Q TYSON SBANCA: 66 MILIONI DI EURO L’INCASSO DELLA TV OSCURATI ANCHE I MATCH MONDIALI
Per l’esibizione contro Roy Jones 1 milione e 600 mila abbonati. E il business di Iron Mike è solo all’inizio...
ual è il prezzo dell’immortalità? Se la divinità senza tempo si chiama Mike Tyson, anche 66 milioni di euro. È la cifra, al momento per difetto, che l’esibizione del 29 novembre scorso contro Roy Jones Jr ha generato con le vendite in pay per view: alla faccia dei bolliti. Un successo straordinario, che certifica una volta di più l’immarcescibile popolarità di Iron Mike, icona sportiva ancora capace di attraversare le generazioni e le epoche e di rinfocolare passioni e interessi addirittura superiori a quelli mossi da gran parte delle stelle attuali del ring.
Nella top ten
I dati sono stati resi pubblici da Triller, la piattaforma che ha trasmesso la serata dello Staples Center: il pacchetto, che costava 49,99 dollari (poco più di 41 euro), è stato comprato da almeno un milione e 600 mila utenti, ma il calcolo non tiene conto di chi si è deciso solo nelle ultime ore, e quindi il numero è destinato ad aumentare almeno di qualche migliaio. Già così, comunque, la sfida tra gli ex iridati si colloca nella top ten degli eventi più acquistati di sempre tra gli sport da combattimento, secondo la stima ufficiale del broadcaster. Per avere un termine di paragone, la rivincita di febbraio tra Wilder e Fury era stata seguita in pay per view da due milioni di appassionati, e si trattava indubbiamente del match più atteso dell’anno, tra l’altro non ancora colpito dall’esplosione della pandemia. Insomma, a 54 anni e senza un incontro vero sulle spalle da 15, il personaggio Tyson produce un indotto che mette k.o. rivali all’apparenza ben più attrezzati sotto il profilo del marketing e dell’organizzazione sportiva.
Prodotto unico L’interesse che produce l’ex re dei massimi non ha confronti
Tre sfide iridate Solo Canelo contro Golovkin attrae: ma Tyson resta inarrivabile
Poco massimo
I giorni di dicembre che verranno, del resto, sono lì a confortare questa sentenza, visto che dal 12 al 19 si esibiranno uno dietro l’altro Joshua, Golovkin e Canelo Alvarez, insieme con Fury i pugili con più appeal mediatico e pubblicitario: nessuno di loro, infatti, arriverà a generare il giro d’affari della leggenda di Catskill. Le condizioni sono sostanzialmente identiche, con il botteghino praticamente assente (pensate se Tyson avesse potuto combattere davanti al pubblico) e dunque con gli introiti televisivi a dettare gli incassi. Giusto un anno fa, in Arabia, Joshua tornò in possesso di quattro cinture della categoria regina contro Ruiz in un match piuttosto insipido che tuttavia fruttò agli organizzatori circa 50 milioni di euro, fin qui il top per AJ. E stiamo parlando del peso massimo considerato fin dall’oro olimpico del 2012 come il più accreditato erede di Iron Mike, anche per popolarità e tifo. Sabato sera, alla Wembley Arena, di fronte a mille spettatori, il campione Wba, Ibf, Wbo e Ibo difenderà i suoi titoli contro il bulgaro Kubrat Pulev, 39 anni, già campione europeo e sconfitto da Wladimir Klitschko per il Mondiale nel 2014: stavolta, secondo le prime stime, dovrà accontentarsi di dieci milioni di euro, e forse neppure di quelli. Pare perfino che non si rifarà con l’attesissimo derby contro Fury, programmato per il 2021: intanto, l’altro Tyson è ancora impelagato nelle beghe contrattuali del terzo match con Wilder, e poi Joshua è disposto a rinunciare a una borsa lussuosa pur di combattere in Inghilterra, senza ascoltare le sirene multimilionarie di Cina e Medio Oriente.
Finiti al tappeto
Il 18 dicembre, nella bolla di Hollywood, in Florida, tocche
rà invece a Golovkin, chiamato a difendere le corone Ibf e Ibo dei medi contro il polacco Szeremeta. GGG non ha patemi economici, visto che nel marzo 2019 ha firmato un contratto con DAZN che gli garantisce 83 milioni di euro per sei match (14 milioni a incontro), ma pur essendo tra i più apprezzati campioni di questa generazione resta lontanissimo dai 66 milioni per una sola esibizione di Mike Tyson. Solo la terza sfida con Canelo Alvarez, dopo il pareggio del 2017 e la sconfitta del 2018, avrebbe il richiamo per muovere somme importantissime, ma il messicano ha già fatto sapere di non essere interessato. Intanto il giorno dopo, il 19 dicembre, all’Alamodome di San Antonio, risalirà sul ring dopo un anno per la sfida non banale contro l’imbattuto britannico Callum Smith con in palio il Mondiale Wba dei supermedi. Canelo, a settembre, è clamorosamente uscito dal contratto con DAZN che chiamava 300 milioni di euro per 11 incontri, accusando la piattaforma tv (e il promoter De la Hoya) di non volerlo far combattere per tutto il 2020 o di consentirglielo solo per una borsa molto più bassa causa pandemia. Per evitare la causa, DAZN gli avrebbe offerto 15 milioni di euro a match più una percentuale sugli introiti pubblicitari, proposta non accettata dal pugile. Che così è diventato free agent. Ma per uno strano scherzo del destino, si è accordato proprio con DAZN per l’incrocio contro Smith, evidentemente a cifre ben inferiori. Così, Tyson ha messo al tappeto pure lui.