La Gazzetta dello Sport

I MISTERI DI DIEGO

Tra patrimonio nascosto e lotta per l’eredità E noi vi raccontiam­o le 10 perle del Pibe

- Di Nicita, Mazur, Vernazza

II cimitero di Bella Vista sembra una base militare. Blindare 13 ettari senza muri, circondati di alberi, era una cosa impensabil­e fino alla mattina del 25 novembre, quando Diego Armando Maradona era ancora vivo e l’Argentina era un altro Paese, dove si pensava solo alla pandemia e alla crisi economica. Ma dopo il caos della camera ardente dentro la Casa Rosada e gli scontri con la famiglia di Diego, nessun politico vuole sbagliare. Nella prima notte di riposo del corpo di Maradona, fuori c’è stata la gendarmeri­a, dentro si è lavorato per installare un cerchio di illuminazi­one per sorvegliar­e il Pibe: proteggerl­o è la massima priorità del ministro di sicurezza della provincia di Buenos Aires.

L’infermiera

L’inchiesta per conoscere le circostanz­e della morte di Maradona continua a San Isidro, attraverso la procuratri­ce Laura Capra. Il cuore di Diego era due volte più grande di uno normale e le perizie continuano con ulteriori analisi. Secondo il comunicato rilasciato dal Ministero Pubblico Fiscale, l’ambulanza ha impiegato 11 minuti ad arrivare da Diego, ma quando l’hanno chiamata era già morto. L’ora della morte dichiarata dai testimoni coincide con quella dell’autopsia: tra le 11.30 e le 12. Quello che è cambiato rispetto al primo comunicato, invece, sono le circostanz­e precedenti al decesso. Jonathan Herrera, il nipote di Diego, l’aveva accompagna­to a letto nella notte di martedì. Alle 6.30 è andato via l’infermiere, che ha dichiarato che Maradona era vivo. Nella prima testimonia­nza l’infermiera Gisela ha detto di aver controllat­o Maradona, poi ha dichiarato che in realtà l’aveva solamente sentito andare in bagno alle 7.30 e, visto che stavano per arrivare gli psicologi, l’aveva lasciato riposare. Nel gruppo di Whatsapp degli infermieri di Diego ha scritto che era tutto ok. Erano le 8.50. Quando lo psicologo Carlos Diaz e la psichiatra Agustina Cosachov hanno bussato alla porta intorno alle 11, Diego non rispondeva. Sono poi arrivati Maximilian­o Pomargo (assistente di Maradona e cognato dell’avvocato Morla) e il nipote Johnny. Subito è entrata anche l’infermiera, che ha compiuto le prime manovre di rianimazio­ne. La temperatur­a di Diego era ancora normale. Il primo medico ad arrivare abita vicino alla casa del Pibe. La chiamata alla polizia del medico di Maradona, Leopoldo Luque, è durata 43 secondi e non è mai stato detto che il paziente era Diego. «Maschio, esattament­e 60 anni, possibile arresto cardiaco»: ha detto questo e basta. Solo il 2% dei pazienti dopo un’operazione per ematoma subdurale hanno complicazi­oni nel primo mese, ma la cifra è molto più alta consideran­do le patologie di Maradona, soprattutt­o quelle cardiache. Nella casa di San Andres non c’era il defibrilla­tore, perché Maradona, contrariam­ente ai suggerimen­ti della Clinica Olivos, non era considerat­o in ospedalizz­azione domiciliar­e.

Omaggi e... birre

Intanto quei matti che a Rosario hanno ideato la Iglesia Maradonian­a non avrebbero mai pensato che ci sarebbero state chiese di Maradona in tutto il Paese, piccoli altari in tutti gli stadi. In quello del Quilmes c’è un 10 con le candele in una delle tribune. Sulla maglia del Banfield c’e lo stemma di Diego nel petto. Tutte le partite della giornata di campionato iniziata ieri avranno il minuto di silenzio per Diego.

Alla Bombonera, tra candele e vecchie foto, ci sono anche lattine di birra. Tante. Il risultato di una lunga notte di lutto oppure un gesto simbolico? La birra era stata l’ultima condanna di Maradona. Come riconosciu­to dal vecchio amico Mariano Israelit: «Se eravamo a tavola con la soda, appariva questo Charly, il marito della sorella di Rocio Oliva, e portava la birra. E io chiedevo se era necessario, perché se mettevi la birra lui la beveva. Senza chiedere niente, lui portava via la bottiglia vuota e ne portava una nuova. Dopo la terza, Diego già balbettava. Lo portavano a letto, gli spegnevano il cellulare e quando arrivavano Dalma e Gianinna, dicevano che lui dormiva».

Le minacce

Intanto i tre dipendenti delle pompe funebri che hanno fatto i selfie con il corpo di Maradona nella bara hanno subito minacce di ogni tipo. L’Argentinos Juniors ha individuat­o il primo ed

è stato cacciato via dal club. Di un altro, invece, per ora non c’è traccia: gli ultrà della “12”, la curva del Boca, hanno negato che gli stiano dando la caccia.

L’aeroporto

Intanto si discute su come ricordare Maradona. «Penso che l’aeroporto di Ezeiza dovrebbe chiamarsi Maradona – ha detto il primo idolo di Diego, Enrique Bochini –, perché con tutto il rispetto per il ministro Pistarini, quando tu arrivi in Argentina arrivi da Maradona». Per ora è già garantita la creazione di una statua dentro l’aeroporto. Sarà una delle prime cose che vedranno i turisti che arrivano a Baires. Era anche il sogno che aveva Don Diego, il papà di Maradona. C’è anche il progetto di decretare il 30 ottobre, data di nascita di Maradona, giorno nazionale del calcio.

 ??  ??
 ??  ??
 ?? AFP/GETTY ?? 1 Momenti di dolore 1. La bara di Diego Maradona accompagna­ta da familiari e amici 2. Un cartello funebre in ricordo di Diego lungo le strade di Buenos Aires. Nella foto grande: un poster sulla parete dello stadio dell’Argentinos Juniors, a lui dedicato. Maradona appare come un nuovo Che Guevara nel famoso scatto di Alberto Korda
AFP/GETTY 1 Momenti di dolore 1. La bara di Diego Maradona accompagna­ta da familiari e amici 2. Un cartello funebre in ricordo di Diego lungo le strade di Buenos Aires. Nella foto grande: un poster sulla parete dello stadio dell’Argentinos Juniors, a lui dedicato. Maradona appare come un nuovo Che Guevara nel famoso scatto di Alberto Korda
 ??  ?? 2
2
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy