La Gazzetta dello Sport

C’è un’emergenza stipendi Cinque squadre in ritardo

Benevento, Genoa, Lazio, Napoli e Sampdoria hanno pagato fino ad agosto. Per evitare penalizzaz­ioni devono saldare entro martedì

- di Laudisa

L’altra scadenza

Entro il 16 di febbraio vanno versati gli oneri fiscali

Èuna ruota che gira: il calcio incassa meno e (di conseguenz­a) anche gli stipendi in Serie A arrivano col contagocce. O meglio, la maggioranz­a dei club fa i salti mortali per stare al passo con le norme e il buonsenso. Ma non manca chi preferisce aspettare l’ultimo momento (cioè il 1° dicembre) per restare in carreggiat­a ed evitare lo spettro delle penalizzaz­ioni. Nei giorni scorsi è emerso il caso del Napoli di Aurelio De Laurentiis, che non ha ancora pagato il mese di settembre e si ripropone di colmare la lacuna martedì prossimo, cioè l’ultimo giorno utile per i pagamenti dell’attuale trimestre: quindi includendo anche ottobre e novembre. In una situazione simile sono anche la Lazio di Claudio Lotito, sempre molto accorto nel gestire le proprie risorse finanziari­e, e Oreste Vigorito, patron del neo-promosso Benevento. In passato l’imprendito­re campano è sempre stato puntuale, ma in questi periodi di magra ha scelto di diluire gli emolumenti su base trimestral­e. In scia non potevano mancare pure la Sampdoria di Massimo Ferrero e il Genoa di Enrico Preziosi. Infatti da tempo le due società genovesi devono combattere con le ristrettez­ze di bilanci in bilico. E il loro surplace era inevitabil­e.

Misura condivisa

Per carità, sono tutti in regola perché l’ultima assemblea di Lega ha decretato un rinvio proprio sino al 1° dicembre per i pagamenti delle ultime tre mensilità. È una misura condivisa da tutte le società, consideran­do le precarie condizioni economiche del momento. A tal proposito va ricordato che in questa fase la Federcalci­o ha concesso ai presidenti di tutte le categorie profession­istiche un respiro sino al 16 febbraio per gli oneri fiscali. In parole povere, ora come ora un calciatore riceve al netto le proprie spettanze, ma lo Stato ha autorizzat­o la proroga. Insomma, si è attivato un meccanismo di solidariet­à che permette a tutti di superare questo difficile momento.

Sacrifici

Tutte le cosiddette componenti hanno fatto la loro parte in questo periodo sciagurato. I calciatori innanzitut­to, ma anche i loro rappresent­anti. L’Assocalcia­tori si è prodigata per trovare soluzioni pratiche, come durante il lockdown. Anche gli agenti si sono adoperati per intese specifiche e la loro mediazione è stata importante:

in media ciascun tesserato ha rinunciato ad almeno una mensilità. Per esempio, sotto questo profilo, la Juventus è stata la più sollecita a concordare con i propri giocatori una via d’uscita, che ha portato a una rinuncia immediata a tre mensilità. Con l’impegno della società della Continassa a garantire quelle spettanze nel biennio successivo. Una forma di fidelizzaz­ione che dimostra quanto sia importante la collaboraz­ione tra le proprietà e i propri calciatori. Anche l’Inter ha appena pattuito un accordo per rinviare al nuovo anno gli stipendi del luglio e agosto scorso. Soluzioni simili sono state trovate anche altrove. Tant’è vero che, anche tra coloro che sono al passo con i pagamenti nella stagione 2020-21, c’è chi in realtà deve ancora saldare degli arretrati.

Cattive abitudini

In ogni caso la via rimane stretta: da un lato c’è l’emergenza, dall’altro ci sono le cattive abitudini che negli anni hanno portato a rinvii metodici. Abitudini che contribuis­cono a rendere opache determinat­e condotte. È vero che i profession­isti ai massimi livelli sono tutelati sotto questo profilo (un calciatore può mettere in mora la propria società dopo 15 giorni di inadempien­za), ma le buone maniere evidenteme­nte aiutano a rasserenar­e l’ambiente. Sotto ogni profilo. Le prossime tappe saranno non meno delicate. Il vento della crisi soffia ancora forte e le ristrettez­ze finanziari­e rischiano di protrarsi a lungo. Non a caso il grido d’allarme lanciato anche di recente dai vertici di via Rosellini invoca nuove forme di sostegno. Una ragione in più per rimarcare un concetto: il Fair-play è indispensa­bile anche fuori dal campo.

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