«C’è vaffa e vaffa... E il momento conta»
Mauro Bergonzi, ex arbitro internazionale, il “vai a ca...” di Insigne era da rosso o si è trattato di una punizione eccessiva?
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Perché?
«Pensiamo che sarebbe successo se Massa non lo avesse espulso. Gli altri si sarebbero sentiti liberi di mandarlo a quel paese per il resto della partita? E alla giornata successiva? No, una frase irriguardosa deve essere punita, per rispetto a se stessi, alla casacca che si porta e a quella dei 35 mila colleghi arbitri».
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In undici anni nella massima serie e quattro da internazionale, quanti “vaffa” ha fatto finta di non sentire?
«Tanti, ma ripeto, una cosa è il vaffa che - è capitato anche con quel gladiatore di Gattuso, che è una persona che stimo - ci si danno e si prendono mentre si corre, sudati, dietro a un pallone. Capita che, per un fallo non fischiato con l’azione che continua, l’arbitro sia raggiunto da un giocatore e dal suo vaffa senza conseguenze. Così come capita - e non me ne vergogno, visto che la mia cifra è sempre stata quella del dialogo coi giocatori - di restituire un vaffa in campo. La discriminante è il momento».
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Gattuso dice che all’estero non succede... «Partiamo dal fatto che all’estero c’è molta più correttezza, che ci sono molte meno proteste e che i giocatori non si prendono certe confidenze con il direttore di gara».
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Volendo fare l’avvocato del diavolo, il linguaggio è specchio dei tempi? Insomma, un vaffa di oggi è più “leggero” rispetto a tempo fa?
«Un vai a ca... è un vai a ca...».
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