DUE ORCHESTRE DIVERSE
Milan e Inter si giocano il primo posto sotto l’albero di Natale, e sarà un duello appassionante in questo momento in cui abbiamo tutti bisogno di emozioni positive...
a sentenza del Tas di Losanna sull’infinita vicenda del doping di Stato in Russia può definirsi simbolica. Perché, letteralmente, punisce i simboli di quel Paese. Via quindi inno e bandiere dai prossimi due Giochi Olimpici, a Tokyo 2021 e Pechino 2022. Porte aperte invece agli atleti neutrali. Che poi saranno russi vestiti in maniera diversa. La stessa sentenza dimezza poi la pena chiesta dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, da quattro a due anni. Il Tas ha sentenziato in punta di diritto ma, alla fine, pare che abbia prevalso soprattutto il buon senso. Punire tutti gli atleti, anche i più puliti, “colpevoli” solo di essere nati in Russia, sarebbe stata una decisione per certi versi razzista, o per lo meno di discriminazione territoriale, e quindi inaccettabile.
Avrebbe inoltre esposto il Tas a ricorsi presso ogni genere di tribunale, fino alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Ieri le 186 pagine della sentenza hanno finalmente chiuso questa brutta faccenda venuta a galla già nel 2014 dopo i Giochi invernali di Sochi. Sei anni che hanno ferito lo sport e minato la sua credibilità, con una spystory fatta di intrighi e manipolazioni.
Al centro del marcio, l’incredibile Rusada, l’agenzia antidoping russa. Forse il “simbolo” più evidente del malaffare che meritava di essere punito. E così è stato, con l’applauso di tutti gli atleti russi puliti, e al di fuori del malaffare, che da oggi potranno continuare a sognare una medaglia preparata con fatica e sudore. Non con una provetta. L’inno, loro, lo canteranno lo stesso: col cuore e senza vergogna.
Lilan e Inter si giocano il primo posto sotto l’albero di Natale, e sarà un duello appassionante in questo momento in cui abbiamo tutti bisogno di emozioni positive. Però, va detto subito per sgomberare il campo da ogni dubbio, si tratta di una sfida tra un peso massimo (l’Inter) e un peso piuma (il Milan), per dirla in termine pugilistici. Le due realtà sono completamente diverse per investimenti fatti sul mercato (i nerazzurri hanno speso molto di più) e per qualità dei giocatori (decisamente superiore l’Inter come rosa). Il Milan può essere competitivo fino in fondo soltanto a una condizione: deve essere più squadra, deve puntare più sul gioco che sulle individualità, non deve mai perdere quella determinazione, quella grinta e quell’entusiasmo che ne hanno caratterizzato la prima parte di stagione. Finora i rossoneri hanno dimostrato di avere più volontà, più generosità e più spirito di sacrificio dei rivali, su questo nessuno può discutere. La rosa del Milan è numericamente esigua, le assenze di Ibrahimovic e di Kjaer, alla lunga, pesano, e lo si è visto negli ultimi due turni di campionato, però il carattere del gruppo e la voglia di non mollare mai possono fare la differenza.
MCarlo Pieti
Direi proprio di sì, a giudicare dalla partita col Napoli e soprattutto dal soffertissimo finale dell’Inter che si è difesa con affanno contro gli avversari in 10. Sono molto rare queste conversioni tattiche. La mossa di passare dalla sua classica difesa a 5 a quella a 4 era giustificata dalla necessità di riacciuffare il risultato contro il Cagliari, che è stato avanti fino a 13’ dalla fine. E anche lì, nessuna genialata: quasi tutti i teorici di
Pioli si è dimostrato più bravo di quanto molti pensassero, ha saputo costruire un gruppo omogeneo, ha dato un gioco alla squadra, ha convinto i suoi ragazzi a credere nel lavoro e, così facendo, ha ottenuto da tutti il massimo, se non di più. Adesso si tratta di gestire le forze e poi ci sarà la pausa per ricaricare le batterie. Una cosa deve essere chiara: al deficit,
Questo schieramento è impiegato molto poco all’estero, in particolare dai grandi club: consente di coprirsi un po’ di più in area. Ma non bisogna essere integralisti in nessun senso: si attacca benissimo anche partendo a cinque dietro, vedi l’Atalanta di Gasperini o la
I nerazzurri sono cresciuti molto, sanno essere padroni del campo (anche se non sempre) e poi hanno un vantaggio: sono fuori dalle coppe. Questo, io l’ho vissuto sulla mia pelle quando allenavo il Milan, è un punto a favore perché significa che i giocatori devono pensare a una sola cosa durante la settimana e si può programmare un lavoro mirato. Inoltre giocatori come Lukaku stanno dando un esempio importante anche per i compagni. Il Milan, invece, ancora impegnato in Europa League, si vedrà togliere energie dalla competizione internazionale. Infine c’è l’aspetto ambientale che, in un duello, è sempre determinante. Sia l’Inter sia il Milan hanno una storia di successi alle spalle, sanno come si vince e sanno come ci si deve comportare, però mi sembra che i dirigenti rossoneri siano più in sintonia tra loro rispetto ai colleghi nerazzurri. Anche questo è un argomento da non sottovalutare: ho sempre pensato, e continuo a pensare, che i successi nascano dalla società, passino per l’allenatore e arrivino ai giocatori in quali mettono in pratica una strategia pianificata dall’alto.
PORTOFRANCO