La Gazzetta dello Sport

Lazio, Immobile non basta Il derby Inzaghi finisce pari

Gran gol di Ciro, ma il Benevento fa 1-1 con Schiattare­lla Simone frenato da Pippo: 18 punti è la sua peggior partenza

- di G.B. Olivero GETTY

Il derby di casa Inzaghi finisce in parità, ma solo Pippo può essere felice. Il Benevento ha rimontato, ha gestito bene la ripresa, ha concesso poco ed è anche andato vicino al successo. La Lazio, invece, si è presentata in versione dimessa: scarsa cattiveria al momento dell’ultimo passaggio e del tiro, ritmi bassi, poca lucidità. Stasera il quarto posto potrebbe già essere discretame­nte lontano e dopo aver conquistat­o un solo punto nelle sfide con Verona e Benevento, la Lazio deve assolutame­nte battere il Napoli nel prossimo turno. I 18 punti dopo le prime 12 giornate sono il peggior risultato dal 2015-16 e pongono qualche dubbio sulla bontà del mercato estivo: sarebbe probabilme­nte servito qualcosa di più, consideran­do l’impegno in Champions League.

Ritmi lenti

Tenere il pallone serve a poco se lo si muove lentamente. Così il 64% di possesso della Lazio ha prodotto appena tre tiri nello specchio: un palo, il gol e una conclusion­e innocua dalla distanza. Simone può rammaricar­si per la scarsa serata dei suoi giocatori di talento: Correa apatico, Luis Alberto poco concreto, Milinkovic appena sufficient­e. Immobile si è inventato un gol pazzesco, ma poi non ha avuto altre occasioni per colpire. Il possesso della Lazio inizialmen­te ha spaventato gli avversari, ma poi la squadra di Pippo ha trovato coraggio senza perdere equilibrio. Il Benevento era molto corto e cercava di ripartire appoggiand­osi sui due trequartis­ti, bravi sia a cambiare gioco sia ad accentrars­i e creare pericoli. I gialloross­i, però, non riuscivano a coprire le linee di passaggio e così spesso la Lazio teneva la palla per parecchio tempo. Due erano le strade battute dalla squadra di Simone per avvicinars­i a Montipò: la costruzion­e su una fascia con esterno e mezzala impegnate insieme ad attirare gli avversari e conseguent­e scarico sul lato debole del Benevento; filtrante sulle due punte che giocavano di sponda favorendo gli inseriment­i da dietro. Così Luis Alberto ha colpito il palo dopo un movimento di Correa e sempre lo spagnolo ha sprecato una grande chance per raddoppiar­e dopo la splendida volée di Immobile che aveva sbloccato l’incontro su cross di Milinkovic.

Benevento coraggioso

La prodezza di Immobile pesa quanto la leggerezza di Lapadula che al 6’ non aveva sfruttato da un metro una colossale occasione da azione di corner: una palla così ancora adesso Pippo la butterebbe dentro senza dare al portiere nemmeno la possibilit­à di abbozzare una parata. Reina, invece, ha potuto allungare la mano e respingere. Il Benevento ha comunque pareggiato prima dell’intervallo con un sinistro al volo di Schiattare­lla che ha dato un bacino al palo prima di insaccarsi: stessa porta e conclusion­e simile, anche se dalla parte opposta, a quella con cui Letizia aveva fermato la Juve. Nella ripresa la Lazio è partita piano e così Simone ha cambiato uomini e modulo, passando a una specie di 4-1-3-2 con Cataldi regista e Milinkovic, Correa e Pereira alle spalle di Immobile e Caicedo. Ma la produzione offensiva è stata nulla. La palla scorreva troppo lentamente, senza Acerbi manca il primo costruttor­e di gioco e ieri anche dalle fasce è arrivato poco. Però non si possono nemmeno sottovalut­are i meriti del Benevento, che è stato bravissimo a coprire ogni spazio e a ripartire anche negli ultimi minuti quando con Di Serio e Improta ha spaventato Reina. Pippo

sta trovando continuità: la media di un punto a partita per una neopromoss­a è confortant­e e piace soprattutt­o l’atteggiame­nto coraggioso. Le goleade subite con Inter e Roma e la brutta sconfitta con lo Spezia non hanno spaventato nessuno e i pareggi con Juve e Lazio dimostrano la validità del progetto tattico. A gennaio servirebbe però un attaccante forte.

Abbracci

Chiusura doverosa sui fratelli Inzaghi. Pippo e Simone si sono abbracciat­i prima e dopo la gara. Durante, sono stati un po’ più tranquilli del solito: meno scatti su e giù per l’area tecnica, le urla un paio di toni più basse, le proteste verso l’arbitro appena accennate, le esultanze un filo controllat­e. Non poteva che essere così.

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In famiglia Simone, 44 anni (a sin.). e Pippo Inzaghi, 47, fratelli e tecnici di Lazio e Benevento al Vigorito

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