L’Atalanta all’inseguimento del gol perduto Ma la Fiorentina non sta meglio
Nelle ultime 5 gare 4 reti dei nerazzurri e solo una dei viola. Prandelli aspetta Ribery
La partita del gol sparito. Due mesi fa, anche meno, definire così Atalanta-Fiorentina di oggi sarebbe stato da visionari. O giù di lì. Ora l’impensabile è realtà. Ultime cinque gare di campionato giocate: Atalanta quattro gol segnati, Fiorentina uno. Media sconosciuta alla Dea delle ultime stagioni e tristemente nota oggi a Firenze, dove la pericolosità offensiva è inversamente proporzionale all’aspetto che sta assumendo la classifica: pericolosamente inclinata verso il basso, appunto. Ma anche quella dell’Atalanta non sorride: prima di iniziare le sue fatiche di Champions era terza in classifica (dopo essere stata in testa a punteggio pieno), ora che ha appena concluso il girone europea è nona. E può al massimo sentirsi settima, considerando tre punti (non scontati) nel recupero con l’Udinese. In quelle stesse cinque partite di campionato, ovvero da quando è stata impegnata in Europa, ha spesso sofferto l’impegno post Champions, ma soprattutto ha fatto solo cinque punti.
Papu o Malinovskyi
«Media da retrocessione», ha ammesso ieri Gasperini. «E con difficolta realizzative mai avute». In campionato le sue punte «titolari» non segnano da una vita: Gomez dal 4 ottobre, Zapata dal 24 ottobre, Ilicic (che oggi non ci sarà) dalla scorsa stagione. L’ultimo attaccante «puro» a segnare è stato Muriel a Crotone (31 ottobre), dove partì titolare. Ma il meglio, come mercoledì ad Amsterdam, il colombiano continua a darlo partendo dalla panchina. Anche oggi? Il dubbio c’è, come per l’utilizzo del Papu Gomez, in ballottaggio con il rientrante Malinovskyi: non per punizione - se è così, Gasperini non lo dirà mai - ma perché all’orizzonte ci sono quattro partite da giocare in 11 giorni, l’ucraino sta meglio e soprattutto il tecnico non vuole dare più nulla per scontato. Tranne due cose.
Pasalic si opera
La prima: fino a febbraio la priorità torna ad essere il campionato, dopo aver sacrificato sull’altare europeo molte energie e non pochi punti “italiani”. Anche perché, sottolinea Gasp, «stare in Europa con continuità per l’Atalanta è fondamentale». Con ulteriore, annesso messaggio, per club e giocatori: «Gli ottavi di Champions sono una spinta, ma non posso essere sempre io ad alzare l’asticella - e non intendo quella dei risultati - e a tirare la corda, altrimenti si rompe. Bisogna tirarla in tanti, cercando una crescita fisica, atletica, tattica e tecnica: la gara di Amsterdam ha detto che su quel piano possiamo e dobbiamo fare meglio». La seconda: la nuova identità tattica (Pessina in più, un attaccante in meno) «può essere momentanea e non definitiva», ma non è casuale e dunque potrebbe essere confermata anche oggi. Perché «i calciatori non sono macchine che vanno sempre allo stesso numero di giri». E anche se, oltre a Ilicic (mal di gol e febbre), Miranchuk (negativo al Covid solo ieri) e Ruggeri (affaticamento) mancherà ancora pure Pasalic, che a giorni si opererà per risolvere la sua pubalgia, e dunque mancherà per 4-5 settimane.
I digiuni viola
I problemi offensivi della Fiorentina partono da lontano: in estate il club aveva puntato su tre talenti appetiti da molti, ovvero Vlahovic, Kouame e Cutrone, ma la sfida per il momento non sta pagando. Nessuno in A segna meno della Viola con gli attaccanti e la crisi di Ribery ha alimentato il problema. A gennaio arriverà un nuovo centravanti e Cutrone tornerà al Wolverhampton, nel frattempo Prandelli ha deciso di dare fiducia a Vlahovic, digiuno da inizio ottobre anche se in crescita: ogni gara diventa un’attesa che il serbo riesca finalmente a sbloccarsi.