Una Bassino gigante Bis nella tormenta «Ora mi sento forte»
Vedi Marta Bassino e pensi alla grazia, alla perfezione stilistica. Solo che te la immagini sempre sotto il sole, in una giornata perfetta, a disegnare curve con il compasso su di una pista tirata a lucido, come se sotto gli scarponi non avesse gli sci ma le lame dei pattini di Carolina Kostner. Poi un giorno si presenta al cancelletto di Courchevel sotto una nevicata pesante, su di un tracciato che è un rebus da interpretare, un puzzle fatto di ghiaccio e di chiazze di neve fresca, su di una pista che ha sempre amato ma che nella seconda manche l’ha sempre respinta, e la Marta dei pesciolini e dei girasoli diventa un giaguaro delle nevi, leggiadra eppure potente, sicura e spietata. Così si prende la terza vittoria in carriera, quella dal peso specifico più alto. Perché se l’anno scorso a Killington aveva mantenuto una promessa, se due mesi fa a Soelden aveva dimostrato di saper reggere alla grande il ruolo di favorita, ieri in Francia la 24enne di Borgo San Dalmazzo ha fatto capire di essere cresciuta così tanto da riuscire a vincere ovunque e con qualsiasi condizione, anche in quelle che tollera meno. Come fanno le campionesse.
Sciare bene e forte
Vedi Marta Bassino, ripensi ai paragoni con Dory — il pesciolino sbadato del cartone animato che lei adora — e pensi che sia ora di lasciarlo al passato, perché non ci può essere nulla di sbadato e sonnacchioso in una sciatrice che vince una gara così. «Però quello resta un mio lato del carattere, con lo sci non c’entra» replica. Perché lei ha ben presente i concetti chiave del mestiere. «Un conto è sciare bene, un altro è sciare forte.
Fare le curve bene non basta, bisogna farle veloci». Lo sci non è un esercizio di stile. Marta in queste poche parole sintetizza il senso di una vittoria che consolida il primo posto nella classifica di gigante — e oggi si replica -, il secondo in quella generale e che soprattutto dà la misura di quanto sia cresciuta. Perché ieri a Courchevel è stata battaglia e per vincere occorreva essere davvero forti, soprattutto di testa. Petra Vlhova aveva chiuso davanti la prima manche, aveva messo tra lei e Marta quel mezzo secondo che può anche intimidire, perché la slovacca è un carro armato e difficilmente sbaglia — chiuderà terza: quinto podio in cinque gare stagionali — a prescindere dalle condizioni. E se Mikaela Shiffrin nella seconda manche si era persa («ho fatto un grave errore, sento di poter sciare bene ma devo ancora lavorarci», spiegherà), la svedese Sara Hector aveva messo giù la seconda manche della vita, piazzandosi davanti a tutte. Sembrava
impossibile passarle davanti, e se proprio qualcuna avrebbe potuto farlo, questa sarebbe stata Petra Vlhova.
Atteggiamento
E invece Marta Bassino ha fatto saltare il banco. Nel 2017 a Courchevel era stata seconda dopo la prima manche e ottava a fine gara, con il 27° tempo nell’ultima discesa; nel 2019 stesso copione, seconda a metà gara e poi settima alla fine, col 23° tempo di manche. Ieri ha siglato il miglior tempo della seconda manche. «Questa pista mi è sempre piaciuta a prescindere dal risultato — racconta l’azzurra — ma qui non ero mai riuscita a raccogliere, facevo sempre errori. Anche in queste condizioni era impossibile non sbagliare, ma questo discorso valeva per tutte. L’unica soluzione era partire con convinzione». Questione di atteggiamento, secondo Marta, ma non solo. «È anche una questione tecnica, nella prima manche col pettorale 4 mi trovavo più sotto il palo, nella seconda anche se da ventinovesima e con la pista più rovinata, sono andata meglio. Certo, poi è l’atteggiamento che fa la differenza. Difficile spiegare, è un qualcosa che so di avere dentro di me».
Vlhova battuta La slovacca frena nella seconda manche: terza. Hector seconda
Shiffrin quarta Mikaela cresce: «Ho fatto un grave errore, devo lavorarci»
Verso febbraio
«È stata una gara difficile — spiega Gianluca Rulfi, responsabile dell’élite azzurra —. Magari certi dettagli dalla tv non si
vedono, ma al di là della visibilità ridotta c’era anche il problema dei segni sulla pista. In queste condizioni se indovini bene il ritmo della gara allora scendi sul velluto, mentre se vai a strappi allora dai la sensazione di sciare male, con alti e bassi, come è successo ad esempio a Worley e alla Shiffrin. Marta ha fatto una bella seconda manche. Lei in passato stentava dove la pista era segnata, in situazioni simili magari si emozionava. Ora affronta queste gare in maniera sempre migliore, con disinvoltura. Sta imparando a prenderle e a darle. Bisognava attaccare per non prendere dei contraccolpi. Oggi è nata una campionessa? Lei lo è sempre stata, ha lo stato d’animo di una ragazza in crescita. L’ora di fare le cose importanti, però, arriverà a febbraio, ai Mondiali».
Fede arrabbiata
La gara di oggi — il meteo è dato in miglioramento — ci darà elementi in più per misurare le ambizioni di Marta per la coppa di specialità. Il prossimo weekend di velocità di Val d’Isère dirà se Petra Vlhova potrà fare corsa a sé per la classifica generale o se ci sarà spazio per altre. Si attendono risposte da Federica Brignone, ieri arrabbiatissima ma pur sempre quinta e da Sofia Goggia, che con una seconda manche affrontata attaccando ai limiti della follia ha sfiorato il colpo prima di sbagliare nel finale («Sono stata una polla», commenterà ). «Federica si è un po’ persa via nella prima manche chiude Rulfi —, nella seconda ha sciato bene nonostante qualche imperfezione. A fine gara diceva “che disastro, mi ritiro!” ma lei è fatta così. Domani (oggi, ndr) andrà meglio. Sofia in gigante non è in fiducia, la sta ricostruendo. Non sembra, ma dal punto di vista agonistico è giovane».
Non sbagliare era impossibile, l’unica era attaccare a tutta