La Gazzetta dello Sport

«Spirito e amore Se ci imiteranno sarà scudetto»

Bergomi capitano dell’Inter dei record «Ci fosse uno come Matthäus oggi...»

- cont.

Se questa squadra capirà i valori e il Dna dell’Inter può battere tutto e tutti

Beppe Bergomi

Sulla squadra di Conte

Beppe Bergomi, capitano dell’Inter dei record: regge il paragone tra la sua squadra e questa?

«Si fa sempre fatica a paragonare squadre di epoche diverse. Nella mia c’erano tanti nazionali italiani e per costruire una mentalità vincente furono aggiunti campioni come Brehme e Matthäus. Ecco, ci fosse uno come Lothar non avrei dubbi: l’Inter arriverebb­e prima».

► Quale era il segreto di quel gruppo mitico?

«La compattezz­a, un’unione eccezional­e che ci portò a vincere contro tante rivali fortissime, dal Napoli al Milan. Anche allora come oggi l’Inter non era partita benissimo. La critica stava massacrand­o Trap e un giorno una delegazion­e di giocatori italiani — io, Zenga, Baresi, Matteoli e Ferri — andammo a bussare alla sua porta. Gli dicemmo solo “Siamo con lei” e lui si commosse. Gli scese una lacrimucci­a: fu un momento bellissimo e quel gruppo si unì ancora di più».

► Trapattoni, in fondo, è un papà anche per Conte: vede analogie tra i tecnici ex Juve? «Sono molto diversi, anche perché la profession­e di allenatore è cambiata davvero tanto. Trap sapeva motivare parecchio, ma aveva anche la capacità di allentare la presa. Viveva la sconfitta in maniera diversa rispetto a Conte, che è un grandissim­o allenatore ma in quei momenti, per carattere, va un po’ in difficoltà».

► Ma secondo lei ha definitiva­mente raddrizzat­o la rotta dopo un inizio difficile, proprio come fece Trap allora? «Conte è il valore aggiunto di quest’Inter: non ha la rosa più forte della A ma, con tutte le difficoltà del caso, sta costruendo una squadra solida che ha tutto per arrivare in fondo al campionato. Lo capisco quando prova a combattere contro la negatività che a volte si respira nell’ambiente: a modo suo, vuole solo che tutti remino dalla stessa parte. Noi eravamo più pronti e coperti in tutte le caselle: fu più facile risalire la corrente».

►Chi fu l’uomo decisivo? «Oltre ai tedeschi, dico Matteoli. Mi diceva “Beppe, passami la palla anche se sono marcato...”: era uno sfogo eccezional­e per noi difensori. Allora prese il posto di Beppe Baresi e in quel momento sterzò la stagione. Fu un cambio di uomo, mentre questa volta è stato decisivo un cambio del modulo: quando Brozovic ha preso il posto da regista in uno schieramen­to senza il trequartis­ta la squadra è andata molto meglio».

►Oggi come allora fuori dall’Europa a dicembre: un vantaggio per il campionato?

«Se ripenso all’eliminazio­ne col Bayern mi girano ancora... Quella è una ferita aperta per come perdemmo. Ai tempi non fu un vantaggio uscire dalle Coppe perché si giocavano molte meno partite in Europa. Stavolta concentrar­si su un solo obiettivo può aiutare».

►Lei si rivede più in un difensore italiano di talento subito titolare come Bastoni o in chi indossa la sua fascia come Handanovic?

«Ho recentemen­te detto a Ferri che oggi io e lui saremmo dei nani... I difensori sono ormai molto più alti e Bastoni ne è un esempio: interpreta il ruolo in maniera moderna, ma noi eravamo molto più marcatori. Di capitan Handanovic mi sono piaciute le ultime dichiarazi­oni: non ha cercato scuse, come fa un vero leader».

►Cosa possono imparare gli aspiranti campioni di oggi da voi, campioni anni ‘80?

«Il senso di appartenen­za, l’amore infinito per la maglia. Se capiranno i valori dell’Inter, il suo Dna che è diverso da tutti gli altri — non migliore o peggiore, ma diverso –, possono spostare le montagne e giocarsela contro tutto e tutti. E a quel punto lo scudetto sarà una conseguenz­a».

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LAPRESSE Leggenda L’ex difensore Beppe Bergomi, 57

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