La Gazzetta dello Sport

Il tecnico e il suo percorso nelle coppe europee: «Ho fatto ottavi, quarti, semifinale e finale... Sono orgoglioso»

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«Lo so, sono passati ormai 49 anni, ma i miei ricordi continuano a essere nitidi. Fu un episodio talmente anomalo a livello di eccellenza europea che se ne riparlerà a ogni sfida diretta tra l’Inter e il Borussia. In questi giorni di vigilia ho ricevuto richieste di interviste da parte di giornalist­i tedeschi al limite del provocator­io: mi riferivano il giudizio canzonator­io di Heynckes, uno degli avversari di allora, e ho risposto con ironia dicendo che magari non ha ancora smaltito i 4 gol di San Siro... La realtà è che quella sera la botta in testa la presi io». Roberto Boninsegna è un giovanotto del novembre 1943 e il 20 ottobre 1971 nel vecchio impianto di Mönchengla­dbach, poi demolito, aveva appena fatto gol quando avvenne il fattaccio. «Ero andato a recuperare il pallone per effettuare una rimessa laterale. Le tribunette di legno erano proprio a ridosso del campo e i tifosi tedeschi cominciaro­no a lanciarmi di tutto. Cosa mi abbia colpito sinceramen­te non lo so, fu Sandro Mazzola a consegnare all’arbitro una lattina di Coca Cola, però vi garantisco che la botta fu forte, tanto è vero che persi i sensi. Mi risvegliai negli spogliatoi, sul lettino, con il ghiaccio su un bernoccolo­ne.

Nell’intervallo ricevetti la visita del commissari­o Uefa che appunto si accertò della ferita, garantendo­ci che avrebbe scritto tutto nel suo rapporto». La partita finì in disfatta, i tedeschi vinsero 7-1: addio quarti di Coppa Campioni... «Successe che i miei compagni nell’intervallo si erano convinti che la partita sarebbe stata nostra a tavolino e smisero di giocare».

A tavolino

Fu un rischio enorme: non c’era una giurisprud­enza consolidat­a al riguardo. Il vicepresid­ente nerazzurro Peppino Prisco, principe del Foro milanese, stilò un ricorso nel quale chiese la vittoria a tavolino per 3-0. «Lui era sicuro che la Uefa ci avrebbe dato ragione, invece i giudici svizzeri ordinarono la ripetizion­e dell’incontro in campo neutro avendo dato un turno di squalifica al campo

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