LA BREXIT RIDISEGNA LA PREMIER NUOVE REGOLE PER IL MERCATO
Onni Valakari ha 21 anni, gioca a Cipro nel Pafos e indossa la maglia della Finlandia, sebbene sia nato a Motherwell, in Scozia. L’11 novembre scorso, ha segnato alla Francia, a Parigi, in amichevole. Centrocampista, discreta tecnica, grazie alla rete allo Stade de France e a una serie di prestazioni di buon livello, Onni è entrato nel radar di alcuni club della Premier, ma il suo trasferimento in Inghilterra potrebbe restare un sogno. Il padre, oggi 47 anni, allenatore del Kuopion Palleseura, sbarcò in Gran Bretagna nel 1996 per giocare quattro anni in Scozia e poi altri quattro in Inghilterra, al Derby County. Quando il Motherwell lo prelevò dal FinnPa, era appena agli inizi del suo percorso in nazionale, ma non ci furono problemi nel tesseramento. Onni, che ha debuttato con la Finlandia proprio a Parigi, dovrà invece scalare la montagna per ottenere il via libera per ottenere il permesso di giocare in Premier. Una storia emblematica: padre e figlio calciatori, entrambi nazionali, ma status diverso. È il football made in Brexit, e non possiamo farci niente.
L’accordo
La Gran Bretagna e l’Europa non hanno ancora raggiunto il deal e con il 31 dicembre alle porte servirà davvero un miracolo per trovare l’accordo per i futuri rapporti tra Regno Unito e Unione. Lo spettro del no deal è realistico, ma quanto accadrà non influenzerà in ogni caso il calcio. Se a livello politico potrebbe infatti esserci uno slittamento dei tempi, seppure solo tecnico per ratificare l’eventuale intesa last minute, dal 1o gennaio 2021 nel football entrerà in vigore il nuovo schema. Dopo una lunga trattativa interna, con la Premier da un lato e la federazione di Londra più l’attuale governo Brexiter dall’altro, ai primi di novembre è stata trovata la quadra e sono state deliberate le nuove regole.
Il work permit
Il punto di partenza è che dal 1o gennaio 2021 tutti i calciatori stranieri saranno considerati extrabritannici – la definizione di extracomunitari non è corretta, in realtà saranno i cittadini del Regno Unito a diventare extracomunitari a partire da quella data – e per garantirsi il “work permit” – il permesso di lavoro - dovranno ottenere almeno 15 punti dell’elaborato sistema messo a punto da Premier, federazione e governo. Il work permit è il vero passaporto per giocare in Gran Bretagna e i requisiti richiesti sono legati al meccanismo delle fasce, 6 in totale, nelle quali sono ridistribuiti i campionati. La fascia 1, la più nobile, comprende i quattro campionati europei più importanti: Serie A, Bundesliga, Liga e Ligue 1. Le competizioni
Gli “stranieri” potranno giocare nel Regno Unito dopo aver ottenuto un permesso di lavoro in base al curriculum
internazionali che assegnano i punti in fascia 1 sono Champions e Copa Libertadores. A livello di tornei giovanili, Mondiali Under 20 e U17; Europei U21, U19, U17; Sub20 e Sub17 Conmebol; Coppa d’Africa U20 e U17; campionato africano U23; Coppa d’Asia U23, U20, U17; Concacaf U20 e U17; OFC U20 e U17; Olimpiadi e Torneo di Tolone. In fascia 2, sono collocati i campionati di Portogallo, Olanda, Belgio, Turchia, mentre le competizioni internazionali sono Europa League e Copa Sudamericana. In fascia 3, Russia, Brasile, Argentina e Messico. In fascia 4, Repubblica Ceca, Croazia, Svizzera, Ucraina, Grecia, Colombia, Usa, Austria. In fascia 5, Serbia, Danimarca, Polonia, Slovenia, Cile, Uruguay e Cina. In fascia 6, tutti gli altri.
Nazionali
A ogni giocatore sarà assegnato un tot di punti, a seconda delle presenze negli ultimi due anni in nazionale. Il meccanismo è legato al ranking FIFA: per ottenere il work permit ricordiamo che servono 15 punti. Nazionale dal 1o al 10o posto del ranking FIFA: dal 100% al 30% delle presenze work permit automatico; dal 29% al 20% 10 punti; dal 9% all’1% 8 punti. Nazionale dall’11o al 20o posto del ranking FIFA: dal 100% al 40% delle presenze work permit automatico; dal 39% al 30% 10 punti; dal 29% al 20% 9 punti; dal 19% al 10% 8 punti; dal 9% all’1% 7 punti. Nazionale dal 21o al 30o posto del ranking FIFA: dal 100% al 60% delle presenze work permit automatico. Nazionale dal 31o al 50o posto del ranking FIFA: dal 100% al 70% delle presenze work permit automatico. Nazionale dal 51o posto in poi: dal 100% al 90% delle presenze 2 punti, dall’89% all’80% 1 punto. Per ottenere i 15 punti sarà importante anche il piazzamento del club di appartenenza nell’ultima stagione.
Under 21
La stretta della Brexit colpirà soprattutto i giovani. Non sarà più consentito l’ingresso agli Under 18, mentre per gli Under 21 è fissato un tetto di tre giocatori in entrata a partire dal prossimo mercato di gennaio. Invariato il meccanismo delle quote: massimo di 17 stranieri per squadre, minimo di 8 inglesi.
Divario
La Brexit aumenterà il divario tra ricchi e fascia medio-bassa. I club con maggiori risorse riusciranno ancora ad assicurarsi i campioni, mentre per tutti gli altri pescare all’estero sarà sempre più complicato. La Brexit inevitabilmente avrà ripercussioni sul calciomercato mondiale: una parte del flusso attuale di giocatori dovrà essere dirottata in altri campionati. Prepariamoci a raccontare storie singolari. Un esempio? Ole Gunnar Solskjaer. Se questo sistema fosse entrato in vigore nel 2017, non avrebbe potuto allenare il Manchester United.