Niente aria di Champions Lazio k.o., Verona in alto
L’autogol di Lazzari apre il match, pari di Caicedo e blitz di Tameze: superato Inzaghi, gialloblù sesti
Ha sorpreso, ma a questo giro rischia. Così si diceva del bel Verona della passata stagione, che in estate aveva perduto parecchi dei suoi pezzi migliori, da Kumbulla ad Amrabat, per tacere di Pessina e altri. Invece zitto zitto, con il cuore operaio sempre ben pompato e con le idee chiare nella testa, l’Hellas sorprende ancora. La settimana scorsa ha battuto l’Atalanta a Bergamo e l’ha scavalcata in classifica. Stavolta ha battuto la Lazio a Roma e ha sorpassato pure lei. Ora è sesta, alle spalle delle grandi. L’ultima volta che i gialloblù sono usciti vincitori dall’Olimpico era il 1984, nessuno dei giocatori della sua rosa era ancora nato. Attenti a questo Verona, squadra brutta da incontrare perché non ti fa giocare e intanto gioca lei. Ivan Juric è un motivatore pari a Mourinho, ed è in continua crescita sul piano tattico. A volte, come in questa occasione, magari ha avuto l’aiuto della fortuna (leggi il grave errore di Radu sul 2-1) ma non ha rubato nulla. A una Lazio bruttina, incapace di trovare la chiave per “aprire” il Verona, non è bastato l’assalto finale.
Mosse
È vero, Inzaghi aveva i suoi problemini di formazione: orfano di Luis Alberto e con una difesa raffazzonata con Parolo a destra del terzetto per l’indisponibilità d Patric e Luiz Felipe acciaccato in panca. E verso la mezzora ha perso pure Acerbi (che non aveva mai saltato un minuto) per un problema all’inguine e l’ha sostituito con Hoedt. Juric invece aveva il suo organico titolare al completo e ha puntato come sempre su pressing e ripartenza. Ma non solo: con due mosse ha imbrigliato la Lazio. Lovato a uomo su Milinkovic, Tameze incursore e spesso punta centrale con Salcedo falso nove che arretrava per sfruttare le possibili incursioni. La Lazio, senza il mago e con Sergej francobollato, a centrocampo non faceva gioco e allora era costretta a due opzioni: lancio lungo, quasi sempre di Reina, per Caicedo e Immobile. O palla in fascia per Lazzari che si esibiva in diverse volate e cross. All’inizio la sfida è stata abbastanza bloccata e i biancocelesti hanno prodotto qualche azione lontana da chiamarsi vera occasione, tranne quella capitata a Caicedo imbeccato da Immobile che però tirava a lato. Il primo round sembrava spegnersi sullo 0-0, come era giusto che fosse, quando al tramonto un cross lungo di Faraoni trovava Dimarco per il gran tiro al volo che Lazzari deviava in rete.
L’errore
Nel secondo round la Lazio alla rincorsa del pareggio ha trovato presto il capolavoro di Caicedo che, imbeccato da Lazzari, in girata di controbalzo ha centrato l’angolino. Ma era ben lontana dal prendere in mano la partita. Il Verona aveva ancora fiato e sprint e continuava ad occupare bene gli spazi. Lo sprint lo aveva soprattutto Tameze che ha approfittato del pasticcio di Radu in retropassaggio per riportare in vantaggio il Verona. Anche sui cambi Juric ha battuto Inzaghi. Escalante per Leiva e Correa per Caicedo (ma perché non Immobile, stanco e braccato da Magnani), erano sostituzioni di routine, invece far entrare un centravanti vero, Favilli, al posto di Tameze, era un’idea per non far abbassare troppo la squadra. La Lazio comunque ha spinto convinta solo nel quarto d’ora finale e ha avuto un paio di ghiotte chance negate, come detto, da Silvestri. Ma è stata una reazione di rabbia, senza lucidità. La stanchezza di Champions e le assenze si sono fatte sentire, e il Verona ne ha approfittato.