L’analisi
sale a meno uno. Striscia la stanchezza nelle fila rossonere e certe assenze sembrano incolmabili: manca la leadership di Ibrahimovic; senza Hernandez la fascia sinistra smette di creare differenze; priva di Kjaer la difesa non affonda perché Donnarumma compie sempre l’intervento salvavita, ma urge un difensore centrale di spessore e di esperienza. Il giovane Kalulu promette, però deve farsi la scorza, e Romagnoli da solo non compensa, anzi va in affanno. Poteva andare peggio, il Milan non perde in campionato dall’8 marzo scorso, 1-2 proprio contro il Genoa a San
Siro, e a un certo punto pareva che il cerchio stesse per chiudersi. Dal Genoa al Genoa, tra un lockdown e l’altro, ma Kalulu in mischia ha salvato la striscia record: in campionato 24 giornate di fila senza sconfitte, miglior sequenza dal 1993, gli anni degli Invincibili di Fabio Capello. Il Genoa ritrova un Mattia Destro nel suo formato migliore, come da tempo non accadeva: non segnava una doppietta dal 2017, quando era al Bologna. Il Genoa riprende colore, riconsegna al Crotone il cerino dell’ultima posizione, però 7 punti in 12 giornate sono pochi, anzi pochissimi. In Serie
A la vittoria manca da 11 turni. Prima di Natale, contro Benevento e Spezia, il vecchio Grifone si giocherà un bel pezzo di campionato. Non basterà difendersi e ripartire, bisognerà mordere, aggredire, inventarsi qualcosa di diverso.
Natura morta
Il Genoa si è rifugiato nell’ormai solito 4-4-2, però con scelte logiche sulle fasce: non più gli adattati Sturaro e Lerager nelle corsie, ma Ghiglione e Pjaça, più abituati a quelle zone di campo. Il Milan è rimasto incagliato nelle due linee serrate dei rossoblù. Qualche rossonero
IL NUMERO 4
ha saltato l’appello. Senza Hernandez, preda di affaticamento muscolare e fuori per precauzione, il lato mancino, con Dalot e Leao, sembrava una natura morta. Aspettando Ibra, una volta di più Rebic ha interpretato a modo suo la parte del centravanti: senza collegarsi troppo alla squadra, si è mosso con iniziative personali ed estemporanee. La prima frazione è stata abbastanza modesta per cifra tecnica e contenuti tattico-strategici. Le uniche emozioni si sono condensate in un minuto, tra il 36’ e il 37’. Destro si è ricordato di essere stato una bella promessa e con mo
venze felpate è andato al tiro in area: un diagonale con palla fuori di niente. Poco dopo, Rebic si è esibito in uno slalom speciale avvincente, ma ha inforcato l’ultima porta: tiro addosso a Perin, con la porta spalancata. Una prima parte in cui la distanza siderale di punti tra la capolista e l’ultima in classifica non si è vista, e non sappiamo come valutare la cosa: appiattimento verso il basso?
Tutto nella ripresa
La partita s’è desta nella ripresa, complice il tempo “british”, pioggia e vento. Il Genoa per due volte è andato in vantaggio e per due volte lo ha fatto con cross dalla fascia destra, la sinistra del Milan, di cui si diceva in partenza. L’1-0 di Destro è arrivato su cross basso di Goldaniga, il bis dell’attaccante su traversone dalla trequarti di Ghiglione. In tutte e due le occasioni la difesa del Milan ha pasticciato, si è fatta sorprendere con posture e atteggiamenti sbagliati. Situazioni che forse non si sarebbero create se sul fianco mancino ci fosse stato Hernandez, giocatore che intimorisce e scoraggia gli avanzamenti. Il Milan ha rimediato la prima volta con Calabria, tiro da fuori su cui Perin non è sembrato un portiere top, e la seconda con Kalulu, bravo a metter dentro una “torre” di Romagnoli. I due si sono fatti così perdonare le amnesie sui gol subiti. Il tocco di Pioli si è avvertito con il cambio DiazTonali e con il passaggio a una specie di 4-1-4-1: Kessie davanti alla difesa, poi Saelemakers, Diaz, Calhanoglu e Hauge, dietro Leao, promosso prima punta dopo l’uscita di Rebic. Sul 2-1 Maran ha tolto Sturaro, esausto, e inserito Behrami, e il Genoa si è abbassato, ha perso peso specifico, finché ha incassato il pari del Milan. Sul 2-2, però, il Genoa, rimodellatosi in una sorta di 45-1 con Radovanovic in luogo dell’ottimo Shomurodov, sempre più convincente come attaccante a tutto tondo, ha creato una palla gol clamorosa: i superlativi riflessi di Donnarumma hanno disinnescato una splendida sforbiciata di Scamacca. Alla fine tutti abbastanza soddisfatti per un pari equo e solidale, ma il Milan non è più in fuga per lo scudetto e il Genoa rimane ancorato sul fondo.