La Lazio paga la Champions Travolta da mezza Udinese
Spenti e rinunciatari, i biancocelesti sono dominati dai friulani senza sei titolari e senza Gotti in panchina
Sorpresa? No. Logica e giusta conseguenza di una partita giocata da una parte con motivazioni a mille, rigore tattico e lucidità nei momenti chiave. E dall’altra affrontata senza mordente, con ritmo troppo basso e la sbadataggine di chi non sa neppure cogliere i (pochi) momenti che potrebbero cambiare il corso degli eventi. L’Udinese sbanca meritatamente l’Olimpico biancoceleste, regalandosi tre punti che, oltre a migliorare la classifica, possono essere la svolta della stagione. Se questo è il vero volto dei friulani è lecito ambire a qualcosa di più di una semplice salvezza.
Tango argentino
Tanto più che la vittoria su una Lazio troppo brutta per essere vera arriva, per i bianconeri, in formazione ampiamente rimaneggiata. Tra infortuni e presunte positività al Covid (non sono state ufficializzate dal club) l’Udinese deve fare a meno di mezza squadra (Lasagna, Nestorovski, Okaka, Mandragora, De Maio e Ouwejan). Ma Gotti, assente pure lui (lo sostituisce in panchina il vice Cioffi), prepara la gara alla perfezione. Spegne le fonti di gioco biancocelesti con un centrocampo mobile e «cattivo» il giusto, ma non si limita a quello. Appena capisce che la Lazio non è in giornata la formazione friulana prende il comando delle operazioni a fa ballare la retroguardia di casa. Il movimento e le ispirazioni di Pereyra e De Paul sono fondamentali nel rompere gli equilibri della gara. Non a caso le tre reti dei friulani nascono da loro iniziative. Il primo lo costruisce Pereyra, che porta a spasso mezza difesa laziale prima di scaricare per il tiro vincente di Arslan (con deviazione determinante di Acerbi). Gli altri due li confeziona De Paul, che manda in rete Pussetto a un soffio dell’intervallo e Forestieri nella ripresa. Inevitabile pensare che gli argentini (lo sono sia gli ispiratori sia i finalizzatori
tranne Arslan) abbiano voluto lasciare un segno concreto nel giorno del ricordo di Maradona (la Lazio lo omaggia con una coreografia a lui dedicata sulle gradinate dell’Olimpico e con la scritta AD10S sulle maglie).
Apatia totale
Un argentino ce l’ha pure la Lazio. Ed è lui, Correa, che potrebbe far prendere alla gara degli inzaghiani tutta un’altra piega se capitalizzasse il cioccolatino servitogli da Luis Alberto in apertura. Ma la Lazio si esaurisce in quel lampo. Passeggia invece di correre, arriva sempre seconda sulla palla, non chiude quando l'Udinese pigia sull'acceleratore. Le scelte di Inzaghi non sono felici, perché la rinuncia a Leiva, Marusic e Milinkovic in vista del Dortmund appare suicida (il serbo, appena rientrato dalla quarantena per Covid, resterà per tutto il match in panca). Ma la prova apatica dei biancocelesti non si spiega solo con le scelte del tecnico. In emergenza, e senza più titolari di ieri, la Lazio aveva ottenuto risultati insperati tanto in campionato quanto in Champions. Stavolta il passaggio a vuoto è più psicologico che tecnico. Il match di mercoledì col Borussia dirà se il problema era la testa già a quella sfida o se invece la battuta d’arresto
(la terza in nove giornate di campionato, con una classifica che non è quella che ci si aspettava) è figlia di una più ampia involuzione.
Solo Ciro
Difficile salvare qualcosa nella giornata biancoceleste, a parte il solito gol di Immobile. Che, oltre a rendere un po’ meno amaro il punteggio finale, consente al bomber di continuare la scalata verso i primati di Silvio Piola. Con 108 gol in A stacca Signori ed è ora da solo al secondo posto dei marcatori laziali di tutti i tempi. Posizione che già occupava nella graduatoria che comprende pure i gol
nelle coppe (dopo quella di ieri sono 133 le sue reti complessive con la Lazio, contro le 159 di Piola). Numeri che di solito fanno la differenza per la Lazio. A prevalere stavolta sono invece i gol di chi non aveva mai segnato o non lo faceva da tempo. Primo gol in A di Arslan (con il primo tiro nello specchio della porta mai effettuato), il primo gol di Forestieri in A dopo quasi tredici anni (e il secondo in assoluto dopo quello col Siena nel gennaio 2008) e il settimo gol con l'Udinese di Pussetto.