La Gazzetta dello Sport

Sono ancora qui

STAMPELLE E PAURA FOGNINI RIPARTE «IN CAMPO PER 3 ANNI SINNER MI STIMOLA»

- di Riccardo Crivelli

Sembra passato un secolo, e invece sono appena venti mesi: il trionfo a Montecarlo, il successo che vale una carriera, il premio a un talento scostante ma limpidissi­mo. Poi sono arrivati i guai alle caviglie, il coronaviru­s, il timore di dover lasciare il mondo in cui è diventato uomo, fino a una nuova speranza. Fognini è ancora qui.

► Fabio, di solito si cambia allenatore perché si pensa di avere ancora qualcosa da dire.

«È così, io ritengo di essere ancora competitiv­o ad alti livelli, purtroppo il 2020 è stato un anno perso tra l’operazione alle caviglie e poi la positività al Covid di ottobre. Ho giocato appena 16 partite, in pratica devo ricomincia­re da zero. Ora sono smanioso di ripartire».

►Cosa chiede al nuovo coach, Alberto Mancini?

«Prima della scelta ho parlato con Barazzutti (che lo ha allenato fino all’autunno, ndr)e mi ha detto che non sarebbe riuscito a seguirmi sempre e a viaggiare spesso con me. Adesso invece ho bisogno di qualcuno che stia al mio fianco con continuità: Alberto deve aiutarmi soprattutt­o a migliorare a poi a stabilizza­rmi dal punto di vista fisico, perché se sto bene i risultati torneranno ad arrivare».

►Intanto riparte dal numero 17 del mondo, mica male.

«Il ranking non è un’ossessione, soprattutt­o in questi momenti. So che all’inizio farò fatica, perché devo mettere insieme i match che non ho giocato la scorsa stagione, e poi quando la classifica verrà di nuovo scongelata cambierà tutto. L’obiettivo è di ritrovare la condizione per i tornei sulla terra della prossima primavera e restare nei 30 per essere testa di serie negli Slam».

► La pandemia non è ancora sconfitta e il calendario è un’incognita. Ma se ad aprile finalmente si rigiocherà a Montecarlo, lei verrà annunciato come il campione in carica.

«Ho già mandato un messaggio a Nadal scrivendog­li “Scansati, che la prossima volta tocca a me. È iniziata la mia era”. In fondo mi mancano solo dieci vittorie per eguagliarl­o (sorride, ndr)».

►C’è stato un momento in cui ha pensato che non sarebbe tornato a giocare?

«Sono d’accordo con quanto disse Federer: quando ti infortuni e non ti è mai successo prima, ti prende la paura. A me è venuta il giorno in cui sono uscito dall’ospedale, con il medico che mi ha portato la sedia a rotelle: mi sono detto “Fabio, e se fosse finita qui?”. Ho voluto le stampelle, erano il primo segno che stavo per ribellarmi all’idea».

►Quanto è stata importante la famiglia nei mesi della riabilitaz­ione e del lockdown?

«Senza di loro non ce l’avrei fatta, all’inizio ero ovviamente nervoso e pieno di dubbi. Ma stare accanto a Flavia, ai bambini, ai miei genitori a poco a poco mi ha regalato la pace interiore e ho ritrovato il mio equilibrio. Questi sarebbero stati i giorni della partenza per l’Australia se non ci fosse stato il rinvio e mi sono accorto che il pensiero mi procurava adrenalina: il tennis sta tornando al centro della mia vita».

► La sua autobiogra­fia continua ad essere un successo editoriale: se lo aspettava? «Credo sempliceme­nte fosse il momento giusto per rivelare come sono davvero. Immagino che il pubblico abbia apprezzato la mia onestà: nel libro non c’è finzione, quello è Fognini. Prendere o lasciare».

► Pensa che il libro possa cambiare l’immagine negativa che tanta gente ha di lei?

«Non mi interessa, spesso si tratta solo di pregiudizi. Ho fatto degli sbagli, ho pagato un prezzo al mio carattere, ma ci ho sempre messo la faccia. Perciò non ho rimpianti».

► Ha detto che le vittorie di Sinner le mettono il fuoco dentro, ma che non è geloso. Però sembra che ormai il tennis italiano sia rappresent­ato solo da lui.

«Ci sta, è il gioco della popolarità e Jannik è davvero molto forte, spero che tenga alto per anni il nome dell’Italia. Però...».

► Dica...

«Io ho giocato nella stessa epoca dei tre più grandi di sempre e in aggiunta c’erano Murray, Del

L’operazione a maggio, poi il virus. Fabio è ora pronto a rimettersi in gioco con un nuovo coach: «Le Finals un sogno, ma io rivoglio Montecarlo»

Potro e Wawrinka. Tra cinque anni, con la generazion­e dorata a godersi il meritato riposo, probabilme­nte per lui sarà più facile ottenere grandi risultati».

► Ha già pensato a cosa fare dopo?

«Di certo non farò l’allenatore. Ho già avuto qualche proposta per rimanere nel tennis: interessan­te, ma per tre anni mi vedrete ancora in campo».

► E con il sinistro alla Messi di suo figlio Federico come la mettiamo?

«Tira delle sassate. L’altro giorno l’ha visto in tv e si è ricordato di quando eravamo andati a vederlo a Barcellona. Magari tra 15 anni farò il suo procurator­e...».

► A novembre ci saranno le Finals a Torino: cosa rappresent­ano?

«Un sogno, anche se nel 2019 quando ho deciso di privilegia­re la possibilit­à di qualificar­mi, non mi ha portato fortuna. Ma se potessi scegliere, preferirei rivincere a Montecarlo».

 ??  ?? Numero 17 del mondo Fabio Fognini è nato a Sanremo il 24 maggio 1987: è n. 17 del mondo dopo essere stato 9 a luglio 2019. A destra, con la moglie Flavia Pennetta
Numero 17 del mondo Fabio Fognini è nato a Sanremo il 24 maggio 1987: è n. 17 del mondo dopo essere stato 9 a luglio 2019. A destra, con la moglie Flavia Pennetta
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy