Perché Tyson attira più degli atleti in attività
Sorpresi? Stupiti che il ritorno sul ring di Mike Tyson dopo 15 anni di inattività, e a 54 primavere suonate, abbia fruttato con le sole vendite in pay per view la considerevole cifra di oltre 66 milioni di euro? Noi no. Perché il rientro alle competizioni di un mito del suo sport, anche se ormai in età da pantofole e panciera, stimola da sempre la curiosità, quasi morbosa, degli appassionati. Per restare ammirati o, in caso di flop, per poter partire con gli strali: è bollito, è patetico, andava solo in cerca di soldi e di pubblicità. Normale.
Ci sono campioni che scelgono di uscire di scena all’apice della carriera; altri che si trascinano fin quasi a far passare in secondo piano, di fronte alle sconfitte delle ultime uscite, i trionfi degli anni d’oro; altri ancora, infine, che non resistono alla nostalgia, al richiamo dell’agone, e tornano a rimettersi in gioco, magari in tarda età, magari dopo un primo o addirittura un secondo ritiro: ricordate i due rientri di Pietro Mennea? Ma i miti non tramontano mai. E certi personaggi sono così immortali che sono in grado di muovere anche da pensionati, o quasi, un interesse da parte del pubblico, dei media e degli sponsor, addirittura superiore a quello dei loro stessi eredi. Senza scomodare il “come back” tutt’altro che patetico di Michael Jordan - che nel 1995 si ripresentò nello United Center a un anno e mezzo dall’addio e la caccia al biglietto scatenò mezza Chicago - altri fenomeni sono in grado di accendere i riflettori sempre. Vi immaginate se il quasi 54enne Alberto Tomba toh, l’età di Tyson decidesse di ripresentarsi al cancelletto di partenza di uno slalom? O se Sampras e Agassi decidessero di ritrovarsi di fronte per una riedizione della finale degli Us Open 2002?