La Gazzetta dello Sport

L’altro Insigne

Roberto e un fratello per la pelle: «L’immagine di Maradona? A Lorenzo l’ha fatta il mio tatuatore C’è un rapporto molto stretto, lo sento spesso»

- di G.B. Olivero

«CI ISPIRA DEL PIERO NAPOLI CAMPIONE E BENEVENTO SALVO: SAREBBE UN SOGNO»

Il sogno di Roberto Insigne divenne realtà molto presto: il 13 gennaio 2013, a 18 anni, debuttò in Serie A con la maglia del Napoli giocando sei minuti in coppia con il fratello Lorenzo. Dopo il sogno è iniziata la vita del calciatore, tanti prestiti nelle serie minori cercando di meritarsi un’altra occasione in A. Perugia, Reggina, Latina, Avellino, Benevento senza mai chiedersi se quella fosse la strada giusta: «Io resto sempre sereno - racconta Roberto -, faccio un passo alla volta e sono sicuro che alla fine i valori emergono e se te lo meriti arrivi in alto. Nessuno mi ha regalato nulla e sono tornato in A con il Benevento sette anni dopo quella fantastica prima volta. Quei sei minuti sono stati i più belli della mia vita. Per un napoletano giocare al San Paolo con quella maglia è un sogno. E in più c’era Lorenzo insieme a me».

Insigne, ci restò male quando il Napoli dopo tanti prestiti decise di cederla?

«No, perché in fondo ero preparato e poi a Benevento ero già stato un anno e mi ero trovato benissimo. Questa è una società ambiziosa con un grande presidente. E la piazza è simile a Napoli, si vive per il calcio».

Il Benevento ha già imparato come si sta in Serie A?

«Ci siamo adeguati in fretta per fortuna. La differenza tra AeBè enorme, serve più tecnica e più velocità. Siamo soddisfatt­i della partenza, abbiamo dimostrato di poter stare in questa categoria».

È cambiato qualcosa nel vostro modo di giocare rispetto all’anno scorso?

«Quasi niente, lo staff e gran parte della rosa sono quelli dell’ultima stagione. E così i principi non sono mutati, anche perché riteniamo che la strada del gioco sia quella giusta. Nessuno ti regala nulla, bisogna meritarsi ogni punto. In B subimmo una sola sconfitta brutta, quella di Pescara: una giornata in cui non giocammo da squadra. In questa stagione è successo con lo Spezia, ma in tutte le altre gare siamo stati attenti e propositiv­i. È fondamenta­le la compattezz­a quando si attacca e quando si difende. La nostra manovra parte dal basso perché abbiamo difensori forti tecnicamen­te e poi quella è la nostra mentalità».

Inzaghi se l’aspettava così? «Sinceramen­te no, non pensavo che fosse così bravo. A distanza ti fai delle idee sbagliate, bisognereb­be sempre aspettare prima di giudicare. Pensavo che il nome gli avesse dato una spinta per iniziare la carriera in panchina e invece è bravissimo e si è meritato la Serie A. Fin dal suo primo discorso in ritiro ho capito perché allena: è semplice, vive per questo. Se vai al campo alle 8 del mattino, alle 14 o dopo cena lo trovi lì con il suo staff. E poi ha il pregio di conoscere e capire il calcio».

Il pareggio con la Juve vi ha dimostrato di essere sulla strada giusta?

«Sì, soprattutt­o perché abbiamo avuto la conferma che se tutti ci sacrifichi­amo possiamo ottenere grandi risultati».

Siete la terza peggior difesa. È lì che dovete crescere un po’? «Certo, anche se abbiamo preso tanti gol contro Inter e Roma pur giocando buone partite. Il segreto è difendere in undici, non solo in cinque o sei. Dalla partita con la Juve in poi tutti abbiamo aumentato la collaboraz­ione nella fase di non possesso. E nelle ultime tre partite abbiamo incassato solo un gol».

A proposito di gol, deve migliorare la sua media?

«Sì. Ho realizzato una sola volta finora, ma a me piace fare assist anche più segnare. Io voglio crescere per aiutare la squadra a raggiunger­e il suo obiettivo. Salvezza del Benevento e cinque gol miei: metto la firma».

Che rapporto ha con Lorenzo?

«Molto stretto, ci sentiamo spesso. Ha visto il tatuaggio che ha voluto con l’immagine di Maradona? È andato dal mio tatuatore e mi ha chiamato mentre era da lui. Abbiamo altri due fratelli: Antonio gioca in Promozione, mentre Marco aveva talento, ma era svogliato e adesso lavora a Trenitalia».

Lei e Lorenzo avete giocato insieme, avete segnato nella stessa partita (Benevento-Napoli 1-2). Qual è il prossimo sogno da realizzare?

«Eh, ce l’ho in testa: scudetto al Napoli e Benevento salvo. Cosa è più probabile? Mi viene da dire il tricolore per Lorenzo».

L’idolo di Lorenzo era Del Piero. E il suo?

«Lo stesso: Ale ha ispirato entrambi. Anche se adesso io, che sono un po’ più giovane, ho Lorenzo come modello».

Non pensavo che Inzaghi fosse così bravo: vive per il calcio, è sempre al campo

Abbiamo altri due fratelli: Antonio gioca nei dilettanti, Marco lavora per Trenitalia

Roberto Insigne

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Che famiglia
1. Insigne contro Insigne in BeneventoN­apoli
2. Roberto con la figlia Patrizia
3. Roberto con la moglie Elisabetta
4. Lorenzo con Maradona
5. I quattro fratelli Insigne: Roberto e Lorenzo con Marco e Antonio
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