L’ora di Nibali «Io sto bene Kelderman? Temo Hindley»
Lo Squalo, ieri brillante, avvisa: «Se l’australiano apre il gas, stacca tutti. Anche il suo leader»
Un po’ di pepe, prima di questa indigestione di grandi montagne che ci aspetta, ci sta bene. «Kelderman va forte, ma potrebbe avere il nemico in casa. Hindley mi dà l’impressione di poter staccare tutti se solo aprisse il gas…» dice Vincenzo Nibali appena tornato nella zona dei bus. Un gioco psicologico alla Conte, o alla Mourinho. Se vuole risalire la corrente, il 35enne siciliano della Trek-Segafredo deve necessariamente cominciare a farlo tra oggi e domani: nessun altro passo falso è ammesso. «Questo è un anno difficile per tutti, avete visto che cosa è successo al Tour de France al povero Bernal. Dobbiamo prendere quello che viene». E il team ha preparato un piano speciale anti-freddo, tra abbigliamento e alimentazione. Ma andiamo con ordine.
Finale
Ieri, nel non facile finale di San Daniele, lo Squalo è apparso pimpante. «Ci tenevo a restare nelle prime posizioni. Sono sempre stato attento, a ruota di Kelderman che però è arrivato qualche posizione dopo me e Hindley. Come sto io? Sto soffrendo un pochetto, però sto bene e ho buone sensazioni. Se dovesse arrivare una giornata buona, bisogna giocarsi le carte nel modo giusto. Tornando a Hindley, a Piancavallo - se avete notato - ha fatto sempre un ritmo indiavolato, spostandosi solo negli ultimi 500 metri. E oggi (ieri, ndr) pedalava benissimo, è arrivato al mio fianco. Mentre mi aspettavo che Almeida tentasse di aumentare il vantaggio». In vista delle imminenti salite, in gruppo si ragiona ad alta voce e l’interrogativo principale è: la Sunweb riuscirà a ripetere la grande prestazione corale di domenica a Piancavallo? Soprattutto la prima parte della salita – diciamo più o meno fino a 7 km dalla vetta, quando Nibali ha dovuto respirare e si è staccato – è stata veramente spianata a quanto risulta dai dati di diversi atleti, con valori di velocità ascensionale media nei 20’ iniziali di scalata molto alti, superiori a 1800. All’inizio del Giro, nel primo test in salita sull’Etna del 5 ottobre alla terza tappa, non era stato così.
Piano
Contro il freddo Alimentazione con “grassi sani” e dotazione extra di mantelline
Poi c’è l’incognita delle basse temperature tra salite e discese. Potenzialmente più basse che a maggio. In questo senso, nella squadra la guardia si è alzata ulteriormente dopo le tappe di Roccaraso e Tortoreto Lido: lì ci si è accorti che i corridori avevano sofferto troppo il freddo (e verso Roccaraso lo Squalo aveva sbagliato a togliere troppo presto la mantellina). Allora è stata effettuata una correzione del regime alimentare anche perché, come fa notare il medico Emilio Magni, «la massa grassa degli atleti è sotto il 6 per cento, e qualcuno è al 4. Il patrimonio adiposo è ridotto al limite». Così, più spazio “ai grassi ‘sani’, quelli vegetali, nel necessario apporto calorico. Dunque «frutta secca, semi di chia, arachidi, pistacchi, noci e mandorle. Ma anche avocado, cioccolata amara pura al 90 per cento. E sul pesce, preferenza al salmone e allo sgombro». Poi c’è il capitolo mantellina: oltre a quella normale, a disposizione c’è la “gabba”, il giubbotto smanicato che fa traspirare la pelle senza far entrare l’acqua. Pronta una dotazione extra, almeno 4-5 a tappa per il capitano, da piazzare al rifornimento, nelle auto o pure in vetta ai gran premi della montagna dove saranno dislocati uomini dello staff. Perché se ti ghiacci, volare in sella proprio non si può.