La Gazzetta dello Sport

Perché Tyson attira più degli atleti in attività

- di Paolo Marabini

Sorpresi? Stupiti che il ritorno sul ring di Mike Tyson dopo 15 anni di inattività, e a 54 primavere suonate, abbia fruttato con le sole vendite in pay per view la considerev­ole cifra di oltre 66 milioni di euro? Noi no. Perché il rientro alle competizio­ni di un mito del suo sport, anche se ormai in età da pantofole e panciera, stimola da sempre la curiosità, quasi morbosa, degli appassiona­ti. Per restare ammirati o, in caso di flop, per poter partire con gli strali: è bollito, è patetico, andava solo in cerca di soldi e di pubblicità. Normale.

Ci sono campioni che scelgono di uscire di scena all’apice della carriera; altri che si trascinano fin quasi a far passare in secondo piano, di fronte alle sconfitte delle ultime uscite, i trionfi degli anni d’oro; altri ancora, infine, che non resistono alla nostalgia, al richiamo dell’agone, e tornano a rimettersi in gioco, magari in tarda età, magari dopo un primo o addirittur­a un secondo ritiro: ricordate i due rientri di Pietro Mennea? Ma i miti non tramontano mai. E certi personaggi sono così immortali che sono in grado di muovere anche da pensionati, o quasi, un interesse da parte del pubblico, dei media e degli sponsor, addirittur­a superiore a quello dei loro stessi eredi. Senza scomodare il “come back” tutt’altro che patetico di Michael Jordan - che nel 1995 si ripresentò nello United Center a un anno e mezzo dall’addio e la caccia al biglietto scatenò mezza Chicago - altri fenomeni sono in grado di accendere i riflettori sempre. Vi immaginate se il quasi 54enne Alberto Tomba toh, l’età di Tyson decidesse di ripresenta­rsi al cancellett­o di partenza di uno slalom? O se Sampras e Agassi decidesser­o di ritrovarsi di fronte per una riedizione della finale degli Us Open 2002?

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