E se Dybala giocasse più indietro? Pirlo ci provò e diventò... Pirlo
Domenica, a Benevento, è rimasto fuori Ronaldo. Oggi toccherà a Dybala. Nel derby, perché squalificato, sarà la volta di Morata. Insomma, è turnover continuo, a volte obbligato, tra i tre grandi attaccanti della Juve. Di una Juve, a dispetto della classifica, forte e piena di soluzioni. Con il freno, denunciato da Pirlo, di non avere ancora una personalità spiccata: “limite”, secondo il tecnico, dei tanti giovani di valore assoluto, ma con la necessità di misurarsi con una maglia prestigiosa e pesante come quella bianconera. In tutto questo, parliamoci chiaro, c’è però la questione centrale di casa Juventus: ma si possono accordare tutti e tre insieme Ronaldo, Morata e Dybala? O, come dice qualcuno - e come sembra di capire anche dalla prudenza di questi mesi c’è il rischio di sbilanciare troppo la squadra?
Cominciamo dalla prima parte del discorso: la Juve pecca a volte di personalità. Se tutto questo fosse vero ed è difficile pensarlo quando hai tanti campioni - riuscirebbe ancora di più incomprensibile la rinuncia a una delle tre stelle. Una squadra che vuole essere autorevole può permettersi di tenere fuori (visto che Ronaldo giustamente non si tocca) uno tra Morata e Dybala? La risposta è chiaramente un no secco. Come può sembrare altrettanto surreale il dibattito sull’integrazione tecnica dei tre. Che hanno tra l’altro caratteristiche completamente differenti. È uno stoccatore che vuole sempre il pallone, Ronaldo. È un uomo di profondità e che cerca lo spazio, Morata. È un campione che immagina se stesso in un orizzonte Dybala. E discutere della loro coesistenza, è come domandarsi se Jairzinho, Gerson, Tostao, Pelé e Rivelino siano stati il frutto della nostra fantasia di mezzo secolo fa. La qualità è fondamentale, nel calcio di ieri e di oggi. E da quel confine, anzi, passano spesso le fortune di una squadra. A patto naturalmente di mettersi in gioco. E qui arriviamo alla seconda parte del discorso. Come accordare Dybala con la coppia Ronaldo-Morata? Chiedendo sicuramente al centravanti spagnolo quel movimento, quel sacrificio, che è nelle sue corde. E forse provando a domandarsi se per Dybala una tesi da discutere o magari una suggestione - non si potrebbe immaginare un percorso tattico, un’evoluzione mi verrebbe da dire, alla portata di un campione così. Alla Juve, se ne parla da quattro mesi, manca un regista, un centrale, un playmaker: ognuno può dargli il nome che preferisce, perché tanto non rende l’idea. Ma perché questo catalizzatore di gioco - che forse è il termine più adatto - non potrebbe essere proprio Dybala?
D’altronde è piena la storia di calciatori che hanno fatto il passo decisivo in avanti e non è un paradosso arretrando la loro posizione. È successo, per fare l’esempio meno rumoroso, con Liverani. Che ha cominciato alla Viterbese da trequartista, per poi essere trasformato da Cosmi in un regista capace di spopolare a Perugia, far bene alla Lazio, conquistare la Nazionale italiana. È successo, per alzare notevolmente l’asticella, proprio con Pjanic alla Juve: quando Allegri ha ammorbidito le sue smanie da incursore per farne il cervello della Juve. È successo per andare all’attualità illuminante nell’Atalanta di oggi, con Gomez, che da seconda punta è stato trasformato da Gasperini in un formidabile tuttocampista.
In questo modo Dybala potrebbe anche uscire dalla difficile coesistenza, almeno così si dice, con Ronaldo alla Juve e con Messi nell’Argentina. E poi… E poi, ah sì, qualcosa di simile è già successo proprio con Pirlo. Anzi, proprio a Pirlo. Se non ci avesse pensato Mazzone a metterlo trenta metri più indietro, sarebbe mai diventato quel meraviglioso campione, anche del mondo, che abbiamo ammirato?