I nodi del nuovo San Siro Nella Capitale è caos
Il Comune chiede chiarimenti a Inter e Milan, la Roma non è più convinta di Tor di Valle. Bologna e Cagliari ok
n Italia gli stadi moderni ed efficienti sono l’eccezione e non la regola. Solo la Juventus, il Sassuolo, l’Udinese e (con il cantiere tuttora aperto) l’Atalanta possono vantare in Serie A impianti di nuova generazione. Nel resto del Paese un susseguirsi di annunci, plastici, tira e molla con la politica. Ecco i principali fronti aperti.
IMilano
Inter e Milan sognano un nuovo San Siro, in grado di generare 131 milioni all’anno: l’integrazione allo studio di fattibilità, depositata a novembre, prevede un indice volumetrico extra-stadio di 0,51 (inizialmente era 0,63) e il riutilizzo del Meazza. Un vero e proprio distretto con hotel, uffici, centro congressi, negozi, per un investimento da 1,2 miliardi e la creazione di 3.000-3.500 posti di lavoro. Qualche giorno fa il Comune ha chiesto ulteriori chiarimenti, anche sugli assetti proprietari di Inter e Milan. Insomma, ci sono ancora nodi da sciogliere prima che arrivi la dichiarazione di pubblico interesse. E i soggetti proponenti vogliono essere sicuri che ci sia l’ok per poter varare il progetto definitivo, che comporta qualche decina di milioni di costi. Il presidente rossonero Scaroni ha detto che il cantiere dovrebbe partire verso la metà del 2021, ma nessuno, al momento, se la sente di scommetterci.
Roma
L’ex patron Pallotta immaginava di vedere Totti segnare nel nuovo stadio già nella stagione 2016-17. Sono trascorsi 8 anni dalla firma del contratto di costruzione con Parnasi, otto anni nei quali attorno al dossier di Tor di Valle è successo di tutto, persino un’inchiesta giudiziaria. Il nuovo proprietario Dan Friedkin è freddo sulla vecchia location e sul gigantismo del progetto preesistente, che non rifletterebbe più lo spirito del tempo. Tanto che si è parlato nelle ultime settimane di un impianto da 45mila posti al Flaminio per un investimento di 350 milioni, pur con tutte le difficoltà legate a vincoli architettonici, viabilità, ordine pubblico. Mentre Regione e Comune si rinfacciano i ritardi su Tor di Valle, è spuntata pure l’ipotesi Tor Vergata. Insomma, regna il caos nella Capitale.
Firenze
Rocco Commisso è passato dall’euforia allo sconforto: «Ho tanta paura che uno stadio nuovo per la Fiorentina possa rimanere solo un sogno, forse irrealizzabile». Il club viola è in attesa della risposta da parte del ministero dei Beni culturali su quali elementi del Franchi debbano essere conservati: a quel punto si capirà se ha più senso la ristrutturazione del vecchio impianto o la costruzione di uno nuovo (ipotesi Campi Bisenzio o l’ultima del Ridolfi, accanto all’attuale stadio). Il sindaco Nardella ha fatto sapere, comunque, che «la strada maestra non può che essere il restyling del Franchi».
Bologna
Qualche giorno fa Joey Saputo ha assicurato: «Siamo in linea con i tempi previsti, i lavori di ristrutturazione del Dall’Ara potranno cominciare nel 2022». Operazione da 100 milioni, di cui 40 coperti dal Comune: i lavori dureranno due anni. In questo frangente il Bologna giocherà in un impianto temporaneo, in zona Fiera o Caab.
Cagliari
Al posto del rudere del Sant’Elia sorgerà la nuova arena del Cagliari: 25mila posti ampliabili a 30mila, costo di 50-60 milioni. Il progetto definitivo, in mano a Sportium e all’archistar David Manica, verrà consegnato nei prossimi mesi. L’inizio dei lavori è previsto per i primi mesi del 2022, con durata stimata di 24 mesi: stadio pronto nella seconda parte della stagione 2023-24.