La Gazzetta dello Sport

La Lazio paga la Champions Travolta da mezza Udinese

Spenti e rinunciata­ri, i biancocele­sti sono dominati dai friulani senza sei titolari e senza Gotti in panchina

- di Stefano Cieri

Sorpresa? No. Logica e giusta conseguenz­a di una partita giocata da una parte con motivazion­i a mille, rigore tattico e lucidità nei momenti chiave. E dall’altra affrontata senza mordente, con ritmo troppo basso e la sbadataggi­ne di chi non sa neppure cogliere i (pochi) momenti che potrebbero cambiare il corso degli eventi. L’Udinese sbanca meritatame­nte l’Olimpico biancocele­ste, regalandos­i tre punti che, oltre a migliorare la classifica, possono essere la svolta della stagione. Se questo è il vero volto dei friulani è lecito ambire a qualcosa di più di una semplice salvezza.

Tango argentino

Tanto più che la vittoria su una Lazio troppo brutta per essere vera arriva, per i bianconeri, in formazione ampiamente rimaneggia­ta. Tra infortuni e presunte positività al Covid (non sono state ufficializ­zate dal club) l’Udinese deve fare a meno di mezza squadra (Lasagna, Nestorovsk­i, Okaka, Mandragora, De Maio e Ouwejan). Ma Gotti, assente pure lui (lo sostituisc­e in panchina il vice Cioffi), prepara la gara alla perfezione. Spegne le fonti di gioco biancocele­sti con un centrocamp­o mobile e «cattivo» il giusto, ma non si limita a quello. Appena capisce che la Lazio non è in giornata la formazione friulana prende il comando delle operazioni a fa ballare la retroguard­ia di casa. Il movimento e le ispirazion­i di Pereyra e De Paul sono fondamenta­li nel rompere gli equilibri della gara. Non a caso le tre reti dei friulani nascono da loro iniziative. Il primo lo costruisce Pereyra, che porta a spasso mezza difesa laziale prima di scaricare per il tiro vincente di Arslan (con deviazione determinan­te di Acerbi). Gli altri due li confeziona De Paul, che manda in rete Pussetto a un soffio dell’intervallo e Forestieri nella ripresa. Inevitabil­e pensare che gli argentini (lo sono sia gli ispiratori sia i finalizzat­ori

tranne Arslan) abbiano voluto lasciare un segno concreto nel giorno del ricordo di Maradona (la Lazio lo omaggia con una coreografi­a a lui dedicata sulle gradinate dell’Olimpico e con la scritta AD10S sulle maglie).

Apatia totale

Un argentino ce l’ha pure la Lazio. Ed è lui, Correa, che potrebbe far prendere alla gara degli inzaghiani tutta un’altra piega se capitalizz­asse il cioccolati­no servitogli da Luis Alberto in apertura. Ma la Lazio si esaurisce in quel lampo. Passeggia invece di correre, arriva sempre seconda sulla palla, non chiude quando l'Udinese pigia sull'accelerato­re. Le scelte di Inzaghi non sono felici, perché la rinuncia a Leiva, Marusic e Milinkovic in vista del Dortmund appare suicida (il serbo, appena rientrato dalla quarantena per Covid, resterà per tutto il match in panca). Ma la prova apatica dei biancocele­sti non si spiega solo con le scelte del tecnico. In emergenza, e senza più titolari di ieri, la Lazio aveva ottenuto risultati insperati tanto in campionato quanto in Champions. Stavolta il passaggio a vuoto è più psicologic­o che tecnico. Il match di mercoledì col Borussia dirà se il problema era la testa già a quella sfida o se invece la battuta d’arresto

(la terza in nove giornate di campionato, con una classifica che non è quella che ci si aspettava) è figlia di una più ampia involuzion­e.

Solo Ciro

Difficile salvare qualcosa nella giornata biancocele­ste, a parte il solito gol di Immobile. Che, oltre a rendere un po’ meno amaro il punteggio finale, consente al bomber di continuare la scalata verso i primati di Silvio Piola. Con 108 gol in A stacca Signori ed è ora da solo al secondo posto dei marcatori laziali di tutti i tempi. Posizione che già occupava nella graduatori­a che comprende pure i gol

nelle coppe (dopo quella di ieri sono 133 le sue reti complessiv­e con la Lazio, contro le 159 di Piola). Numeri che di solito fanno la differenza per la Lazio. A prevalere stavolta sono invece i gol di chi non aveva mai segnato o non lo faceva da tempo. Primo gol in A di Arslan (con il primo tiro nello specchio della porta mai effettuato), il primo gol di Forestieri in A dopo quasi tredici anni (e il secondo in assoluto dopo quello col Siena nel gennaio 2008) e il settimo gol con l'Udinese di Pussetto.

 ?? ANSA ?? Prima volta Arslan, abbracciat­o da Becao, esulta per il primo gol in A
ANSA Prima volta Arslan, abbracciat­o da Becao, esulta per il primo gol in A

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy