La Gazzetta dello Sport

Pirlo contro l’amico Pippo E senza Ronaldo tocca a Chiesa

- Di Bianchin, Clari, Della Valle

Insieme nel Milan per dieci anni, hanno vinto due Champions E i tifosi ricordano la carambola di Atene...

I primo pensiero è la notte di Atene. Di rado un gol unisce in modo così definitivo il marcatore e l’autore dell’assist, per altro involontar­io come può essere solo un tiro che diventa passaggio. Andrea Pirlo e Pippo Inzaghi hanno percorso insieme un lungo e glorioso tratto della loro carriera: campioni del mondo con il club e con la Nazionale, campioni d’Europa a Manchester nella prima finale tutta italiana della Coppa dei Campioni, ma la sublimazio­ne del loro rapporto arrivò ad Atene nel 2007. Finale di Champions, Milan-Liverpool, la rivincita dell’incredibil­e sfida di due anni prima quando Pippo era in tribuna per un infortunio e Andrea sbagliò uno dei rigori decisivi. Al 45’ del primo tempo ci fu una punizione per il Milan: calciò Pirlo, la palla sbattè sulla spalla di Inzaghi che si stava muovendo in area, Reina spiazzato e rossoneri in vantaggio. Scherzando si disse che era uno schema provato e riprovato a Milanello (anche perché non fu la prima volta: Inter-Milan 1-3 del 2003, punizione del Maestro e deviazione di testa di

SuperPippo). Di sicuro fu un gol importanti­ssimo e a distanza di anni quando viene ricordato il pensiero è duplice: Pirlo che batte, Inzaghi che esulta.

Scherzi e scaramanzi­e

«Sapevo dove sarebbe andato il pallone, così mi sono detto: mi muovo, magari distraggo il portiere, magari lo tocco», ha raccontato Inzaghi. «Davanti al portiere avversario Pippo faceva sempre la stessa cosa, senza fantasia ma con il massimo dell’efficacia», ha ricordato Pirlo nella sua autobiogra­fia. Nel Milan di Ancelotti Andrea e Pippo sono stati la mente e il braccio di una squadra che aveva così tanti campioni da rendere impossibil­e una classifica. Tutti erano decisivi, ciascuno a modo proprio e ciascuno quando era giunto il momento di incidere. Inzaghi era metodico e pieno di scaramanzi­e. Una in particolar­e, legata ai plasmon: li mangiava e poi ne lasciava due in fondo alla confezione, una specie di rito propiziato­rio per il gol. Pirlo, che a dispetto delle apparenze è sempre stato un giullare nello spogliatoi­o, si divertiva a farlo arrabbiare e ha cercato in tutti i modi di sottrargli i preziosi biscotti, ma senza mai riuscirci.

Scudetto e salvezza

Adesso Andrea e Pippo stanno provando a fare la differenza anche dalla panchina, consapevol­i che le sorti degli allenatori dipendono dai giocatori. Andrea parte favorito: guida la squadra campione d’Italia da 9 anni (e che punta al decimo tricolore), può permetters­i di lasciare riposare Ronaldo perché Morata è in gran forma e Dybala l’altra volta che si è presentato a Benevento è tornato a casa con il pallone del triplettis­ta. Pippo si gode una realtà diversa, meno ricca tecnicamen­te ma coinvolgen­te a livello umano: a Benevento sta bene, i giocatori lo seguono, il gruppo è affiatato e i 9 punti dimostrano che la strada è quella giusta per la salvezza.

Percorsi diversi

A proposito di strade, Pirlo e Inzaghi hanno imboccato subito

quella della Serie A nella loro avventura da tecnici. Pirlo, però, è seduto su una corazzata mentre il Milan 2014-15 era una barchetta che rischiava di imbarcare acqua appena s’increspava il mare. Nei primi mesi le cose non andarono nemmeno male, poi la stagione si complicò e Inzaghi decise che era meglio ripartire dal basso e ricostruir­si con calma: Venezia, Bologna, Benevento. La forza del lavoro, l’importanza della passione. «Pippo si è messo in discussion­e — ha detto ieri Pirlo —, ha iniziato nel Milan e poi ha fatto un grande passo indietro. È stato ammirevole andando in C e compiendo un passo importante per la sua crescita. Con i risultati è stato bravo a riconquist­arsi la A. È un allenatore bravo e preparato, un malato di calcio e sicurament­e arriverà in alto». Inzaghi invece in conferenza ha raccontato un retroscena legato al passaggio al Milan dell’ex centrocamp­ista: «Io e Andrea avevamo lo stesso procurator­e e Tinti dopo aver chiuso il mio trasferime­nto propose a Galliani Pirlo». Arrivarono lo stesso anno e condiviser­o 10 stagioni, esaltanti e gonfie di successi. La notte di Atene è il filo rosso che li terrà legati per sempre, ma stasera a Benevento saranno rivali in panchina per la prima volta.

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GETTY Quanti ricordi in maglia rossonera Andrea Pirlo, 41 anni, e Filippo Inzaghi, 47: insieme al Milan hanno giocato 156 partite in Serie A
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