Il governo si salva sul Mes Alt di Renzi sulla task force «Siamo pronti a lasciare»
Camera e Senato danno il via libera Rientra il dissenso dei Cinquestelle Conte: «Il dialogo sia costruttivo»
Il via libera dei renziani, il ridimensionamento dei frondisti pentastellati. La giornata di Giuseppe Conte è cominciata così, in discesa, dopo l’atteso l’intervento alla Camera: la risoluzione della maggioranza sulla riforma del trattato del Mes è stata approvata largamente (314 sì, 239 contrari e 9 astenuti), in vista del Consiglio europeo di oggi e domani. A favore si sono espressi appunto anche i deputati del Movimento 5 Stelle tranne 13 dissidenti (erano in 42, in prima battuta, a sottoscrivere la lettera ai vertici M5S contro la revisione), così i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno reagito platealmente: dopo l’approvazione del testo, hanno esposto in aula le T-shirt con la scritta
M5S=Mes. Poi, davanti a Montecitorio hanno organizzato un flash mob di protesta. «Un tradimento indegno per chi aveva fatto promesse rivoluzionarie. Dalla sinistra ce lo saremmo aspettato, speravamo che il Movimento 5 Stelle facesse un’altra scelta, non l’hanno fatto», è stato l’attacco di Giorgia Meloni. Nelle fila dell’opposizione, 16 esponenti di Forza Italia non hanno votato: 14 per motivi personali (tra cui Marta Fascina, compagna di Silvio Berlusconi), Renato Brunetta e Renata Polverini in dissenso dal gruppo (contrario alla risoluzione di maggioranza). In serata, l’ok è arrivato anche dal Senato, tra i distinguo di Matteo
Renzi («Il governo non può essere sostituito da una task force per il Recovery Plan». «Se Conte ha bisogno di poltrone, ci sono le tre di Italia Viva a disposizione») e di Matteo Salvini («Stiamo morendo di austerità»): 156 sì e 129 no, con 4 astenuti. Un risultato non scontato.
Polonia e Ungheria
Nel suo intenso mercoledì di comunicazioni, il premier ha fatto appello alla coesione su tutti i temi economici. «Ritengo che debbano essere considerate in modo radicale strutture e funzioni del Mes affinché sia trasformato in strumento diverso, rivedendone la natura di meccanismo intergovernativo. A tal proposito, l’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera architettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Generation, che auspico possa diventare una misura strutturale. Com’è noto, la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo». Quindi l’accenno alle polemiche dei giorni scorsi, sollevate anche da Italia Viva: «Il confronto dialettico è segno di vitalità, ma che sia fatto con spirito costruttivo». Capitolo Recovery Fund (il Consiglio dei ministri su questo tema non si è tenuto nemmeno ieri sera): «Ne abbiamo bisogno in tempi rapidi o i cittadini non perdonerebbero un segnale che contraddica lo storico accordo raggiunto». Sollecitato dai giornalisti, a tarda sera, Conte ha commentato le parole di Renzi sulla task force: «Non c’è scritto da nessuna parte quanti manager ci dovranno essere, non centinaia... Ci sono stati degli equivoci. Comunque serve una struttura per assicurare il monitoraggio dei cantieri». Intanto dopo un mese di stallo - e discussioni su eventuali piani alternativi che avrebbero spaccato l’Europa - Polonia e Ungheria con la mediazione della Germania si dicono disposte a superare il veto sul bilancio dell’Unione a cui è direttamente collegato il Recovery da 750 miliardi.
Sul Mes un tradimento indegno da parte dei Cinque Stelle. Hanno fatto solo promesse
Giorgia Meloni Fratelli d’Italia