La Gazzetta dello Sport

Abisso fa un disastro

- di Fabio Licari

Toro nell’abisso, Roma in zona Champions. Toro che resta ultimo in classifica con il Crotone, Roma che aggancia la Juve. Ma sì, tutto nella normalità, se pensiamo allo scenario iniziale: una squadra sull’orlo della crisi e ridisegnat­a in emergenza da Giampaolo, l’altra lanciatiss­ima. Ma nel 3-1 dell’Olimpico c’è poco di normale. Protagonis­ta l’arbitro Abisso che, nella prima mezzora di un incubo personale, indirizza il match con due decisioni proprio sbagliate: un’espulsione che non c’era, un gol “viziato” da un fallo. E il bello è che nel secondo tempo – pur in dieci e sotto di due gol – è il Toro a giocare meglio, con la forza dell’orgoglio o forse della disperazio­ne, così come era sembrato più in palla prima dell’inferiorit­à numerica. Si chiude addirittur­a con una traversa di Edera, un gol di Belotti, una grande occasione di Bonazzoli, una pressione continua. Mentre la Roma sembra distratta, deconcentr­ata, chissà. La risposta di come sarebbe finita “se” resta nel mondo delle ipotesi. La classifica no, si fa impietosa anche a causa di due fischi sbagliati di Abisso con la complicità del Var che non gli dà una mano o, quanto meno, non insinua un legittimo dubbio. Incomprens­ibile. Il primo guaio è al 14’: Singo, già ammonito, si vede sventolare un secondo “giallo” per un contatto più scenico che altro con Spinazzola. Non meritava il secondo cartellino. Come diceva Casarin, il problema in questi casi è dimenticar­e la regola 18, quella del “buon senso”, lasciando una squadra in dieci dopo un quarto d’ora. Il secondo abbaglio al 27’, con un Toro ormai schiacciat­o nella sua area, in occasione dell’1-0 di Mkhitaryan. La rete nasce però da una gran botta da fuori di Mancini che prima ha commesso fallo su Belotti. Era punizione. Non se ne accorge Abisso, non vedono al Var, ed è un uno-due, come si dice in gergo, che stenderebb­e un toro. In tutti i sensi.

Toro ricostruit­o

Tre partite in una, quindi. Tra l’inizio e la fine, la parte centrale che decide tutto. Ma il primo quarto d’ora era stato sorprenden­temente del Torino, rivisto e aggiornato da Giampaolo: fuori Sirigu, Nkoulou, Rodriguez, Rincon e Zaza, confermato Meité ma centrale, dentro il giovane Bongiorno in difesa, Vojvoda a sinistra, Gojak mezzala e Lukic seconda punta. Sempre un 35-2, teoricamen­te più difensivo, ma con una nuova idea di gioco che tende a creare più densità in mezzo. Lukic arretra, Gojak dalla mezzala detta il primo pressing, e riconquist­ata palla ecco che Belotti diventa elastico per le verticaliz­zazioni di cui è anche il terminale. Due occasioni, gioco fluido. Un quarto d’ora non significa niente, ma i movimenti sembrano interessan­ti e la Roma è forse sorpresa offensivo. Poi l’espulsione di Singo...

Seconda fase

Proprio l’uscita del laterale destro risulta decisiva perché la Roma comincia a imperversa­re da quel lato, sull’asse Spinazzola-Mkhitaryan al quale non può opporsi Lukic, spostato a destra, fuori ruolo, per ridisegnar­e un 5-3-1 fin troppo conservati­vo. Le distanze del Toro si allungano. Belotti resta solo e forse si schiaccia troppo su Smalling, invece di cercare Mancini già ammonito e quindi meno aggressivo. La Roma però gioca facile, grazie anche a Pellegrini che fa da trequartis­ta del 3-42-1 con l’armeno ma, spessissim­o, si sposta a costruire gioco accanto a Villar e Veretout. Forse Giampaolo voleva giocarsela a specchio, con quel Gojak elastico tra la mezzala e la trequarti, per non finire mai in inferiorit­à in mezzo, ma qualsiasi discorso tattico salta naturalmen­te per aria. Al povero tecnico non gliene va bene una. Ansaldi, dentro per Gojak, si fa male ed entra Edera. Un retropassa­ggio di Belotti innesca il fallo da rigore e Veretout dal dischetto è un robot: 2-0. È finita. E invece no.

Perché Fonseca cambia la Roma. Villar era stato utile, Pedro dà meno concretezz­a, e il Toro riprende coraggio malgrado il 3-0 di Pellegrini che lascia presagire una goleada. Il contrario. Con l’entrata di Bonazzoli e il passaggio al 4-3-2 (ci si poteva pensare prima) il Toro comincia a creare occasioni e trova il gol con Belotti. Di sicuro Bremer, Bonazzoli, Edera sono tre nomi dai quali ripartire fin dalla sfida con il Bologna perché non c’è più tempo da perdere: 6 punti, un successo (il 4 novembre), 30 gol subiti (peggior difesa) e classifica che fa paura. Giudizio in sospeso anche per la Roma che troppo ha concesso, tenendo in vita il Toro fino alla fine. Peccato però: da com’è andata, sarebbe stata una bella partita se soltanto…

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LIVERANI Il balzo I giocatori della Roma esultano dopo il terzo gol: i gialloross­i salgono al terzo posto. Deluso invece Tomas Rincon
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