Dionigi, gran debutto Questo Brescia piace La Salernitana delude
Nuovo modulo, più carattere e subito 3 gol Belec evita a Castori una sconfitta più netta
La tripletta Apre Van de Looi e raddoppia Spalek: la chiude Bjarnason
Il regalo Tutino, con un rigore omaggio, salva la faccia alla sua squadra
Può una squadra cambiare e rinascere da se stessa dopo due allenamenti? Può, come no, per informazioni chiedere a Davide Dionigi che Capello ai tempi del Milan chiamava affettuosamente «Cavallo pazzo» per la sua anarchia in campo. E invece, in panchina, ha usato coraggio e creatività cambiando il Brescia e stravolgendolo nel senso migliore della parola: tre gol alla frastornata Salernitana, k.o. dopo tre vittorie di fila ma ancora capolista. Tre gol, ma potevano essere il doppio se Belec non avesse fatto cose incredibili compreso la papera sul 3-1 di Bjarnason. Brescia più forte di tutto: della classifica tremolante, dell’autostima ridotta agli sgoccioli dopo Lopez, anche dell’arbitro che s’inventa un rigore per un contatto tra Van de Looi e Di Tacchio che vede solo lui.
Mosse vincenti
Dionigi sorprende non solo per la qualità del gioco. Intanto, nuovo modulo: difesa a 3 con Martella adattato a fare il centrale e Sabelli spostato in avanti a coprire tutta la fascia destra per poi, se necessario, fare il terzino. E’ la mossa che manda in crisi la Salernitana: con Casasola in affanno, Sabelli fa partire quasi tutte le azioni, come quella del 2-0. A proposito, da rivedere il numero col quale Torregrossa si libera di Gyomber. Delizioso. Seconda mossa: niente tridente con due ali larghe, ma Spalek e Ragusa che giocano leggermente dietro il centravanti e si accentrano per far transitare Sabelli e Martella: è un 3-4-2-1 molto offensi
vo. La partenza bruciante (4 tiri in 3’, compreso il gol alla Paolo Rossi di Van de Looi) dimostra la voglia di aggredire del Brescia. Ma non è una fiammata, nessuno vuole vivere di rendita. Arriva il raddoppio, poi il regalo di Aureliano. Nel secondo tempo il ritmo cala e Dionigi si copre: un centrale vero (Mangraviti) per Jagiello, un attaccante per Spalek, un centrocampista per Ragusa: 3-5-2. Mosse azzeccate: è proprio Bjarnason a chiudere la partita.
Una sola occasione degna di questa nome (Cicerelli), la difesa blindata che si scopre fragile, zero idee, neppure il mono-schema del lancio lungo per Djuric. Mai in partita, sempre ad aspettare nella sua metà campo, rinunciando come da copione al possesso palla. Ma anche la decantata organizzazione di Castori non si è vista: il rigore immeritato è rimasto un episodio senza seguito. L’effetto Dionigi ha travolto tutti.