In gruppo a 50 anni
REBELLIN INFINITO «DAL MIO ESORDIO CON PANTANI ALLE GARE DI OGGI IN CAMBOGIA»
Il veneto correrà pure nel 2021: «Pro nel ‘92 con Marco. È cambiato tutto, sono diventato anche vegetariano»
La prima corsa da professionista nel 1992: ventotto anni con un numero sulla schiena, una bicicletta da spingere, una gioia da far sgorgare a ogni colpo di pedale. Tutti i giorni. Perché la vita di Davide Rebellin è legata a filo doppio con quella del ciclismo, un rapporto quasi simbiotico che porterà il veneto a correre anche nel 2021, quando compirà 50 anni. Per rendere l’idea: il più vecchio partecipante al Giro d’Italia è stato Giovanni Gerbi nel 1932 a quasi 47 anni, mentre il più anziano a vincere un grande giro è stato Chris Horner alla Vuelta 2013 (41 anni e 11 mesi). La nuova squadra di Rebellin è la Cambodia Cycling Academy, team Continental voluto dal governo cambogiano che ha come obiettivo la crescita dei corridori locali in vista dei Giochi del Sud-Est asiatico del 2023.
► Rebellin, cosa spinge un atleta in età da pensione (sportiva) ad andare avanti?
«La passione. La preparazione in vista delle gare, le sensazioni che vivo durante le corse, mi fanno vivere meglio. E poi mi diverto come da ragazzino. Quindi, perché smettere? Fino a quando sarò competitivo andrò avanti: al campionato italiano, l’ultima mia corsa a fine agosto, sono arrivato 34° ma senza una caduta sarei finito più avanti...».
►Come è cambiata la sua preparazione rispetto al passato? «Ora non faccio più uscite intense di 7-8 ore, ma alleno di più l’esplosività, le variazioni di ritmo: punto più sulla qualità del lavoro rispetto alla quantità».
►E l’alimentazione?
«Da cinque anni faccio una dieta vegetariana, ho completamente eliminato la carne e il mio corpo ne ha tratto beneficio: meno intossicazioni alimentari, recupero più veloce dagli sforzi. Dal 1997 invece ho tolto il glutine».
►Come sono le corse in Algeria, Indonesia, Iran, alcuni dei Paesi dove si è esibito in questi ultimi anni?
«È uno dei lati positivi di questo mio finale di carriera. Sto scoprendo tanti posti nuovi, l’Indonesia ad esempio è un Paese che ha delle bellezze mozzafiato, non me l’aspettavo. E in Algeria ho colto la mia ultima vittoria, nel 2018».
►Rispetto al ciclismo che conosciamo è tutto un altro mondo.
«Il pubblico magari non è competente come alle nostre latitudini, ma alle corse è pieno di
gente entusiasta, si respira un’aria genuina».
►E la sicurezza?
«Dipendi dai posti, anche se in generale sono ovviamente ancora indietro rispetto ai Paesi ciclisticamente più sviluppati. Anche sulle strade si trova un po’ di tutto: in alcuni posti sono belle larghe, scorrevoli, con un asfalto perfetto, in altri ci sono buche molto pericolose».
►Gli episodi più strani?
«In Indonesia una volta abbiamo trovato le scimmie che attraversavano la strada e ci siamo dovuti fermare. In Algeria all’improvviso ci siamo trovati in mezzo al traffico».
►Come è l’atmosfera ora in gruppo?
«Non conosco nessuno anche perché non faccio le gare del World Tour, ma non ci sono problemi: l’importante per me è andare in bici».
►È meglio il ciclismo di adesso o quello di inizio carriera?
«Allora era più romantico, più fantasioso, ci si poteva sempre inventare qualcosa. Adesso mi sembra tutto più programmato. E si va molto più forte: sono cambiati i materiali, i metodi di allenamento, le bici che sono molto più performanti».
► Cosa ricorda della prima corsa da professionista?
«Era il 1992 a Camaiore, subito dopo i Giochi di Barcellona vinti da Casartelli. C’erano Pantani, Belli: pure loro neopro’. Vinse Cassani, io chiusi ottavo».
►Quando pensa di smettere?
«Vivo alla giornata. Potrei arrivare a metà stagione, oppure fino alla fine del 2021 o andare avanti ancora».
►Dopo cosa farà?
«Ho già messo in piedi i RebelCamp a Gran Canaria, dove accompagno i turisti alla scoperta dell’isola in bicicletta. Mi piacerebbe fare una cosa simile anche in Italia e qui a Montecarlo, dove vivo. Perché senza bici non so stare».
Non posso più permettermi 7-8 ore in bici al giorno e curo l’esplosività Algeria, Indonesia, Iran: in questi ultimi anni ho visto di tutto... Davide Rebellin Professionista dall’agosto 1992