COME ELIMINARSI DA SOLI
Tre italiane su quattro agli ottavi di Champions: Juve, Lazio e Atalanta. Solo l’Inter resta fuori da tutto. Ultima nel suo girone, non si consolerà neppure in Europa League. Tante scuse al Real, niente biscotto a Madrid, i bianchi di Zidane hanno battuto il Borussia Mönchengladbach. L’Inter si è eliminata da sola, al fondo di una partita triste, più ruminata che giocata, contro lo Shakhtar. Un momento di sfortuna, la traversa di Lautaro, e tanta approssimazione. L’Inter si è trascinata per il campo nel timore di essere impallinata da un contropiede degli avversari. Poca velocità di esecuzione, scarsa variazione di combinazioni. La palla lunga per Lukaku, lo schema numero uno, non può attecchire se gli avversari si ammassano davanti al proprio portiere. I cross dalle fasce a difesa schierata sono una rappresentazione della prevedibilità. Lukaku ha bisogno di campo: ieri gli è stato negato, e l’Inter è rimasta prigioniera della gabbia dello Shakhtar, che da un certo momento in poi ha difeso l’ingresso nell’Europa minore, contenti loro. Siamo al punto più basso della gestione Conte. L’allenatore dovrà capitalizzare in campionato l’euro-esclusione. Da gennaio in poi, Coppa Italia a parte, lavorerà ogni giorno ad Appiano senza viaggi né partite infrasettimanali a spezzare i ritmi e a moltiplicare gli infortuni. Gli alibi e le maschere sono finite, ora l’Inter ha il dovere di correre per lo scudetto. Ne ha facoltà, La squadra di Conte è stata monocorde: ora, senza neppure l’Europa League, deve correre per lo scudetto la squadra è già forte di suo e immaginiamo che il mercato di gennaio garantirà a Conte i correttivi giusti, anche se dovrà essere lo stesso Conte a inventarsi qualcosa di alternativo, qualcosa che vada oltre il solito canovaccio. Nel calcio di oggi si vince con il piano A e il piano B, a volte con il piano C. In partite come quella di ieri sera l’Inter
diventa monotematica e non dispiega la sua qualità.
L’impresa dell’Atalanta vale doppio, anzi triplo. C’erano tutte le condizioni ambientali perché il viaggio ad Amsterdam si trasformasse in una Waterloo. Dietro le quinte circolano voci su uno spogliatoio bollente, su una spaccatura tra Gasperini e Gomez e buona parte della squadra. Non sono neppure indiscrezioni, ma racconti circostanziati. Qualunque cosa sia successa o stia accadendo, i protagonisti sono stati bravi a metter l’Atalanta davanti ai personalismi e alle incomprensioni, a ricompattarsi per il bene
comune. La Dea è entrata negli ottavi di Champions per la seconda volta consecutiva, ha vinto ad Anfield contro il Liverpool e alla Cruijff Arena contro l’Ajax, due squadre che insieme sommano dieci Coppe Campioni/ Champions League, sei i rossi inglesi e quattro i biancorossi olandesi. Che gli atalantini continuino a litigare tra loro, se i risultati sono questi. In fondo la Lazio vinse lo scudetto del 1974, nonostante o forse grazie alla guerriglia per bande che aveva spaccato il gruppo. Dal lunedì al sabato facevano a botte, la domenica si univano e stendevano gli avversari.