Commento Vocalelli
Mai come stavolta è la domenica degli allenatori. Una lunga giornata, dieci ore di calcio, per rituffarci - alla fine della prima fase europea - nel campionato. Con umori, obiettivi, ansie, speranze, preoccupazioni che si riflettono nelle parole della vigilia. Già, è straordinario come le interviste prepartita siano stavolta il termometro delle tre osservate speciali di questo turno, che - sembra quasi un destino - giocheranno a orari sfalsati, per concentrare tutte le attenzioni. Perché parte l’Inter all’ora di pranzo poi toccherà in contemporanea a Napoli, Roma e Atalanta - mentre Juventus e Milan faranno da staffetta nel tardo pomeriggio e serata. Antonio Conte, Andrea Pirlo e Stefano Pioli, insomma, saranno da soli sul palcoscenico, con le tre parole chiave che, in un sabato soltanto apparentemente tranquillo, hanno pronunciato.
Conte ha parlato di negatività, Pirlo di continuità, Pioli di divertimento. La negatività evocata da Conte, naturalmente, è quella che secondo l’allenatore interista si respira all’esterno, come sottolineatura di un’eliminazione che brucia: e su cui - chi pensa di approfittarne - continua a soffiare. Difficile entrare nei pensieri di Conte, che - ed è chiaro - ha tutto l’interesse a blindare il suo gruppo dentro a un fortino, ricorrendo a quel “rumore dei nemici” che tanto piaceva a José Mourinho. Di sicuro ora l’Inter e Conte hanno un solo obiettivo per riempire di gloria l’intera stagione: lo scudetto. E se fa male l’eliminazione dall’Europa, c’è anche da dire che proprio Conte ha dato il meglio di sé nelle stagioni in cui si è potuto concentrare soltanto sul campionato. E la risposta, la prima e forse più importante risposta, deve arrivare immediatamente da Cagliari. È nei momenti duri che si vedono e si pesano le grandi squadre. E l’Inter, che ha tutte le potenzialità, non può che pensare a un immediato rilancio.
Se Conte ha parlato di negatività e di pressione, mettendola giù sul pesante, Pirlo ha risposto con un’altra parola chiave: continuità. Già, è la continuità che serve alla Juve, a cominciare da Genova, per dare ancora maggior risalto alla splendida vittoria di Barcellona. Ed è giusto, parere strettamente personale, che la continuità invocata da Pirlo passi dal rilancio in grande stile di Paulo Dybala e dalla crescita di giovani e indiscutibili talenti come Federico Chiesa e Dejan Kulusevski. Fa un po’ ridere che, dopo ogni vittoria, ci si interroghi banalmente: e allora a che serve Chiesa? A che serve Kulusevski? La continuità della Juve, come dicevamo, passa proprio dalla capacità di sfruttare una rosa che ha soluzioni infinite.
Se Conte ha parlato di negatività, Pirlo di continuità, Pioli ha risposto con la parola forse, anzi sicuramente, più bella: divertimento. È questo che chiede l’allenatore al suo Milan e ad alcuni dei suoi ragazzi: di divertire e di divertirsi. La lezione migliore in un calcio a volte troppo stressato. Perché è sottile il confine tra una tensione legittima e un nervosismo ingiustificato, che spesso è anche il confine tra l’ansia e il successo. Basterà ricordarsene, non solo nella prima domenica senza il grande Pablito. L’uomo, prima ancora del campione, che sapeva sorridere.