Regole e porte chiuse: così fioccano i gol
Certamente le conseguenze della pandemia e le porte chiuse. Ma c’è anche una nuova regola, in vigore dall’inizio della scorsa stagione, che sta cambiando il calcio, verrebbe voglia di dire a sua insaputa. Non se ne parla, o quasi, ma è una delle principali cause dell’indigestione di gol che sta scombussolando non solo la Serie A, ma la gran parte dei campionati europei. Si tratta della possibilità di giocare all’interno dell’area di rigore i rinvii e i calci di punizione concessi in area a favore della difesa. Con il vecchio regolamento, il pallone non era considerato in gioco finché non usciva dall’area: non lo potevano toccare i compagni del battitore né gli attaccanti avversari. Ora invece i difensori il pallone lo possono giocare, scambiandoselo, all’interno dell’area, mentre gli attaccanti debbono restarne fuori solo fino al momento dell’esecuzione del rinvio o della punizione. Una novità che sta producendo effetti pari al divieto di retropassaggio al portiere introdotto nel 1992, l’impossibilità cioè per i portieri di raccogliere con le mani i passaggi all’indietro dei compagni. Succede infatti che da un lato chi rimette il pallone in gioco si affida sempre più alla cosiddetta costruzione dal basso, dall’altro diventa praticamente obbligatorio andare in pressione a infastidire gli avversari. Quindi, non solo aumentano i gol frutto dei possibili errori di disimpegno del portiere o dei suoi compagni, ma si crea anche una tale densità di giocatori in quella zona del campo che, una volta superato il primo pressing, si spalancano per chi costruisce dal basso gli spazi dove infilarsi per arrivare rapidamente e pericolosamente alla porta È così che fioccano i gol. Mai tanti dal 1950 in Serie A: per ora la media per partita è di 3,68 rispetto ai 3,75 di 70 anni fa, ai 3,03 (già tantissimi) della scorsa stagione, la prima con la nuova regola, e ai 2,68 della precedente. Una delle ragioni di questo boom dei gol viene individuata nei cinque cambi (giocatori più freschi in campo e rottura degli equilibri nel corso della partita), ma una media simile a quella italiana si registra anche in Premier League, dove i cambi sono rimasti tre: 3,58 reti a partita. Piuttosto, a incidere su questi gol facili è sicuramente la strana atmosfera delle partite nel dopo coronavirus. L’assenza di pubblico sta modificando il comportamento dei calciatori in campo: c’è meno aggressività, i ritmi sono più bassi, alcuni giocatori sono come liberati dalle pressioni degli spettatori, altri faticano a mantenere la giusta concentrazione, le squadre in trasferta giocano con maggiore tranquillità. Mario Sconcerti, sul Corriere della Sera di ieri, ha avanzato anche un’ipotesi suggestiva: il silenzio degli stadi rende dura la vita dei difensori, non avvertiti dal pubblico dei segnali di pericolo. In realtà, la mancanza degli abituali rumori di fondo dovrebbe rendere più semplice ascoltare i richiami e le urla dei compagni e delle panchine, ma non c’è dubbio che alcuni riferimenti vengano meno. Quattro, cinque giornate di campionato non sono sufficienti per una statistica definitiva, ma indicano una tendenza. Quasi ovunque in Europa, tranne che in Spagna: in quella che è ritenuta la patria del bel gioco, i gol sono addirittura crollati a una media di 2,15 a partita. Per dire che si può tentare di spiegare, ma il calcio resta sempre un mistero gioioso.