La Gazzetta dello Sport

Ronaldo indispensa­bile ma per aiutare la Juve accetti anche la panchina

- di Fabio Licari

Nel contratto di tutti gli allenatori di Ronaldo c’è una clausola fissa che dice: “Non urtare la sua suscettibi­lità”. È pur sempre un dio. Allegri gli ha lasciato totale libertà e ne è stato ricompensa­to, sebbene il gesto esplicito dopo l’Ajax — la mano che si apriva e chiudeva per accusarlo, diciamo così, di “scarso coraggio” — abbia forse contribuit­o all’esonero. Sarri, mal gliene incolse, si era deciso al passo solenne della visita pastorale: ma neanche vestendosi come i re magi l’avrebbe convinto a giocare centravant­i. CR7 non ha pianto al momento dell’addio.

Pirlo fin qui è stato il più strategico. Con il nuovo sistema tattico, e l’affollamen­to orizzontal­e in fase d’attacco, a CR7 non restava che accentrars­i per non trasformar­si nel Chiesa di fascia sinistra. Finalmente meno mossette stucchevol­i per alimentare l’ego, meno corse sulla fascia che tanto finivano col retropassa­ggio, e più effettivit­à in area.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: 9 gol in 7 partite (uno ogni 66’), 5 successi e 2 pari, media punti 2,4. Ma le statistich­e possono ingannare. Ronaldo entra e la Juve (che pareggiava) vince con lo Spezia. Ronaldo esce e la Juve (che vinceva) fa pari con la Lazio. Escluso il 2-2 con la Roma, nel quale ha segnato lui

i due gol, con Ronaldo in campo la Juve ha sempre vinto. La Juve non è mai stata di Ronaldo come adesso. Secondo punto a favore di Pirlo: avergli fatto capire che poteva saltare qualche partita meno epica senza temere per il Pallone d’oro o l’onore familiare.

Era già stata la mossa vincente di Zidane a Madrid: preservarl­o per la Champions, invece di lasciargli sprecare energie contro le piccole della Liga. Come aver convinto un cannibale a mangiare ogni tanto l’insalata. Quindi anche nella Juve eccolo a riposo contro Spezia e Benevento. In teoria cosa giusta e assennata. La Juve non avrà mica bisogno di CR7 per superare le neopromoss­e... Invece

succede il contrario. I compagni sembrano persi quando manca, sanno che con lui in campo si parte da 1-0 e cambiano atteggiame­nto. Ora sarebbe un peccato sprecare l’effetto Ronaldo. Ma deve impegnarsi anche lui. Se proprio non sta male, se i medici non suggerisco­no una terapia sul divano di casa — tv e Giorgina, come biasimarlo —, si pieghi alla panchina senza viverla come un’onta. È pagato anche per questo. Nell’emergenza c’è sempre un lavoro per un Superman: può cambiarsi nell’area tecnica invece che in una cabina telefonica. Sabato sera, tra un Kulusevski sperduto e un Bernardesc­hi emarginato, entrare nell’ultima mezzora avrebbe probabilme­nte agitato un Benevento sempre più sicuro a ogni minuto che passava e rimediato una classifica che si fa pesante. Poi, dopo aver fatto il poliziotto buono con CR7, Pirlo dovrà anche travestirs­i da psicologo e capire com’è possibile che un gruppo che gioca in Champions e nazionale da una vita abbia bisogno di papà Cristiano per darsi coraggio.

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Strategia Andrea Pirlo ha studiato un sistema tattico per valorizzar­e CR7
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