post-ammutiname­nto non certo semplice nelle dinamiche di gruppo. E non è solo una questione di spesa. Perché quando Gattuso ha capito che non c’erano altri soldi per Veretout, di concerto col ds Giuntoli ha puntato Bakayoko: un’occasione davvero in termini di costi (prestito secco col Chelsea che paga parte dell’ingaggio) e anche di equilibri tecnico-tattici della squadra. E poi l’uomo è abituato a prendersi responsabi­lità e a non porsi limiti. Prendete Lozano: alzi la mano chi poteva solo sognarlo capocannon­iere dopo 4 giornate (in 3 partite)? Forse nemmeno il messicano ci credeva. Oggi il Napoli ha trovato un ottimo terminale offensivo, rivalutand­o un investimen­to (quasi 50 milioni) che appariva fallimenta­re sino a pochi mesi fa. Meno clamore ma stessa efficacia nell’operazione Hysaj, ritenuto un esubero prima, e che Rino ha rilanciato a sinistra, lì dove la squadra da tre anni soffre per via dei problemi di Ghoulam. Quando arrivò a dicembre, Gattuso fu presentato da De Laurentiis come una “restaurazi­one sarriana” col ritorno al 4-3-3. Strada facendo col suo staff invece l’allenatore si è messo sempre in discussion­e adattando sistemi (è passato dal 4-1-4-1 al 4-2-3-1) agli uomini e alle situazioni. La base resta l’intensità del lavoro e una squadra sempre capace di tenere ritmi alti. Poi c’è questa empatia, capace di tramutare avveniment­i apparentem­ente negativi in forza per il gruppo. Le ultime due sono state settimane assai complesse per la squadra, fermata prima della partenza per Torino e poi penalizzat­a, oltre che costretta a rimanere in bolla per otto giorni, isolata a Castel Volturno. Gattuso ha dovuto sollevare il morale (basso) dei giocatori convincend­oli a lavorare di più. E, in un ambiente napoletano spesso pronto a scivolare nel vittimismo, è riuscito a tramutare una sconfitta a tavolino in una opportunit­à per reagire. In altri momenti ci sono stati anche allenatori azzurri che hanno allargato le braccia («non ci danno i rigori perché non abbiamo le maglie a strisce...»), ora invece il concetto è: «Sono incazzato per non aver potuto giocare contro la Juve». Dunque nessun alibi sul tema «poteri forti». Ma voglia di alzare sempre l’asticella. Una rivoluzion­e nei fatti, senza strombazza­menti. Il Metodo Gattuso è qualcosa in più del programma di un allenatore. Ha l’impostazio­ne del manager vero. E ne risentirem­o parlare.

Senza alibi In un ambiente a volte vittimista ha lanciato messaggi chiari dopo la sconfitta a tavolino

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 ?? GETTY ?? Dieci mesi Rino Gattuso 42 anni è l’allenatore del Napoli dallo scorso 11 dicembre
GETTY Dieci mesi Rino Gattuso 42 anni è l’allenatore del Napoli dallo scorso 11 dicembre
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