La Gazzetta dello Sport

Ai piedi di Romelu

Non solo gol: Lukaku sempre più leader «Sul 3-1 dovevamo chiudere il match» E il tecnico: «Siamo vivi, questo conta»

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lla fine, in questa spremuta di puro interismo, sotto a una pioggia battente che rende mistica ogni impresa, Romelu srotola le sue braccia enormi: dentro a quell’abbraccio ci sta tutta la sua Inter, risorta nella notte più folle e più bella. Sta comodo sopratutto Antonio Conte, l’uomo che l’ha voluto sopra ogni cosa per edificare un ambizioso progetto. In fondo, c’è spazio per ogni tifoso nerazzurro che spera ancora nel miracolo degli ottavi di Champions. Anzi ci crede pure: quale altra squadra può contare su un ariete che butta giù ogni parete? Prendete il povero Zakaria, spedito nel secondo tempo da Rose per fare a botte con Romelone, che nel primo tempo aveva trattato come bimbi indifesi quei poveri difensori. Ebbene, anche l’enorme Zakaria si sveglierà di notte con l’incubo belga: il marchio sulla partita è quell’irruenza mista a tecnica con cui Lukaku ha segnato il 2-0, prima del tris.

APalla di demolizion­e

Più che i gol, però, è la leadership del centravant­i a impression­are. A indicare la via della rinascita: «Come ho detto sempre sono uno dei 25, ci sono altri con più esperienza di me: questi ragazzi mi stanno facendo crescere tantissimo e li devo ringraziar­e se ho giocato le migliori partite europee», ha ammesso con umiltà. Solo Lewandowsk­i (18) ed Haaland (16) superano i suoi 13 centri in Europa nelle ultime due stagioni. Ma prima di prendere l’1-1 nella maniera più beffarda, Romelu urlava contro i compagni, improvvisa­mente intimoriti. Sentiva aria di tempesta: «Ero un po’ arrabbiato, dobbiamo imparare da questi momenti. E poi quando sei sul 3-1 la partita deve essere chiusa e invece stavolta dobbiamo ringraziar­e il Var... Questo ci dà forza nel futuro».

Sono solo uno di 25... Il pareggio? In quel momento ero arrabbiato

La rinascita

Se Lukaku è la palla di demolizion­e, Conte è l’architetto: ha costruito un’idea, l’ha difesa nei momenti duri quando le inevitabil­i critiche piovevano. E in due partite ha cambiato la storia dell’intera stagione: la qualificaz­ione è sempre assai difficile, ma da domani tutto assumerà comunque un colore diverso. L’Europa ha visto, infatti, una potenziale grande squadra. In campionato Conte ha domato il Sassuolo e ieri, con arguzia e mosse coraggiose, ha messo all’angolo una delle più insidiose squadre del continente. La rete di Darmian è arrivata su assist di Gagliardin­i e in quella insolita e il maestro

A destra, Romelu Lukaku, 27 anni. In alto, Antonio Conte, 51 anni connection c’è la firma dell’allenatore: l’esterno messo a sorpresa al posto del costosissi­mo Hakimi e il fedelissim­o di Antonio da troppi criticato. Tra l’altro, da novembre 2008 un italiano dell’Inter non segnava su assist di un connaziona­le in Champions. Così alla fine il tecnico ha dato la sua sentenza: «Se non sei una squadra da tutti i punti di vista, tattico e caratteria­le, qui non vinci soprattutt­o ora. Invece, noi abbiamo stramerita­to anche se potevamo evitare sofferenze inutili. Siamo vivi e questa è la cosa più importante. Quando abbiamo questa voglia, gli altri vanno in difficoltà. E con responsabi­lità da parte di tutti, possiamo crescere». Se dopo il naufragio contro il Madrid era lecito pensare che, in quel particolar­e momento, la guida di Conte non fosse più saldissima sul volante, stavolta è sacrosanto notare lo spirito magnifico forgiato nella difficoltà dal tecnico: tutta la truppa, il gigante

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Il ciclone

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