Ladri in casa durante la cerimonia: salvi i cimeli
●Mentre l’Italia intera seguiva il funerale di Paolo Rossi nel Duomo di Vicenza, c’è stato un furto nella casa del campione a Bucine, vicino ad Arezzo, dove Pablito abitava con la famiglia. La moglie Federica al rientro da Vicenza ha trovato in casa i segni del passaggio dei ladri, che avrebbero forzato una finestra, agendo indisturbati nelle ore in cui la tenuta di Rossi è rimasta incustodita. Immediato l’intervento dei carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo, che hanno effettuato i primi rilievi avviando le indagini per risalire ai responsabili. Sarebbe stato trafugato un orologio appartenuto a Paolo, oltre a un centinaio di euro in contanti.
Non sapevo nulla della malattia. Paolo Rossi è stato il calcio italiano, non ha eguali
Non mi sembra vero che tu non sia più fra noi. Ho perso un amico e un fratello. Già mi manchi
Abbiamo ricevuto attestati di affetto incredibili: mi auguro che Paolo abbia visto tutto
e nove del mattino, l’ora del caffè. Allo stesso tavolino siedono Franco Causio e Bruno Conti: qualunque centravanti del mondo sognerebbe di trovarsi in mezzo a quei due. Uno a destra, l’altro a sinistra, arriverebbe una quantità di cross tale da stordire i difensori di ogni squadra: difensori centrali, ovviamente, perché a mandare al manicomio i malcapitati terzini ci penserebbero direttamente loro due tra finte e dribbling. Anche Rossi iniziò come ala destra, ma poi G.B. Fabbri lo spostò a centro area. Il Barone prova a sorridere, ma la malinconia è troppo forte. Quella non la dribbli nemmeno con i ricordi, anche se il viaggio nel tempo è un balsamo efficace. «Un gruppo come il nostro è raro - parte Causio -. Ci prendiamo in giro in chat e sono passati quasi 40 anni. Vidi Paolo la prima volta quando giocava nella Primavera della Juve, aveva il numero 7. Mi colpì la sua serenità. Anni dopo, prima del Mondiale di Argentina, Bearzot mi disse che stava pensando di portare lui e Cabrini. E prima del debutto con la Francia decise di schierarli al posto di Maldera e Graziani. Pochi hanno capito che il Vecio, oltre a essere un uomo speciale, era anche un grande conoscitore di calcio. Sapeva tutto degli avversari, pregi e difetti, ci spiegava cosa fare in campo. E all’epoca mica c’erano i video». Scatta Bruno: «Mi mancherà il sorriso di Paolo, l’umiltà, la capacità di sdrammatizzare. Lo prendevo in giro spesso, gli dicevo che noi al Mundial ci siamo fatti un mazzo incredibile, mentre lui al massimo correva un paio di chilometri per partita. E rideva, rideva...».
LIn Argentina
Passa il presidente della Figc Gravina, prende un caffè. Si siede e ascolta i racconti delle due ali che hanno illuminato il nostro calcio. Causio torna al 1979: «Un anno dopo la vittoria del Mondiale che aveva disputato in casa, l’Argentina organizza una grande festa e un’amichevole contro il Resto del Mondo al Monumental. In questa selezione c’eravamo io, Rossi, Tardelli e Cabrini. Nell’Argentina c’era Maradona, che fece numeri incredibili per liberarsi della marcatura di Marco. Sa chi giocava in attacco? Io, Rossi, Platini e Boniek». Conti interviene: «Franco, in pratica eri il più scarso». «E pensa che in panchina c’era Zico... Rovinammo la festa all’Argentina, vincemmo 2-1 con gol di Zico e Pablito, su mio assist. Il generale Videla era venuto ad accoglierci, ma dopo la partita sparì».
In Spagna
Conti va a fumare, il Barone riparte e arriva al 1982: «Durante Italia-Perù Bearzot mi mandò in campo al posto di Rossi. Poi ci trovammo uno accanto all’altro sui lettini dei massaggiatori. Vidi che Paolo non era contento della sua prestazione, lo guardai negli occhi e gli dissi: “Ti ho sostituito stavolta, ma mica ti porto via il posto. La prossima volta giocherai ancora tu e ti sbloccherai”. Lui mi sorrise e rispose: “Non lo so, vedremo”. Passarono altre due partite e si sbloccò». La convocazione di Rossi era stata discussa. Bearzot aveva deciso di lasciare a casa il capocannoniere Pruzzo e di puntare su un attaccante che non giocava da due anni: «Fu uno dei motivi che ci portarono al silenzio stampa - ricorda Conti -, troppe polemiche. Noi ci fidavamo di Bearzot. E di Pablito: sarebbe arrivato in tempo. E così fu. Ci manca già tantissimo. Adesso andiamo Franco, Paolo ci sta aspettando».
HANNO DETTO
Di Paolo mancherà a tutti il sorriso, l’umiltà, la capacità di sdrammatizzare sempre
La prima volta in cui vidi Paolo giocava nella Primavera della Juve: mi colpì la sua serenità