La Gazzetta dello Sport

Nuova Atalanta Gasp: «Vediamo se siamo più vicini»

- di Andrea Elefante INVIATO A ZINGONIA (BG)

Mi piace il percorso che la Juve sta facendo con Pirlo: contro squadre così serve il piano A e il piano B...

Gian Piero Gasperini

Allenatore Atalanta

Cinque mesi hanno cambiato forse anche più di quanto si potesse immaginare: dell’Atalanta e pure della Juventus. Identità, filosofia e uomini della squadra, non più di Sarri, che l’Atalanta soggiogò a lungo la notte dell’11 luglio, e poco ci mancò che le mandasse di traverso del tutto serata e classifica. Invece quel 2-2 alla fine rimase sullo stomaco a Gian Piero Gasperini, anche per via di un fallo di mano di De Roon che per lui da rigore non era. Ma alla sua Atalanta diede altro stomaco, nel senso di coraggio, per credere alla Champions. Oggi è un’altra

Juve «e mi piace - ha detto ieri il tecnico - il percorso che sta facendo con Pirlo: era già forte e si è rinforzata, sta crescendo, sarebbe stato meglio incontrarl­a un po’ di tempo fa. Rispetto ad allora è diversa e vive un momento diverso: come noi».

La Juve come il Real

Ecco l’importanza della partita per Gasperini: capire che momento sta attraversa­ndo davvero la sua Dea. «Vedere se quel 2-2 disse la verità, sul fatto che ci siamo avvicinati a loro ». E’ un test per un’altra Atalanta, che oggi difficilme­nte affronterà la Juve come allora, con due mezze punte (furono Iicic e Gomez) e una punta pura, Zapata. Sta trovando un’altra solidità con un altro assetto tattico e «avere più possibilit­à arricchisc­e, non toglie: era importante un’inversione per una situazione negativa che durava da diverse partite. La Juve vale le otto teste di serie della Champions, non c’è molta differenza fra affrontare loro o il Real Madrid. E contro squadre così bisogna avere sempre un piano A e un piano B...». La battuta gli viene così bene che ride lui per primo. Però Gasperini non dice Real per caso: sarà l’avversaria degli ottavi in Champions e il suono di quel nome evoca rimpianti e orgoglio insieme: «Ho pensato subito: “Che peccato non giocare al Bernabeu”. Ma per la storia del club resterà il prestigio di aver portato il Real a Bergamo. E non per un torneo di agosto».

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