Dybala Come e perché si è perso
Alla Juve così non basta: serve più punta Paulo fatica a trovare forma, convinzione, posizione: agisce troppo da trequartista
Bloccato Manca ancora un gol decisivo per convincersi di essere tornato
Posizione In campo tende ad arretrare e con Kulusevski si sposta all’ala
Siamo tranquilli, così come lo eravamo su De Ligt un anno fa. Lo conosciamo e tornerà decisivo
Fabio Paratici Su Dybala
Tutto poteva cambiare dopo venticinque minuti, al Vigorito, quando al termine della migliore azione juventina, e di un triangolo con Ramsey, Dybala si è trovato sul piede sinistro una palla da trasformare in gol. Poteva cambiare tutto: il resto del match di Benevento, e quindi la classifica della Juve, ma anche, forse, la stagione di Paulo. Fino a quel punto l’argentino con il numero 10 si era mostrato più attivo, forse anche più pericoloso, che nel recente passato. Un gol lì, una fiducia crescente, e forse la Joya non sarebbe tornata nel pozzo da cui sta faticosamente provando a uscire in questo inizio di stagione. Quella palla del 25’ non è stata l’unica occasione e l’unico errore della Juve, ma senza dubbio la più evidente (insieme alla dormita sulla rete di Letizia, a cui Paulo ha partecipato in prima persona). Così come il rendimento sotto standard di Dybala non è l’unico problema della squadra di Pirlo: forse nemmeno il più grande, ma certamente il più evidente, quello che fa più rumore.
Smarrimento
In fondo, stiamo parlando del miglior giocatore dell’ultimo campionato, come sancito dalla Lega di A. In fondo la Juventus si aspetta di essere presa per mano da lui, a maggior ragione quando Ronaldo non c’è e la scena dovrebbe essere libera. A Benevento l’occasione era ghiotta, il partner d’attacco gradito e “in palla”, l’avversario potenzialmente perforabile, visto che arrivava con la peggior difesa di A. Invece è stata un’altra occasione persa: dopo quel tiro finito a lato il rendimento di Paulo è sceso con una certa costanza. Le combinazioni non sono più riuscite, le vie verso la porta si sono perse, Paulo è finito spesso ai margini o fra i piedi degli avversari, ricomparendo nel finale con un tiro parato.
Forma e ritardi
La seconda stella della squadra, ammesso che il sorpasso di Morata sia temporaneo e non definitivo, non torna a brillare.Come si è perso Dybala? Ci sono motivazioni di varia natura: tattica, psicologica, fisica. Le ultime sono state le più esplorate e credibili nelle scorse settimane. Ha cominciato la stagione rincorrendo per l’infortunio alla coscia. Poi sono arrivati l’infezione urinaria e gli antibiotici: allenamenti a singhiozzo, partite saltate, forma tutta da ritrovare. Ora però Paulo è a disposizione da un mese abbondante, in cui è stato reinserito gradualmente, anche perché l’esplosione del “Moraldo” non induceva alla fretta. Sabato per 30 minuti si sono riviste “gamba” e guizzi. Il calo seguente è in parte imputabile alla forma non perfetta.
Ma col fisico non si spiega tutto.
Tattica e testa
Il numero 10 in questo inizio di stagione ha faticato spesso, se non in ogni partita, a trovare la giusta posizione in campo. Pur partendo dalle stesse zolle di sempre, la voglia di toccare palloni lo induce spesso a rientrare verso la metà campo, ad allontanarsi da quell’area dove potrebbe essere più decisivo. Non è un’indicazione in senso stretto di Pirlo, e nemmeno una necessità dettata dalla presenza dei compagni di reparto. Sembra più una tendenza innata al “trequartismo” che però finisce con l’adattarsi male allo schieramento attuale, rischiando anche di lasciare Morata o Ronaldo soli in mezzo ai difensori. Lontano dalla porta anche il quasi 90% di passaggi riusciti non sono decisivi. Con l’ingresso di Kulusevski, che partendo da destra si accentrava, il 10 ha finito per spostarsi all’ala destra: meccanismi da oliare. C’è poi anche una componente psicologica, la necessità del giocatore di sbloccarsi e tornare a sentirsi decisivo come prima dell’infortunio che ne ha chiuso in anticipo la scorsa stagione. I gol al Ferencvaros, non decisivi e su omaggio troppo gentile dei difensori, non sono bastati a far scattare la convinzione del «sono tornato». La prossima occasione non tarderà, sabato nel derby senza Morata tocca ancora a lui. Sembra un buon contesto, per tirarsi fuori “dal pozzo”.