La Gazzetta dello Sport

ATALANTA EURO SHOW Dopo Liverpool batte fuori casa pure l’Ajax: 1-0 Muriel in gol e ancora ottavi Gasp avverte: «Rimango, ma decido io»

- di Bianchi, Elefante, Guidi, Licari

Isussurri e le grida possono attendere. Il mucchio selvaggio tinto di nero e azzurro dentro l’Amsterdam Arena è la fotografia di quello che la notte deve regalare: gioia pura. Nient’altro. L’Atalanta, squadra di provincia (è obbligator­io ricordarlo adesso) è per la seconda volta di fila tra le migliori 16 d’Europa. La Dea costruisce imprese su imprese e questa è la più meritata di tutte. Se l’anno scorso si qualificò con appena 7 punti, stavolta ne ha totalizzat­i 11 e nove arrivano dalle trasferte. E che trasferte. Dopo la passeggiat­a di Herling col Midtjyllan­d, sono arrivati i successi con gli ex campioni d’Europa del Liverpool e ora con i ragazzini terribili dell’Ajax. Una vittoria sofferta ma meritata, conquistat­a con grande maturità. Gollini ci ha messo una pezza nel momento più delicato, Gomez ha contribuit­o all’espulsione del gioiello appannato Gravenberc­h e poi Muriel, l’uomo che segna dalla panchina (nessuno come lui nei top 5 campionati europei) ha chiuso la questione. Un piccolo capolavoro tattico del Gasp, che non ha rinunciato al “ribelle” Gomez ma al suo gioco spumeggian­te un po’ sì.

Tutto in onore della causa, come è giusto che sia. I panni sporchi si laveranno un’altra volta, non era questo il momento. E ora c’è soltanto da celebrare l’ennesima magnifica avventura arrivata al primo traguardo.

Sfida a scacchi

Per tagliarlo, l’Atalanta si è un po’ snaturata. Aveva a disposizio­ne due risultati su tre per qualificar­si e ha agito di conseguenz­a. La Dea non è più, o non è soltanto, una squadra rognosa per tutti che sa solo attaccare. Adesso non solo gioca da grande, ma ragiona da grande. Ad Amsterdam, Gasp ha deciso di rinunciare al trequartis­ta. Pessina in mezzo tra De Roon e Freuler per un 3-5-2 con lo scopo di avere più densità e copertura al centro. L’importanza della sfida ha condiziona­to anche il gioco dell’Ajax, non tanto nel sistema ma nell'atteggiame­nto. Ten Hag si è disposto con un 4-23-1 con il giovane Brobbey (18 anni e un fisico bestiale) davanti a tutti a fare da torre. Gli olandesi stavano ben attenti a non regalare ripartenze alla banda Gasperini. Avanti, ma con giudizio. Ne è nato così un primo round molto tattico, una partita a scacchi dove le occasioni da gol erano rare come mosche bianche. L’Atalanta ne ha avuta una nell’unica azione ben manovrata Gomez-Zapata con tocco dietro per De Roon che tirava alle stelle. Comunque, più iniziativa degli olandesi e ottima copertura difensiva dei nerazzurri che però sbagliavan­o troppo in uscita e dunque non ripartivan­o quasi mai. I rischi più seri la Dea li ha subiti su due passaggi indietro un po’ avventati di Djimsiti e Romero. Ma Gollini non si è dovuto preoccupar­e molto tranne al tramonto quando Antony è sfuggito a Gosens (il tedesco faceva molta fatica preso in mezzo tra Mazraoui e il trequartis­ta) e ha crossato per la zucca di Brobbey che per fortuna ha colpito centrale.

Tutto per tutto

Nell’intervallo, Ten Hag ha cambiato Brobbey con Promes, piazzando Tadic come falso nove. E poi, intorno al quarto d’ora, ha aggiunto benzina all’attacco con Huntelaar per un 3-4-3 molto spinto. Ovvio, il tempo stringeva e aveva bisogno della vittoria. I ritmi, gioco forza, si sono alzati ma l’Atalanta teneva botta. Anche per questo Gasperini ha preferito mantenere l’assetto iniziale fino a oltre la mezzora. Dopo una fase di stallo, l’Atalanta ha avuto dieci minuti di fuoco dove sembrava poter capovolger­e l’inerzia della gara. Ha creato un paio di azioni pericolose sprecate per imprecisio­ne. Poi c’è stato il ritorno dell’Ajax, favorito da un altro balordo passaggio indietro, ancora di Djimsiti. Ekkelenkam­p (entrato per Labyad) si catapultav­a sul pallone e lo serviva a Huntelaar, ma Freuler con un intervento di spalla al limite salvava la situazione. Qualche minuto dopo la paratona di Gollini su Klaassen. Scampato il pericolo, l’Atalanta non ha più sofferto, aiutata anche dall’espulsione di Gravenberc­h. In quel momento Gasp aveva tolto lo stanco Gosens, coprendosi con

Palomino, e inserito Muriel per un ancora più stanco Zapata, che in verità è riuscito raramente a far salire la squadra. Il colombiano, come spesso gli capita quando si alza dalla panchina, alla prima occasione in ripartenza, servito da Freuler ha dribblato il portiere Onana e messo in sicurezza il risultato e l’impresa. Atalanta da festa grande. Passato il momento della felicità, arriverà quello delle riflession­i sulle tensioni che si sono create in spogliatoi­o. La qualificaz­ione è un buon argomento per la trattativa di pace. Anche perché sarebbe un gran peccato rompere questo meraviglio­so giocattolo.

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