L’anno del bomber, il re della Fifa Il polacco del Bayern votato miglior giocatore del 2020 davanti a Messi e CR7
l figlio di Krzysztof e Iwona, cresciuto nelle campagne di Leszno, contea di Varsavia, ride: «È incredibile vincere questo trofeo e condividere l’albo d’oro con Messi e Ronaldo». La Fifa, tramite media, c.t. e capitani delle nazionali, e fan (tutti al 25% di peso), ha scelto Robert Lewandowski, 32 anni, quale miglior calciatore dell’anno, premio Best Fifa. Lewa un paio d’anni fa in un’intervista l’aveva preannunciato: «Voglio giocare ad alti livelli fino a 35 anni. Il momento migliore in carriera deve ancora cominciare. Ora sono maturo e pronto per un ulteriore salto di qualità».
ITre capocannoniere
E il top della carriera è stato il 2019-20 archiviato con 5 titoli di club in bacheca (Bundesliga, Coppa nazionale, Champions, Supercoppa tedesca ed Europea), ai quali a febbraio spera di aggiungere il Mondiale per club. E perciò Robert ha aggiunto: «Sono molto orgoglioso e felice, devo dire onestamente che è un gran giorno per me e per il mio club. Devo solo ringraziare perché questo premio appartiene anche ai miei compagni e al mio allenatore». Lui ci ha messo 55 reti in 47 match: 34 in campionato, 15 in Champions in 10 gare e 6 nella coppa nazionale. In tutte e tre le manifestazioni è risultato capo cannoniere! In Bundesliga per la 5ª volta, la 3ª di fila. Solo Gerd Müller ne ha vinti di più, 7. «Il momento top è stato il successo in finale di Champions col Psg, una serata speciale». Il figlio di Krzysztof, ex campione di judo e calciatore in B, e di Iwona giocatrice di pallavolo, è stato premiato a Zurigo da Infantino, mentre Messi e Ronaldo erano collegati in streaming. Il n.1 della Fifa ha ricordato il difficile 2020, «il calcio si è fermato e poi è ripartito, per dare sorrisi e speranza a milioni di persone». E ha ricordato Maradona e Rossi, «due leggende che con la loro morte hanno causato grande tristezza ma che hanno fatto sì che tante persone si innamorassero del calcio. A loro diciamo grazie». Sono intervenuti anche due amici dei campioni. Ferrara: «Diego è stato ed è un grande uomo, grande leader. Diceva di essere un giocatore normale. Allora noi che giocatori siamo stati?». Cabrini: «Paolo significava tantissimo per me. Non era solo un grande del calcio ma anche un grande amico. Eravamo come fratelli».
Agnese e il fair play
Un po’ di tricolore anche nei premi Fifa. La juventina Bonansea è nella squadra ideale della
FIFPro, il sindacato calciatori. E Mattia Agnese, un 2003, ha vinto l’Award per il fair-play. Il 25 gennaio, in Cairese-Ospedaletti salvò la vita a un avversario, assistendolo fino all’arrivo dei soccorsi. «Mi è sembrata la cosa più corretta da fare. Non sono un eroe. La mia vita non è cambiata. Diventare un calciatore? Mi sto allenando sodo». In bocca al lupo.