La Gazzetta dello Sport

Missione compiuta

Chiesa, Benta, McKennie in ascesa La Juve guarda il lato positivo

- di Valerio Clari

Nonostante il sesto pareggio, Pirlo si gode il sorprenden­te texano e rivede il vero Rodrigo. E se il figlio d’arte trova il tiro di papà...

L’Inter si è allontanat­a, un altro gol di vantaggio è stato dilapidato, l’appuntamen­to con la prima vittoria in un big match risulta rinviato, la dipendenza dai gol di Ronaldo confermata. Si può essere felici anche così, di fronte al sesto pareggio in 12 giornate di A? È la vecchia storia del bicchiere: battendo l’Atalanta sarebbe stato tempo di alzarlo in un virtuale brindisi alla nascita di una Juventus “grande”. Anche così, però, non ci sono cocci da raccoglier­e: la squadra di Pirlo ha mostrato segnali di crescita. E, nel giorno di “sciopero” del Moraldo, in tre hanno salito qualche gradino. O forse girato l’angolo, per una vera e propria svolta. Che il settore di centrocamp­o avesse trovato un protagonis­ta in McKennie era chiaro già prima di incontrare Gasp, ma l’americano continua ad aggiungere dimensioni al suo gioco. Nello stesso settore Bentancur è tornato a fare la voce grossa, come ci si aspettava da un giocatore in fase ascendente della carriera. E Federico Chiesa ha trovato anche il primo gol in campionato: non una rete qualsiasi, peraltro.

Il tiro del figlio

La conclusion­e da fuori è una soluzione che la Juve ogni tanto deve tirare fuori dal cilindro, specie contro difese chiuse (non esattament­e il caso della Dea, con cui è stata battaglia a tutto campo). Chiesa, che per tutta la prima fase del match aveva continuato a tagliare in fascia e verso il centro, faticando a essere servito, si è preso la scena proprio su quelle zolle centrali, dopo una palla recuperata alta (da Bentancur, per la gioia del suo allenatore). Il tiro da fuori era “alla Enrico Chiesa”, papà a cui Fede aveva recentemen­te detto di invidiare proprio quel fondamenta­le. Lo “scippo”, per ora temporaneo, è arrivato adesso che all’orizzonte ci sono le partite contro Parma e Fiorentina, le due maglie della fase centrale della carriera del genitore, quelle con cui ha vinto (Coppa Italia e Uefa con gli emiliani, coppa nazionale con i viola). Ma oltre a quel lampo offensivo, e alla proiezione per il rigore, Chiesa si è fatto apprezzare anche per l’abnegazion­e tattica, per i ripiegamen­ti, per un ruolo “digerito” e interioriz­zato.

Aggression­e charrua

Anche Rodrigo Bentancur sembra aver superato la fase di rodaggio con la nuova guida tecnica: l’uruguaiano gioca più o meno sempre nella stessa posizione, ma ogni nuovo allenatore gli chiede qualcosa di diverso: Sarri lo voleva playmaker, Pirlo sembra puntare ad esaltare le sue doti di tempismo nell’assaltare i centrocamp­isti avversari. Una volta recuperata palla, poi, non ha paura ad andare in verticale o a lanciare. Quando è uscito Arthur, è diventato ancora più centrale, in senso fisico e in senso figurato. Con il brasiliano alle prese con la botta rimediata (solo una contusione comunque, ieri non sono stati necessari esami specifici) è probabile che Bentancur sia confermato a Parma: sarebbe la quarta presenza consecutiv­a da titolare, cosa che in un reparto in cui le gerarchie sono state fin qui fluide e il turnover costante, può suonare come un’investitur­a, meritata e non solo dettata dalla contingenz­a. Lui e De Ligt sono fondamenta­li nel tenere alta e corta la squadra: le distanze sono il campo in cui il migliorame­nto è stato più netto, nelle ultime uscite.

Giocate americane

Alle variabili offensive invece pensa il texano, arrivato come un oggetto misterioso ai più. Sta usando ogni singola partita per mostrare un pezzo diverso della mercanzia della casa. Quando pensavi di averlo inquadrato come incontrist­a di energia, si è rivelato uomo da inseriment­i costanti, quando ne esalti i tempi, Weston ti stupisce con la tecnica. Contro l’Atalanta il passo ulteriore è stato appunto aggiungere giocate di qualità: un paio, fatte in velocità, hanno messo in porta Morata (colpo di tacco, poi dribbling nello stretto e filtrante). Solo Gollini ha evitato che il conto degli assist di McKennie aumentasse, ma è chiaro che l’americano è un giocatore multiforme e, a questo punto, fondamenta­le per la Juve. Un’altra casella dei “titolari” si è occupata, e forse anche questo è un segno positivo.

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