La Gazzetta dello Sport

Resistenza e orgoglio Mick ha vinto due volte

- di Gianluca Gasparini

Il peso sulle spalle dev’essere stato enorme, e non solo negli ultimi giorni in Bahrain. Quando esordì suo padre in F.1, un venerdì di agosto del 1991 in Belgio, nessuno lo conosceva e nessuno si attendeva exploit clamorosi (che peraltro in prova ci furono...). Ieri, invece, tutto il mondo guardava Mick Schumacher aspettando che portasse a casa il titolo di F.2. Un altro finale della vicenda non era proprio contemplat­o. E quando devi gestire un’eredità simile e su di te hanno già caricato le loro emozioni i tifosi “orfani” di papà Michael, per resistere a tutte le pressioni e riuscire a compiere la prima vera missione che il destino di pilota ti ha assegnato ci vogliono solidità e fiducia in se stessi. Non ha prodotto una gran gara ieri, Schumi jr, ma il campionato se l’era vinto con la bella rimonta del giorno prima, bastava controllar­e sperando che Ilott non facesse i miracoli. Nonostante questo, in partenza Mick ha cercato di andare in testa con grinta, senza paura.

Un bel segnale. Il resto è rappresent­ato dal dopo, dalla gioia da gustare senza esagerazio­ni, come ci ha abituato a vedere da tempo. Soddisfazi­one contenuta, umiltà, sguardo già proiettato al 2021 che lo vedrà in F.1 con la Haas motorizzat­a Ferrari. Che anni fa ha portato il figlio di Schumacher in famiglia, riallaccia­ndo il filo di una storia unica. L’idea è di farlo crescere, per capire quanto vale davvero. E forse un giorno fargli indossare quella tuta rossa che stava così bene a Michael. Nel frattempo sarà bello conoscere meglio anche l’uomo, un giovane di 21 anni capace di portare con orgoglio e grande dignità un cognome pesantissi­mo. In questo Mick ha già conquistat­o qualcosa di più di un titolo di F.2.

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