MILAN DAMMI IL + 5
Romagnoli, Kessie, un grande Gigio (che vuole restare): Fiorentina senza scampo (2-0) e miglior partenza nell’era dei 3 punti
Demolita una Fiorentina fragile Milano capitale: rossoneri e nerazzurri non erano ai primi due posti dal 2011
Avanti di cinque punti su Inter e Sassuolo; di sei su Juve, Napoli e Roma. Unica capolista imbattuta dei cinque maggiori campionati europei (Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna). «Quest Milan (questo Milan, ndr) l’è on gran Milan», direbbe forse Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che così si era espressa sabato a proposito della città, in collegamento con la Bocconi. Il Milan ha sconfitto la Fiorentina e lo ha fatto con la sicurezza della squadra che non ha paura di comandare. L’assenza di Ibrahimovic non ha inciso. Stefano Pioli non si è appisolato sui gol e sul carisma dello svedese. Sapeva che Ibra non avrebbe potuto giocarle tutte e ha lavorato sull’identità tattica, il 4-2-3-1 a spinta laterale. Il Milan può sopravvivere a un infortunio del suo leader, si nutre di una mix sano tra “giochismo” e “fuoriclassismo”. L’Inter ha i giocatori, non un grande gioco. La Juve insegue la chimera di un calcio alla Guardiola, ma per ora dipende da un campionissimo di 35 anni: senza CR7 s’inceppa. Il Milan ha trovato la sintesi e ieri ha mostrato mentalità e maturità. Può competere per lo scudetto.
Milano capitale
Milan primo e Inter seconda, seppure in condominio con il Sassuolo. Se tralasciamo le prime due giornate di ogni campionato, fase in cui la classifica è corta e densa, non capitava dal 22 maggio 2011 che le milanesi occupassero la prima e la seconda posizione di Serie A. Particolare significativo: quel Milan 2010-2011, allenato da Massimiliano Allegri, vinse lo scudetto, l’ultimo prima della dittatura juventina dei 9 titoli consecutivi. Corsi e ricorsi?
Una squadra alata
La propositività della Fiorentina, l’efficacia del Milan. Esser costruttivi è cosa buona e giusta, a patto di non porgere tutte e due le guance e farsi prendere a sberle su ogni ribaltamento. La Fiorentina ha giocato un ambizioso scorcio iniziale di gara, in cui si è avvicinata a Donnarumma. Ad ogni minima ripartenza del Milan è stata però affettata dalle incursioni di Saelemaekers e Hernandez sulle corsie esterne. Incontenibile
il belga, sempre più insistente e martellante nelle sue percussioni. Sulle corsie laterali il Milan viaggia a velocità superiori. Era scritto che il gol sarebbe arrivato, troppo alati i rossoneri e troppo friabile la fase difensiva viola. Il fatto che l’1-0 abbia preso corpo su un corner rappresenta un’aggravante. Sulle palle inattive i prandelliani si dislocavano a
zona e al primo calcio d’angolo il Milan, con un soffio di Romagnoli, ha buttato giù il castello di cartone davanti a Dragowski. La Fiorentina è stata sfortunata, ha colpito un palo con Vlahovic, poi è ricascata sulle scale della sua fragilità. Ha donato due rigori al Milan, e sul secondo si può discutere, ma non è stato scandaloso concederlo. Kessie ha trasformato un penalty e con benevolenza ha devoluto l’altro a Dragowski.
Un grande portiere
All’intervallo Prandelli ha dato una mischiata alle carte del suo mazzo, fuori Callejon e dentro Bonaventura. Non più 4-3-3 o 4-4-2 a seconda delle fasi, ma 4-3-1-2, con l’ex rossonero trequartista e con Pulgar vertice basso del centrocampo. Prandelli
ha cercato rifugio nel “rombo”, lo schema della sua Nazionale, però il ritorno al passato non ha funzionato. La Fiorentina è finita dentro un imbuto. Ha avuto un’altra grossa chance con Ribery, ma Donnarumma è stato superlativo per la seconda volta. Ecco, il portiere è un’altra delle ragioni che rende il Milan scudettabile. Donnarumma ripiana le sbavature
difensive, genera differenze. Tutto fieno per gli interessi del suo agente Mino Raiola, impegnato nelle trattative per il rinnovo del contratto.
Zlatan-mentalità
Nella ripresa il Milan è entrato in modalità amministrazione. Ha disdegnato il terzo gol, anche se Calhanoglu ci è andato vicino (palo), ma non ha patito
cali di tensione e ha sedato la Fiorentina. Una presa ferrea, una dimostrazione di consapevolezza. Ibrahimovic può guarire con calma. Il Milan non dipende in toto da lui e le statistiche confermano: nelle sei partite di Serie A giocate senza Zlatan durante l’anno solare 2020, il Diavolo non ha mai perso, cinque vittorie e un pareggio. Non vuole dire che la
squadra possa rinunciare a Ibrahimovic, tutt’altro. Significa che la mentalità vincente dello svedese è stata introiettata e che come ieri basta la presenza “attiva” di Ibra a ridosso del campo per tenere tutti svegli.