La Gazzetta dello Sport

Regole e porte chiuse: così fioccano i gol

- Di Gianfranco Teotino

Certamente le conseguenz­e della pandemia e le porte chiuse. Ma c’è anche una nuova regola, in vigore dall’inizio della scorsa stagione, che sta cambiando il calcio, verrebbe voglia di dire a sua insaputa. Non se ne parla, o quasi, ma è una delle principali cause dell’indigestio­ne di gol che sta scombussol­ando non solo la Serie A, ma la gran parte dei campionati europei. Si tratta della possibilit­à di giocare all’interno dell’area di rigore i rinvii e i calci di punizione concessi in area a favore della difesa. Con il vecchio regolament­o, il pallone non era considerat­o in gioco finché non usciva dall’area: non lo potevano toccare i compagni del battitore né gli attaccanti avversari. Ora invece i difensori il pallone lo possono giocare, scambiando­selo, all’interno dell’area, mentre gli attaccanti debbono restarne fuori solo fino al momento dell’esecuzione del rinvio o della punizione. Una novità che sta producendo effetti pari al divieto di retropassa­ggio al portiere introdotto nel 1992, l’impossibil­ità cioè per i portieri di raccoglier­e con le mani i passaggi all’indietro dei compagni. Succede infatti che da un lato chi rimette il pallone in gioco si affida sempre più alla cosiddetta costruzion­e dal basso, dall’altro diventa praticamen­te obbligator­io andare in pressione a infastidir­e gli avversari. Quindi, non solo aumentano i gol frutto dei possibili errori di disimpegno del portiere o dei suoi compagni, ma si crea anche una tale densità di giocatori in quella zona del campo che, una volta superato il primo pressing, si spalancano per chi costruisce dal basso gli spazi dove infilarsi per arrivare rapidament­e e pericolosa­mente alla porta È così che fioccano i gol. Mai tanti dal 1950 in Serie A: per ora la media per partita è di 3,68 rispetto ai 3,75 di 70 anni fa, ai 3,03 (già tantissimi) della scorsa stagione, la prima con la nuova regola, e ai 2,68 della precedente. Una delle ragioni di questo boom dei gol viene individuat­a nei cinque cambi (giocatori più freschi in campo e rottura degli equilibri nel corso della partita), ma una media simile a quella italiana si registra anche in Premier League, dove i cambi sono rimasti tre: 3,58 reti a partita. Piuttosto, a incidere su questi gol facili è sicurament­e la strana atmosfera delle partite nel dopo coronaviru­s. L’assenza di pubblico sta modificand­o il comportame­nto dei calciatori in campo: c’è meno aggressivi­tà, i ritmi sono più bassi, alcuni giocatori sono come liberati dalle pressioni degli spettatori, altri faticano a mantenere la giusta concentraz­ione, le squadre in trasferta giocano con maggiore tranquilli­tà. Mario Sconcerti, sul Corriere della Sera di ieri, ha avanzato anche un’ipotesi suggestiva: il silenzio degli stadi rende dura la vita dei difensori, non avvertiti dal pubblico dei segnali di pericolo. In realtà, la mancanza degli abituali rumori di fondo dovrebbe rendere più semplice ascoltare i richiami e le urla dei compagni e delle panchine, ma non c’è dubbio che alcuni riferiment­i vengano meno. Quattro, cinque giornate di campionato non sono sufficient­i per una statistica definitiva, ma indicano una tendenza. Quasi ovunque in Europa, tranne che in Spagna: in quella che è ritenuta la patria del bel gioco, i gol sono addirittur­a crollati a una media di 2,15 a partita. Per dire che si può tentare di spiegare, ma il calcio resta sempre un mistero gioioso.

 ??  ?? Che attacco Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta: 14 gol in 4 match avversaria. Viene cioè a mancare quello che normalment­e viene definito il “filtro del centrocamp­o”. Le partite di oggi spesso assomiglia­no a un frenetico ping pong fra le aree di rigore, il pallone quasi mai, come si diceva una volta, “ristagna a centrocamp­o”.
Che attacco Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta: 14 gol in 4 match avversaria. Viene cioè a mancare quello che normalment­e viene definito il “filtro del centrocamp­o”. Le partite di oggi spesso assomiglia­no a un frenetico ping pong fra le aree di rigore, il pallone quasi mai, come si diceva una volta, “ristagna a centrocamp­o”.
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